Calcio
IL COMMENTO - Allan: "Hamsik un campione unico, con il sinistro era una sentenza"
03.07.2025 17:51 di Napoli Magazine

Allan Marques, ex centrocampista del Napoli, ha parlato di Marek Hamsik ai microfoni di CalcioNapoli24:

Era il 2015, primo incontro con Marek. Che cosa ti colpì di Marek?

“Guarda, parlare di Marek è molto facile. È un ragazzo d'oro, davvero. Sia dentro dal campo che fuori. Dal primo momento che l'ho conosciuto ho potuto vedere la sua umiltà, come lui riceveva tutti gli altri giocatori che arrivavano lì. Quindi è un ragazzo spettacolare”.

Com'era giocare accanto a lui? Perché tu, Marek e Jorginho facevate un centrocampo pazzesco che ci ha fatto divertire tantissimo

“Sì, certo. Siamo stati con Giorgio, se non mi sbaglio, per tre anni. Poi ci ha lasciato. Ma questo centrocampo penso che sia stato negli anni più belli della mia carriera. Perché giocare con loro, come giocavamo noi, anche se non abbiamo vinto niente tranne una Coppa Italia, ci ha permesso di entrare nel cuore dei tifosi, sia per le prestazioni che per l’impegno nel difendere la maglia”.

Con Marek, però, dicevamo cinque anni, gare su gare, tanti giorni passati insieme, allenamenti quotidiani. Me lo racconti qualche aneddoto che vi riguarda?

“Guarda, ricordare qualcosa di particolare non è facile, ma con Marek gli allenamenti nelle partite erano sempre speciali. Perché lui, con le sue qualità dentro al campo, è un giocatore che gioca con il destro e con il sinistra. Anche se tu stai tutti i giorni con lui, ti alleni sempre con lui, rimani colpito sempre quando lui fa qualcosa di diverso, perché c'è sempre un pensiero in avanti. Marek è di quei giocatori al quale tu dai la palla e sai che da lì esce qualcosa di diverso. Quindi è una cosa spettacolare, è un ragazzo d'oro, è un giocatore che ha fatto una storia importante con il Napoli”.

Come era Marek nello spogliatoio? Un leader silenzioso, agli occhi di molti però, era molto serioso. Oppure con voi era anche divertente?

“Sapeva sempre quale fosse il momento giusto per alzare un pochino la voce, il momento di parlare da vicino con qualcuno che aveva qualche problema, ma era uno che quando si lasciava andare faceva ridere, si faceva delle risate con noi, giocava, scherzava, quindi era un compagno col quale poter stare bene nei ritiri stivi, nei ritiri pre-gara: era sempre molto sciolto, un ragazzo speciale”.

Te lo ricordi quel tuffo insieme a Marek, a Castelvolturno, quando c'erano i campi tutti allagati?

“Certo, certo che mi ricordo, eravamo in tanti lì, c'era Lorenzo (Insigne, ndr), c'era Kuli (Kulibaly, ndr), c'era Giorgio (Jorginho, ndr), c'era Pipita (Higuain, ndr), un gruppo bello, un gruppo felice, un gruppo che aveva il piacere di stare insieme. Marek era uno di quelli che quando vedeva che stavamo giocando, scherzando, si avvicinava per ridere con noi”.

E la cresta? Lo prendevate in giro un po' per quella cresta?

"Certo che lo prendavamo in giro, ma quella è un suo marchio, non poteva mai togliersela: quello è Marek Hamsik".

Un momento bello e un momento brutto. Il momento brutto si riferisce alla stagione 2017-2018: ci fu il record di punti con Sarri, ci fu il secondo posto, purtroppo quello scudetto si perse. In quel ritiro a Firenze, cosa vi diceva Marek, cosa vi dicevate?

"Guarda, prima della partita, ognuno era in camera sua a guardare la Juve che giocava con l'Inter. Dopo che è finito ci siamo scambiati un po' di messaggi sul gruppo nostro, sapevamo che quella partita sarebbe stata dura per noi e per la distanza non saremmo riusciti più a prenderli. Fu una doccia fredda. Noi volevamo andare in campo la domenica per vincere, ci dispiace per come abbiamo perso, ma Marek ci ha sempre trasmesso tranquillità, fiducia, spronandoci a fare il nostro meglio, sperando che nell'errore degli altri".

E la Coppa Italia vinta invece con Gattuso, cosa hai provato?

"Guarda, è stata la cosa più bella che ho vissuto a Napoli: 5 anni stupendi in azzurro, sia dentro che fuori dal campo, con i miei compagni. Sarebbe stato ingiusto non vincere niente, andare via da Napoli senza alzare al cielo nulla e per fortuna è arrivata la gioia della Coppa Italia, insieme a Marek, insieme a tutti gli altri compagni: vincere quella Coppa è stato bellissimo".

