Ancora Pogacar, tanto per ribadire che il Tour de France del 2025 ha già un vincitore, a meno di sconvolgimenti allo stato attuale non preventivabili. La cronoscalata con partenza da Loudenvielle e arrivo in quota (1.580 metri) a Peyragudes, 10,9 chilometri tutti in salita con punte di pendenza al 16%, non ha avuto storia, nonostante a rendere ancor più dura la prova ci fosse anche la temperatura di 35 gradi. Pogacar ha dominato, percorrendo la distanza in 23 minuti netti, alla media di 28.431 km/h e infliggendo 36 secondi di distacco al pur ottimo Jonas Vingegaard, che contro un rivale di tale caratura ha dovuto di nuovo alzare bandiera bianca.Ha riscoperto antiche dote di cronoman, che nel 2021 gli permisero di vincere l'oro olimpico a Tokyo, Primoz Roglic, ma non è bastato per contrastare il fenomeno che sembra avere già in pugno la vittoria finale, quella del podio di Parigi. Alla fine il capitano della Red Bull è arrivato a 1'20" dal connazionale e si è dovuto accontentare del terzo posto. Giornata da dimenticare per Remco Evenepoel, dodicesimo a 2'39" da Pogacar ma in fondo all'olimpionico belga è andata bene, visto che durante la sua prova ha vissuto momento davvero difficili e quindi si può dire che sia riuscito a limitare i danni. "Non avevo le gambe che volevo, me ne sono accorto dopo i primi 4 o 5 minuti - ha poi spiegato Evenepol -. Mi sentivo vuoto. Mi ero preparato bene, ma ieri non è andata proprio e oggi è è stato ancora peggio. Non mi sono concentrato su Vingegaard. La mia è stata una prestazione davvero pessima". La straordinaria (tanto per cambiare) prestazione di Pogacar ha rischiato di far finire fuori tempo massimo alcuni velocisti, i vari Arnaud Demare, Tim Merlier, Biniam Girmay e Luka Mezgec, che alla fine si sono salvati grazie alla decisione della giuria, presa un'ora prima del via, di spostare il limite del tempo massimo dal +33% al +40% rispetto a quello del vincitore. E' interessante notare che Pogacar ha corso con una bici da strada a differenza dei suoi principali concorrenti, e così facendo ha dominato tutti i tempi intermedi, 'devastando' ulteriormente il Tour, dieci giorni prima del traguardo finale di Parigi. "Sono felicissimo, questa cronometro era un grosso punto interrogativo per me - le sue parole dopo il successo, il suo n.21 in tappe del Tour, quarto di questa edizione -. Volevo che tutto fosse perfetto e il mio team ha fatto in modo che tutto fosse al top". In questa crono atipica, breve e quasi per intero in salita, 'Pogi' non ha utilizzato neppure l'auricolare, perché "la strategia era semplice - ha spiegato - : andare a tutta dall'inizio all traguardo. Sono quasi 'esploso' alla fine ma vedere il cronometro in cima mi ha dato la motivazione per finire bene". Sabato 19 luglio si corre la 14esima frazione: 182,6 km da Pau a Luchon-Superbagnères, con arrivo in salita (ultimi 12,6 km al 7,5% di pendenza media) dopo aver scalato il mitico Tourmalet (18,9 al 7,4%), il sempre iconico Col d'Aspin (5 km al 7,4%) e il Col de Peyresourde (7,1 all'8,1%) in una giornata sui Pirenei che si annuncia epica. Inutile dire che è lecito attendersi un'altra lezione di ciclismo dal campione del mondo ora in giallo. E anche che Vingegaard tenti il tutto per tutto. In ogni caso, sarà una sfida da non perdere.
di Napoli Magazine
18/07/2025 - 19:04
Ancora Pogacar, tanto per ribadire che il Tour de France del 2025 ha già un vincitore, a meno di sconvolgimenti allo stato attuale non preventivabili. La cronoscalata con partenza da Loudenvielle e arrivo in quota (1.580 metri) a Peyragudes, 10,9 chilometri tutti in salita con punte di pendenza al 16%, non ha avuto storia, nonostante a rendere ancor più dura la prova ci fosse anche la temperatura di 35 gradi. Pogacar ha dominato, percorrendo la distanza in 23 minuti netti, alla media di 28.431 km/h e infliggendo 36 secondi di distacco al pur ottimo Jonas Vingegaard, che contro un rivale di tale caratura ha dovuto di nuovo alzare bandiera bianca.Ha riscoperto antiche dote di cronoman, che nel 2021 gli permisero di vincere l'oro olimpico a Tokyo, Primoz Roglic, ma non è bastato per contrastare il fenomeno che sembra avere già in pugno la vittoria finale, quella del podio di Parigi. Alla fine il capitano della Red Bull è arrivato a 1'20" dal connazionale e si è dovuto accontentare del terzo posto. Giornata da dimenticare per Remco Evenepoel, dodicesimo a 2'39" da Pogacar ma in fondo all'olimpionico belga è andata bene, visto che durante la sua prova ha vissuto momento davvero difficili e quindi si può dire che sia riuscito a limitare i danni. "Non avevo le gambe che volevo, me ne sono accorto dopo i primi 4 o 5 minuti - ha poi spiegato Evenepol -. Mi sentivo vuoto. Mi ero preparato bene, ma ieri non è andata proprio e oggi è è stato ancora peggio. Non mi sono concentrato su Vingegaard. La mia è stata una prestazione davvero pessima". La straordinaria (tanto per cambiare) prestazione di Pogacar ha rischiato di far finire fuori tempo massimo alcuni velocisti, i vari Arnaud Demare, Tim Merlier, Biniam Girmay e Luka Mezgec, che alla fine si sono salvati grazie alla decisione della giuria, presa un'ora prima del via, di spostare il limite del tempo massimo dal +33% al +40% rispetto a quello del vincitore. E' interessante notare che Pogacar ha corso con una bici da strada a differenza dei suoi principali concorrenti, e così facendo ha dominato tutti i tempi intermedi, 'devastando' ulteriormente il Tour, dieci giorni prima del traguardo finale di Parigi. "Sono felicissimo, questa cronometro era un grosso punto interrogativo per me - le sue parole dopo il successo, il suo n.21 in tappe del Tour, quarto di questa edizione -. Volevo che tutto fosse perfetto e il mio team ha fatto in modo che tutto fosse al top". In questa crono atipica, breve e quasi per intero in salita, 'Pogi' non ha utilizzato neppure l'auricolare, perché "la strategia era semplice - ha spiegato - : andare a tutta dall'inizio all traguardo. Sono quasi 'esploso' alla fine ma vedere il cronometro in cima mi ha dato la motivazione per finire bene". Sabato 19 luglio si corre la 14esima frazione: 182,6 km da Pau a Luchon-Superbagnères, con arrivo in salita (ultimi 12,6 km al 7,5% di pendenza media) dopo aver scalato il mitico Tourmalet (18,9 al 7,4%), il sempre iconico Col d'Aspin (5 km al 7,4%) e il Col de Peyresourde (7,1 all'8,1%) in una giornata sui Pirenei che si annuncia epica. Inutile dire che è lecito attendersi un'altra lezione di ciclismo dal campione del mondo ora in giallo. E anche che Vingegaard tenti il tutto per tutto. In ogni caso, sarà una sfida da non perdere.