A "1 Football Club", su 1 Station Radio, è intervenuto Gyorgy Garics, ex calciatore di Napoli, Atalanta e Bologna.
Il vero top player del Bologna è Sartori?
"Confermo pienamente. Non lo definirei un top player, ma piuttosto l’artefice di questo percorso. Basta guardare la storia di Sartori: dal miracolo del Chievo, a ciò che ha costruito a Bergamo, fino a oggi a Bologna. Sono anni che ha accettato una sfida, portando idee nuove in una piazza abituata a tutt’altro. Ho detto qualche giorno fa che questo cambiamento di mentalità parte dalla società, da un imprenditore come Saputo che ha visione, risorse, voglia di investire a lungo termine. Da vicino, ho sentito con le mie orecchie certe cose che fanno capire davvero la lungimiranza che ha. L’ho anche conosciuto personalmente, e posso dire che ti trasmette fiducia e basi solide per programmare. Poi è arrivato Sartori, che ha messo le sue competenze a servizio del club. Non dimentichiamoci neanche di Mihajlovic, che purtroppo ha perso la sua battaglia, ma che ha lasciato valori importantissimi. Anche nel suo periodo a Bologna ha trasmesso una mentalità vincente. Infine, l’arrivo di Thiago Motta è stato un ulteriore passo avanti: ha dimostrato a Firenze di avere idee chiare e qui sta portando avanti il percorso iniziato nella scorsa stagione".
Bologna-Napoli che gara sarà? Votata all’attacco o si chiuderanno?
“Dal mio punto di vista sarà una partita molto tattica, quasi difensiva. Non nel senso negativo del termine, ma per spiegarmi meglio: uno non può perdere, e l’altro non vuole perdere. Penso alla sfida dell’Inter col Parma: sulla carta l’Inter ha una gara più accessibile, e questo mette pressione al Napoli, che non può permettersi di perdere terreno. Allo stesso modo, il Bologna non vorrà abbandonare quella posizione di classifica costruita con fatica. Anche se entrambe hanno una vocazione offensiva, credo che questa sarà una gara più classica, all’italiana, decisa da episodi e grande attenzione difensiva".
A proposito di fase difensiva, preferisce il Napoli schierato col 3-5-2 o con il 4-3-3?
"Quando ero con Conte abbiamo provato entrambi i moduli, sia il 3-5-2 che il 4-3-3. Oggi il calcio è cambiato, ma per la fase attuale, con l’organico del Napoli e il modo di lavorare di Conte, probabilmente il 4-3-3 potrebbe essere la soluzione più funzionale".
In quel sistema si mettono in evidenza molto gli esterni d’attacco: Neres e Politano. Quanto ha pesato, secondo lei, l’assenza di Neres, considerando anche che a gennaio è stato ceduto come Kvaratskhelia?
"Quando perdi due giocatori come loro, chiaramente ne risente tutta la squadra. Non solo per la qualità tecnica, ma anche per la fiducia e la mentalità. Neres è devastante in profondità: penso ad alcune giocate, come quella a Firenze, che fanno la differenza. E lo stesso vale per Kvara. Quando ti manca uno, pazienza, ma se ti mancano entrambi, è dura. È vero che ci sono altri giocatori, ma non è la stessa cosa. Sono pilastri tecnici e mentali, anche per gli avversari che li temono. La loro assenza ha sicuramente influenzato i pareggi del Napoli, come contro Udinese, Lazio e Roma".
Quando il Napoli ha ceduto Kvara a gennaio e si è presentato a febbraio con Noa Okafor, molti hanno interpretato questa mossa come una sorta di resa nella corsa scudetto. Lei cosa ne pensa?
"Bisogna fare un passo indietro. Lo scudetto, già a inizio stagione, non era un obiettivo realistico. Poi si sono sommate tante cose. Secondo me la cessione di Kvara è stata più una scelta economica. Non credo che si siano voluti tirare fuori dalla lotta scudetto, sarebbe un’assurdità. Parliamo comunque di un club con un proprietario forte come De Laurentiis, che è un imprenditore e deve anche pensare ai conti. Non conosco i dettagli, ma penso sia stata un’operazione più finanziaria che sportiva. Okafor è un buon giocatore, un innesto valido, anche se ancora deve dimostrare tanto. Non penso che il Napoli volesse dare un messaggio di resa ai tifosi, anzi. Quella è una piazza che vuole sognare sempre, e il club lo sa bene. Però bisogna anche fare i conti con il mercato: ogni volta che il Napoli si avvicina a un nome, il prezzo lievita. E quando sanno che hai appena incassato da una cessione importante, diventa ancora più difficile".
Visto che abbiamo parlato di Okafor, le chiedo: c’è un altro giocatore proveniente dal campionato austriaco che sta impressionando, ovvero Oumar Solet dell’Udinese. Secondo lei potrebbe essere un innesto valido per il Napoli?
"Sì, ha qualità. Però bisogna sempre ricordare che il campionato italiano è diverso. Il Napoli di oggi è una grande squadra, e per arrivarci non basta essere promettenti: bisogna essere già pronti. Magari può essere un investimento per il futuro. Udine è una piazza ideale per fare esperienza. Poi sappiamo che il Napoli non ha paura di puntare sui giovani, crescerli e valorizzarli. Però per un impatto immediato ci vuole qualcosa in più".
Ad oggi, Conte ha dimostrato di valere i dieci milioni di euro a stagione che percepisce dal Napoli?
"Per me, ogni tesserato vale quanto viene pagato. Se uno chiede una cifra e gliela danno, vuol dire che se la merita. Conte ha ottenuto risultati ovunque ed è uno che sa come portare una squadra in alto. Quindi sì, per me quei dieci milioni li vale".
di Napoli Magazine
04/04/2025 - 11:24
A "1 Football Club", su 1 Station Radio, è intervenuto Gyorgy Garics, ex calciatore di Napoli, Atalanta e Bologna.