La giocata che più ti entusiasmava di Marek?

"Lui era un destro, ma usava più il sinistro che il destro. Noi in allenamento scherzavamo sempre, ogni volta che portava la palla sul sinistro, dicevo che era gol. Invece, quando andava sul destro avevo qualche dubbio: con il suo sinistro era una cosa incredibile".

C'è una frase che secondo me dimostra il rapporto solido che tu avevi con Marek in campo e anche fuori dal campo. Quando Marek lascia il Napoli, tu sui social scrivi: "Sei sempre stato un esempio di capitano e compagno. Grazie di tutto". Ecco, è la dimostrazione che tra di voi il rapporto era veramente molto solido

"Con Marek anche oggi scherziamo, ci scambiamo qualche messaggio. In cinque anni io e Marek non abbiamo mai avuto qualche problemino anche in allenamento. Perché lui, come ti ho detto, è un bravo ragazzo, è un ragazzo tranquillo. Sai, è una compagnia che tu vuoi sempre vicino a te perché è un ragazzo positivo, cerca sempre di trasmettere fiducia. Quindi giocare con lui cinque anni è stato un piacere. Ho imparato un sacco di cose che ho portato anche nella mia vita".

Voi vi frequentavate anche fuori dal campo? Avevate rapporti quotidiani anche nella vita privata?

"Qualche volta andavamo insieme a cena. Avevamo lo stesso barbiere (Costantino Intemerato, ndr) e ci vedavamo spesso lì e ci facevano due risate. Quindi, come ti ho detto, stare vicino a lui era sempre molto piacevole".

Ti aspettavi che potesse restare a Napoli per così tanto tempo e diventare un po' il simbolo di questa società?

"Penso di sì, per il ragazzo che è, per quanto è serio, per quanto è forte. Non è facile stare più di dieci anni dentro una squadra e essere titolare, diventarno capitano. Avere le sue qualità dentro il campo non è facile. Lui l'ha fatto diventare facile tutto".

Cosa gli mancava, se nell'eventualità gli mancava qualcosa, per imporsi anche a livello internazionale come top assoluto?

"Difficile dirlo. Magari se lui avesse giocato in altre squadre in Italia, avrebbero parlato di più di lui. Non so che cosa gli sia mancato per diventare un campione internazionale perché è davvero fortissimo. Capitano di una squadra come il Napoli: ha vinto dei trofei, ha fatto tantissimi gol, tantissimi assist. Magari per gli altri no, ma per me era un campione internazionale, ha fatto una carriera invidiata da tante altre persone".

Le notti di Champions. Ho letto una tua intervista alla UEFA di quei tempi. Dicesti che a Marek non veniva dato il giusto tributo. Tu lo hai sempre ritenuto un campione assoluto. Perché secondo te agli occhi di molti non era così?

"Magari perché era un ragazzo troppo semplice, non si metteva mai nelle diatribe, non c'era mai polemica intorno a lui. Era molto rispettoso con tutti. Non lo so, magari alla gente piace quello che fa più confusione, quello che sta sempre in mezzo alle polemiche. Marek è diverso da tutto questo, perché il campo parlava per sé, i numeri suoi sono incredibili. Tanti gol, tanti assist, prestazioni di alto livello, quindi per me meritava qualcosina in più nei giri internazionali".

Palla filtrante di Allan, Marek che puntava alla porta e faceva gol. Quante di queste azioni ne hai nella testa?

"Sono tante, sono tante davvero. Io parlavo con un mio compagno di squadra dove gioco ora, al Botafogo, di queste cose. Guarda, se ti posso dire, gli anni che ho passato a Napoli sono stati davvero divertenti perché ci trovavamo a memoria. Era facile entrare a giocare, sapevamo già che avremmo potuto vincere le partite, perché sai, se ti impegni negli allenamenti, con un gruppo unito, come fratelli, hai una marcia in più. Sono stati anni bellissimi. Poi giocare con un giocatore come lui, con la qualità che ha, diventa anche più facile".

Marek dà l'addio al calcio, appende gli scarpini al chiodo, lo farà il 5 di luglio a Bratislava. Davanti a te c'è Marek, il tuo saluto...

"Marek, ti posso fare solo i complimenti per la tua carriera, per la tua famiglia, per la persona che sei, per tutto quello che hai fatto. Ti auguro il meglio per la vita. Ora non so cosa farai, ma ti auguro sempre il meglio per te e per la tua famiglia. Ti mando un abbraccio forte e grazie di tutto. È stato un piacere essere tuo compagno per tanti anni. Un abbraccio e forza a Napoli sempre".

