Una puntata speciale di Supernova, il podcast di Alessandro Cattelan che approda a Tortona, la città natale dello stesso conduttore, con due icone assolute del calcio italiano: Francesco Totti e Christian Vieri.
Fin dall’inizio, l’atmosfera è quella di un ritorno in famiglia. Battute, ricordi e aneddoti che scivolano rapidi, proprio come succedeva negli spogliatoi.
Francesco Totti e Christian Vieri ripercorrono, infatti, le loro incredibili carriere e ci dicono tutto quello che ancora non era stato detto: i compagni più pazzi, le delusioni mai superate e cosa succede quando si smette di giocare. Non mancano le riflessioni sul calcio di oggi, affrontando diversi argomenti di maggiore attualità come il Var e il fuorigioco, una critica alla stampa che uccide i campioni emergenti e la recensione senza filtri sugli attaccanti della nostra nazionale.
Tra i “personaggi più folli” incontrati in carriera, Vieri non ha dubbi: Taribo West: “Quando andava da Marco Della Casa che era il massaggiatore dell’Inter, gli bussava alle 3 di notte. Siccome era una belva, il massaggio glielo facevano. Poi a Lippi una volta ha detto: “Dio mi ha detto che devo giocare”. Mi sa che era un sabato, il mister dà la formazione e Taribo non gioca. Gli dice così e Lippi risponde: “Ma a me non ha detto niente”. Ho riso per mezz’ora”.
Si parla anche del ritorno in campo, sfiorato ma mai realizzato: Vieri conferma che l’idea era vera, le sue ginocchia definite “a pezzi” gli hanno impedito di giocare. Il discorso si apre, quindi, verso una riflessione più ampia: la loro generazione calcistica, la qualità diffusa, la difficoltà di trovare una squadra davvero scarsa ai tempi d’oro, mentre adesso il livello sembrerebbe essersi abbassato. Oggi, guardando indietro, rivedono certe giocate e si chiedono: “Come ho fatto?”
Alessandro esordisce con la domanda: “Qual è l’immagine che non riuscite a togliervi dalla testa?” e Vieri ricorda: “Il pallone contro la Corea. Cross di Tommasi, mi butto… la palla mi prende lo stinco e non entra”. Totti, invece, rammenta la paura di non partecipare ai Mondiali del 2006 per l’infortunio. E sul “what if”, Totti scherza: “Se Vieri avesse giocato? Sarebbe rimasto a casa Inzaghi”.
La conversazione tocca anche il tema dell’età e della percezione pubblica degli atleti: “Qui in Italia appena arrivi a 30 o 37 anni per la gente non ti reggi più in piedi”, dice Totti. Vieri gli ricorda ridendo che avrebbe potuto giocare fino a 45 anni.?Ma emerge un discorso serio: l’intelligenza calcistica, il valore dell’esperienza, la lentezza con cui il pubblico smette di considerare “vecchio” un campione.
Totti confessa: “Quel periodo in cui non stavo bene, non fisicamente ma con tutto il contesto, sembrava che io giocassi contro tutto. Ogni volta che giocavo, sembrava che facevo qualcosa in più. Vuoi la preparazione, vuoi la squadra, vuoi la mia forza: ribaltavo sempre il risultato”.
Cattelan li guida a riflettere sulla fama e sulle etichette che li hanno accompagnati, dal “Re di Roma” ai “90 miliardi”. Totti ammette che il peso della notorietà esiste, ma che arriva solo quando si è fatto qualcosa di importante. Non mancano sorprese sui personaggi che li hanno più impressionati: Vieri cita Roger Federer, mentre Totti rimane colpito da Russell Crowe. Si scherza anche su giudizi e pregiudizi tra “forte, scarso, sopravvalutato”, e i due smentiscono definitivamente le voci su tensioni in nazionale, sottolineando il grande rispetto reciproco. Alla domanda sul giocatore più forte di sempre, la risposta arriva immediata: dopo Maradona, Ronaldinho.
Con questa puntata, Supernova riesce a trasformare la memoria sportiva in racconto vivo, e far emergere l’umanità dietro i miti del campo. Un dialogo che unisce ironia, verità e nostalgia, mostrando quanto il calcio non sia solo un gioco, ma un archivio potentissimo di emozioni e identità.
di Napoli Magazine
10/11/2025 - 13:45
Una puntata speciale di Supernova, il podcast di Alessandro Cattelan che approda a Tortona, la città natale dello stesso conduttore, con due icone assolute del calcio italiano: Francesco Totti e Christian Vieri.