Il vero top player del Bologna è Sartori?
"Confermo pienamente. Non lo definirei un top player, ma piuttosto l’artefice di questo percorso. Basta guardare la storia di Sartori: dal miracolo del Chievo, a ciò che ha costruito a Bergamo, fino a oggi a Bologna. Sono anni che ha accettato una sfida, portando idee nuove in una piazza abituata a tutt’altro. Ho detto qualche giorno fa che questo cambiamento di mentalità parte dalla società, da un imprenditore come Saputo che ha visione, risorse, voglia di investire a lungo termine. Da vicino, ho sentito con le mie orecchie certe cose che fanno capire davvero la lungimiranza che ha. L’ho anche conosciuto personalmente, e posso dire che ti trasmette fiducia e basi solide per programmare. Poi è arrivato Sartori, che ha messo le sue competenze a servizio del club. Non dimentichiamoci neanche di Mihajlovic, che purtroppo ha perso la sua battaglia, ma che ha lasciato valori importantissimi. Anche nel suo periodo a Bologna ha trasmesso una mentalità vincente. Infine, l’arrivo di Thiago Motta è stato un ulteriore passo avanti: ha dimostrato a Firenze di avere idee chiare e qui sta portando avanti il percorso iniziato nella scorsa stagione".
Bologna-Napoli che gara sarà? Votata all’attacco o si chiuderanno?
“Dal mio punto di vista sarà una partita molto tattica, quasi difensiva. Non nel senso negativo del termine, ma per spiegarmi meglio: uno non può perdere, e l’altro non vuole perdere. Penso alla sfida dell’Inter col Parma: sulla carta l’Inter ha una gara più accessibile, e questo mette pressione al Napoli, che non può permettersi di perdere terreno. Allo stesso modo, il Bologna non vorrà abbandonare quella posizione di classifica costruita con fatica. Anche se entrambe hanno una vocazione offensiva, credo che questa sarà una gara più classica, all’italiana, decisa da episodi e grande attenzione difensiva".
A proposito di fase difensiva, preferisce il Napoli schierato col 3-5-2 o con il 4-3-3?
"Quando ero con Conte abbiamo provato entrambi i moduli, sia il 3-5-2 che il 4-3-3. Oggi il calcio è cambiato, ma per la fase attuale, con l’organico del Napoli e il modo di lavorare di Conte, probabilmente il 4-3-3 potrebbe essere la soluzione più funzionale".
In quel sistema si mettono in evidenza molto gli esterni d’attacco: Neres e Politano. Quanto ha pesato, secondo lei, l’assenza di Neres, considerando anche che a gennaio è stato ceduto come Kvaratskhelia?
"Quando perdi due giocatori come loro, chiaramente ne risente tutta la squadra. Non solo per la qualità tecnica, ma anche per la fiducia e la mentalità. Neres è devastante in profondità: penso ad alcune giocate, come quella a Firenze, che fanno la differenza. E lo stesso vale per Kvara. Quando ti manca uno, pazienza, ma se ti mancano entrambi, è dura. È vero che ci sono altri giocatori, ma non è la stessa cosa. Sono pilastri tecnici e mentali, anche per gli avversari che li temono. La loro assenza ha sicuramente influenzato i pareggi del Napoli, come contro Udinese, Lazio e Roma".
Quando il Napoli ha ceduto Kvara a gennaio e si è presentato a febbraio con Noa Okafor, molti hanno interpretato questa mossa come una sorta di resa nella corsa scudetto. Lei cosa ne pensa?
"Bisogna fare un passo indietro. Lo scudetto, già a inizio stagione, non era un obiettivo realistico. Poi si sono sommate tante cose. Secondo me la cessione di Kvara è stata più una scelta economica. Non credo che si siano voluti tirare fuori dalla lotta scudetto, sarebbe un’assurdità. Parliamo comunque di un club con un proprietario forte come De Laurentiis, che è un imprenditore e deve anche pensare ai conti. Non conosco i dettagli, ma penso sia stata un’operazione più finanziaria che sportiva. Okafor è un buon giocatore, un innesto valido, anche se ancora deve dimostrare tanto. Non penso che il Napoli volesse dare un messaggio di resa ai tifosi, anzi. Quella è una piazza che vuole sognare sempre, e il club lo sa bene. Però bisogna anche fare i conti con il mercato: ogni volta che il Napoli si avvicina a un nome, il prezzo lievita. E quando sanno che hai appena incassato da una cessione importante, diventa ancora più difficile".
Visto che abbiamo parlato di Okafor, le chiedo: c’è un altro giocatore proveniente dal campionato austriaco che sta impressionando, ovvero Oumar Solet dell’Udinese. Secondo lei potrebbe essere un innesto valido per il Napoli?
"Sì, ha qualità. Però bisogna sempre ricordare che il campionato italiano è diverso. Il Napoli di oggi è una grande squadra, e per arrivarci non basta essere promettenti: bisogna essere già pronti. Magari può essere un investimento per il futuro. Udine è una piazza ideale per fare esperienza. Poi sappiamo che il Napoli non ha paura di puntare sui giovani, crescerli e valorizzarli. Però per un impatto immediato ci vuole qualcosa in più".
Ad oggi, Conte ha dimostrato di valere i dieci milioni di euro a stagione che percepisce dal Napoli?
"Per me, ogni tesserato vale quanto viene pagato. Se uno chiede una cifra e gliela danno, vuol dire che se la merita. Conte ha ottenuto risultati ovunque ed è uno che sa come portare una squadra in alto. Quindi sì, per me quei dieci milioni li vale".