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03/07/2025 - 17:51

Allan Marques, ex centrocampista del Napoli, ha parlato di Marek Hamsik ai microfoni di CalcioNapoli24:

Era il 2015, primo incontro con Marek. Che cosa ti colpì di Marek?

“Guarda, parlare di Marek è molto facile. È un ragazzo d'oro, davvero. Sia dentro dal campo che fuori. Dal primo momento che l'ho conosciuto ho potuto vedere la sua umiltà, come lui riceveva tutti gli altri giocatori che arrivavano lì. Quindi è un ragazzo spettacolare”.

Com'era giocare accanto a lui? Perché tu, Marek e Jorginho facevate un centrocampo pazzesco che ci ha fatto divertire tantissimo

“Sì, certo. Siamo stati con Giorgio, se non mi sbaglio, per tre anni. Poi ci ha lasciato. Ma questo centrocampo penso che sia stato negli anni più belli della mia carriera. Perché giocare con loro, come giocavamo noi, anche se non abbiamo vinto niente tranne una Coppa Italia, ci ha permesso di entrare nel cuore dei tifosi, sia per le prestazioni che per l’impegno nel difendere la maglia”.

Con Marek, però, dicevamo cinque anni, gare su gare, tanti giorni passati insieme, allenamenti quotidiani. Me lo racconti qualche aneddoto che vi riguarda?

“Guarda, ricordare qualcosa di particolare non è facile, ma con Marek gli allenamenti nelle partite erano sempre speciali. Perché lui, con le sue qualità dentro al campo, è un giocatore che gioca con il destro e con il sinistra. Anche se tu stai tutti i giorni con lui, ti alleni sempre con lui, rimani colpito sempre quando lui fa qualcosa di diverso, perché c'è sempre un pensiero in avanti. Marek è di quei giocatori al quale tu dai la palla e sai che da lì esce qualcosa di diverso. Quindi è una cosa spettacolare, è un ragazzo d'oro, è un giocatore che ha fatto una storia importante con il Napoli”.

Come era Marek nello spogliatoio? Un leader silenzioso, agli occhi di molti però, era molto serioso. Oppure con voi era anche divertente?

“Sapeva sempre quale fosse il momento giusto per alzare un pochino la voce, il momento di parlare da vicino con qualcuno che aveva qualche problema, ma era uno che quando si lasciava andare faceva ridere, si faceva delle risate con noi, giocava, scherzava, quindi era un compagno col quale poter stare bene nei ritiri stivi, nei ritiri pre-gara: era sempre molto sciolto, un ragazzo speciale”.

Te lo ricordi quel tuffo insieme a Marek, a Castelvolturno, quando c'erano i campi tutti allagati?

“Certo, certo che mi ricordo, eravamo in tanti lì, c'era Lorenzo (Insigne, ndr), c'era Kuli (Kulibaly, ndr), c'era Giorgio (Jorginho, ndr), c'era Pipita (Higuain, ndr), un gruppo bello, un gruppo felice, un gruppo che aveva il piacere di stare insieme. Marek era uno di quelli che quando vedeva che stavamo giocando, scherzando, si avvicinava per ridere con noi”.

E la cresta? Lo prendevate in giro un po' per quella cresta?

"Certo che lo prendavamo in giro, ma quella è un suo marchio, non poteva mai togliersela: quello è Marek Hamsik".

Un momento bello e un momento brutto. Il momento brutto si riferisce alla stagione 2017-2018: ci fu il record di punti con Sarri, ci fu il secondo posto, purtroppo quello scudetto si perse. In quel ritiro a Firenze, cosa vi diceva Marek, cosa vi dicevate?

"Guarda, prima della partita, ognuno era in camera sua a guardare la Juve che giocava con l'Inter. Dopo che è finito ci siamo scambiati un po' di messaggi sul gruppo nostro, sapevamo che quella partita sarebbe stata dura per noi e per la distanza non saremmo riusciti più a prenderli. Fu una doccia fredda. Noi volevamo andare in campo la domenica per vincere, ci dispiace per come abbiamo perso, ma Marek ci ha sempre trasmesso tranquillità, fiducia, spronandoci a fare il nostro meglio, sperando che nell'errore degli altri".

E la Coppa Italia vinta invece con Gattuso, cosa hai provato?

"Guarda, è stata la cosa più bella che ho vissuto a Napoli: 5 anni stupendi in azzurro, sia dentro che fuori dal campo, con i miei compagni. Sarebbe stato ingiusto non vincere niente, andare via da Napoli senza alzare al cielo nulla e per fortuna è arrivata la gioia della Coppa Italia, insieme a Marek, insieme a tutti gli altri compagni: vincere quella Coppa è stato bellissimo".