Fin dall’inizio, l’atmosfera è quella di un ritorno in famiglia. Battute, ricordi e aneddoti che scivolano rapidi, proprio come succedeva negli spogliatoi.
Francesco Totti e Christian Vieri ripercorrono, infatti, le loro incredibili carriere e ci dicono tutto quello che ancora non era stato detto: i compagni più pazzi, le delusioni mai superate e cosa succede quando si smette di giocare. Non mancano le riflessioni sul calcio di oggi, affrontando diversi argomenti di maggiore attualità come il Var e il fuorigioco, una critica alla stampa che uccide i campioni emergenti e la recensione senza filtri sugli attaccanti della nostra nazionale.
Tra i “personaggi più folli” incontrati in carriera, Vieri non ha dubbi: Taribo West: “Quando andava da Marco Della Casa che era il massaggiatore dell’Inter, gli bussava alle 3 di notte. Siccome era una belva, il massaggio glielo facevano. Poi a Lippi una volta ha detto: “Dio mi ha detto che devo giocare”. Mi sa che era un sabato, il mister dà la formazione e Taribo non gioca. Gli dice così e Lippi risponde: “Ma a me non ha detto niente”. Ho riso per mezz’ora”.
Si parla anche del ritorno in campo, sfiorato ma mai realizzato: Vieri conferma che l’idea era vera, le sue ginocchia definite “a pezzi” gli hanno impedito di giocare. Il discorso si apre, quindi, verso una riflessione più ampia: la loro generazione calcistica, la qualità diffusa, la difficoltà di trovare una squadra davvero scarsa ai tempi d’oro, mentre adesso il livello sembrerebbe essersi abbassato. Oggi, guardando indietro, rivedono certe giocate e si chiedono: “Come ho fatto?”
Alessandro esordisce con la domanda: “Qual è l’immagine che non riuscite a togliervi dalla testa?” e Vieri ricorda: “Il pallone contro la Corea. Cross di Tommasi, mi butto… la palla mi prende lo stinco e non entra”. Totti, invece, rammenta la paura di non partecipare ai Mondiali del 2006 per l’infortunio. E sul “what if”, Totti scherza: “Se Vieri avesse giocato? Sarebbe rimasto a casa Inzaghi”.
La conversazione tocca anche il tema dell’età e della percezione pubblica degli atleti: “Qui in Italia appena arrivi a 30 o 37 anni per la gente non ti reggi più in piedi”, dice Totti. Vieri gli ricorda ridendo che avrebbe potuto giocare fino a 45 anni.?Ma emerge un discorso serio: l’intelligenza calcistica, il valore dell’esperienza, la lentezza con cui il pubblico smette di considerare “vecchio” un campione.
Totti confessa: “Quel periodo in cui non stavo bene, non fisicamente ma con tutto il contesto, sembrava che io giocassi contro tutto. Ogni volta che giocavo, sembrava che facevo qualcosa in più. Vuoi la preparazione, vuoi la squadra, vuoi la mia forza: ribaltavo sempre il risultato”.
Cattelan li guida a riflettere sulla fama e sulle etichette che li hanno accompagnati, dal “Re di Roma” ai “90 miliardi”. Totti ammette che il peso della notorietà esiste, ma che arriva solo quando si è fatto qualcosa di importante. Non mancano sorprese sui personaggi che li hanno più impressionati: Vieri cita Roger Federer, mentre Totti rimane colpito da Russell Crowe. Si scherza anche su giudizi e pregiudizi tra “forte, scarso, sopravvalutato”, e i due smentiscono definitivamente le voci su tensioni in nazionale, sottolineando il grande rispetto reciproco. Alla domanda sul giocatore più forte di sempre, la risposta arriva immediata: dopo Maradona, Ronaldinho.
Con questa puntata, Supernova riesce a trasformare la memoria sportiva in racconto vivo, e far emergere l’umanità dietro i miti del campo. Un dialogo che unisce ironia, verità e nostalgia, mostrando quanto il calcio non sia solo un gioco, ma un archivio potentissimo di emozioni e identità.