La giocata che più ti entusiasmava di Marek?

"Lui era un destro, ma usava più il sinistro che il destro. Noi in allenamento scherzavamo sempre, ogni volta che portava la palla sul sinistro, dicevo che era gol. Invece, quando andava sul destro avevo qualche dubbio: con il suo sinistro era una cosa incredibile".

C'è una frase che secondo me dimostra il rapporto solido che tu avevi con Marek in campo e anche fuori dal campo. Quando Marek lascia il Napoli, tu sui social scrivi: "Sei sempre stato un esempio di capitano e compagno. Grazie di tutto". Ecco, è la dimostrazione che tra di voi il rapporto era veramente molto solido

"Con Marek anche oggi scherziamo, ci scambiamo qualche messaggio. In cinque anni io e Marek non abbiamo mai avuto qualche problemino anche in allenamento. Perché lui, come ti ho detto, è un bravo ragazzo, è un ragazzo tranquillo. Sai, è una compagnia che tu vuoi sempre vicino a te perché è un ragazzo positivo, cerca sempre di trasmettere fiducia. Quindi giocare con lui cinque anni è stato un piacere. Ho imparato un sacco di cose che ho portato anche nella mia vita".

Voi vi frequentavate anche fuori dal campo? Avevate rapporti quotidiani anche nella vita privata?

"Qualche volta andavamo insieme a cena. Avevamo lo stesso barbiere (Costantino Intemerato, ndr) e ci vedavamo spesso lì e ci facevano due risate. Quindi, come ti ho detto, stare vicino a lui era sempre molto piacevole".

Ti aspettavi che potesse restare a Napoli per così tanto tempo e diventare un po' il simbolo di questa società?

"Penso di sì, per il ragazzo che è, per quanto è serio, per quanto è forte. Non è facile stare più di dieci anni dentro una squadra e essere titolare, diventarno capitano. Avere le sue qualità dentro il campo non è facile. Lui l'ha fatto diventare facile tutto".

Cosa gli mancava, se nell'eventualità gli mancava qualcosa, per imporsi anche a livello internazionale come top assoluto?

"Difficile dirlo. Magari se lui avesse giocato in altre squadre in Italia, avrebbero parlato di più di lui. Non so che cosa gli sia mancato per diventare un campione internazionale perché è davvero fortissimo. Capitano di una squadra come il Napoli: ha vinto dei trofei, ha fatto tantissimi gol, tantissimi assist. Magari per gli altri no, ma per me era un campione internazionale, ha fatto una carriera invidiata da tante altre persone".

Le notti di Champions. Ho letto una tua intervista alla UEFA di quei tempi. Dicesti che a Marek non veniva dato il giusto tributo. Tu lo hai sempre ritenuto un campione assoluto. Perché secondo te agli occhi di molti non era così?

"Magari perché era un ragazzo troppo semplice, non si metteva mai nelle diatribe, non c'era mai polemica intorno a lui. Era molto rispettoso con tutti. Non lo so, magari alla gente piace quello che fa più confusione, quello che sta sempre in mezzo alle polemiche. Marek è diverso da tutto questo, perché il campo parlava per sé, i numeri suoi sono incredibili. Tanti gol, tanti assist, prestazioni di alto livello, quindi per me meritava qualcosina in più nei giri internazionali".

Palla filtrante di Allan, Marek che puntava alla porta e faceva gol. Quante di queste azioni ne hai nella testa?

"Sono tante, sono tante davvero. Io parlavo con un mio compagno di squadra dove gioco ora, al Botafogo, di queste cose. Guarda, se ti posso dire, gli anni che ho passato a Napoli sono stati davvero divertenti perché ci trovavamo a memoria. Era facile entrare a giocare, sapevamo già che avremmo potuto vincere le partite, perché sai, se ti impegni negli allenamenti, con un gruppo unito, come fratelli, hai una marcia in più. Sono stati anni bellissimi. Poi giocare con un giocatore come lui, con la qualità che ha, diventa anche più facile".

Marek dà l'addio al calcio, appende gli scarpini al chiodo, lo farà il 5 di luglio a Bratislava. Davanti a te c'è Marek, il tuo saluto...

"Marek, ti posso fare solo i complimenti per la tua carriera, per la tua famiglia, per la persona che sei, per tutto quello che hai fatto. Ti auguro il meglio per la vita. Ora non so cosa farai, ma ti auguro sempre il meglio per te e per la tua famiglia. Ti mando un abbraccio forte e grazie di tutto. È stato un piacere essere tuo compagno per tanti anni. Un abbraccio e forza a Napoli sempre".