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MILAN - Modric: "Boban e Totti i miei idoli, in Serie A c'erano giocatori favolosi"
31.12.2025 20:47 di Napoli Magazine
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Luka Modric, centrocampista del Milan, ha rilasciato un'intervista al Corriere della Sera: "È vero, da piccolo ero milanista, per via dell'eroe della mia infanzia: Zvonimir Boban, capitano della Croazia che sfiorò l'impresa al Mondiale di Francia del 1998. La vita ti sorprende sempre. Succedono cose che non avresti mai creduto possibili. Ero convinto di chiudere la carriera nel Real Madrid, invece… Questo però l'ho sempre pensato: se avessi mai avuto un'altra squadra, sarebbe stata il Milan. Sono qui per vincere. Al Milan si deve giocare sempre per vincere, solo per vincere. Già quest'anno? È possibile. Ma è lunga. Nel calcio devi pensare partita per partita. Se cominci a programmare a distanza di mesi, ti perdi. Mio nonno fu assassinato dai cetnici serbi? Non amo parlare di questo. State riaprendo una ferita terribile. Era il dicembre del 1991, avevo sei anni. Una sera il nonno non tornò a casa. Andarono a cercarlo. Gli avevano sparato in un prato ai margini della strada. Aveva sessantasei anni. Non aveva fatto nulla di male a nessuno. Ricordo il funerale. Papà che mi porta davanti alla bara e mi dice: 'Figlio mio, da' un bacio al nonno'. Ancora oggi mi chiedo: come si fa a uccidere un uomo buono, un uomo giusto? Perché? Perché lo uccisero? Perché era la guerra. Mio padre partì volontario. Noi dovemmo lasciare tutto, da un giorno all'altro. Amici, affetti, cose. Ci rifugiammo prima a Makarska, nel campo profughi dell'orfanotrofio. Poi a Zara. Che fine ha fatto 'la casa alta'? Fu incendiata dopo l'assassinio del nonno. Il terreno attorno è stato sminato, anche se ci sono ancora i cartelli di pericolo. Oggi è di proprietà dello Stato. Tutta in rovina, piena di erbacce. Pensano di farci un museo. Ma non vorrei che fossero altri a decidere. La vorrei comprare. Per il nonno e anche per me. Quel rudere è un pezzo della mia vita. Porto il suo nome con orgoglio. Da piccolo non sono andato all'asilo, piangevo sempre, così mi hanno portato nella sua 'casa alta', ai piedi del monte Velebit, in Dalmazia. Era la casa dei cantonieri: il nonno aveva la manutenzione della strada. Distava una mezz'ora a piedi dalla 'casa bassa' dove abitavano i miei genitori. Il nonno mi ha insegnato a spalare la neve, ad accatastare il fieno, a portare il gregge al pascolo. Sono cresciuto con gli animali, mi divertivo a tirare la coda alle caprette, credo di aver imparato a giocare a calcio lì, fra le pecore e le pietre. Paragone con Pirlo? Mi onora: Pirlo ha sei anni più di me, ha aperto una strada. Ma il mio idolo, Boban a parte, era Francesco Totti. In serie A avevate calciatori favolosi. Li guardavo e mi dicevo: quello è il calcio che voglio giocare".

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MILAN - Modric: "Boban e Totti i miei idoli, in Serie A c'erano giocatori favolosi"

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31/12/2025 - 20:47

Luka Modric, centrocampista del Milan, ha rilasciato un'intervista al Corriere della Sera: "È vero, da piccolo ero milanista, per via dell'eroe della mia infanzia: Zvonimir Boban, capitano della Croazia che sfiorò l'impresa al Mondiale di Francia del 1998. La vita ti sorprende sempre. Succedono cose che non avresti mai creduto possibili. Ero convinto di chiudere la carriera nel Real Madrid, invece… Questo però l'ho sempre pensato: se avessi mai avuto un'altra squadra, sarebbe stata il Milan. Sono qui per vincere. Al Milan si deve giocare sempre per vincere, solo per vincere. Già quest'anno? È possibile. Ma è lunga. Nel calcio devi pensare partita per partita. Se cominci a programmare a distanza di mesi, ti perdi. Mio nonno fu assassinato dai cetnici serbi? Non amo parlare di questo. State riaprendo una ferita terribile. Era il dicembre del 1991, avevo sei anni. Una sera il nonno non tornò a casa. Andarono a cercarlo. Gli avevano sparato in un prato ai margini della strada. Aveva sessantasei anni. Non aveva fatto nulla di male a nessuno. Ricordo il funerale. Papà che mi porta davanti alla bara e mi dice: 'Figlio mio, da' un bacio al nonno'. Ancora oggi mi chiedo: come si fa a uccidere un uomo buono, un uomo giusto? Perché? Perché lo uccisero? Perché era la guerra. Mio padre partì volontario. Noi dovemmo lasciare tutto, da un giorno all'altro. Amici, affetti, cose. Ci rifugiammo prima a Makarska, nel campo profughi dell'orfanotrofio. Poi a Zara. Che fine ha fatto 'la casa alta'? Fu incendiata dopo l'assassinio del nonno. Il terreno attorno è stato sminato, anche se ci sono ancora i cartelli di pericolo. Oggi è di proprietà dello Stato. Tutta in rovina, piena di erbacce. Pensano di farci un museo. Ma non vorrei che fossero altri a decidere. La vorrei comprare. Per il nonno e anche per me. Quel rudere è un pezzo della mia vita. Porto il suo nome con orgoglio. Da piccolo non sono andato all'asilo, piangevo sempre, così mi hanno portato nella sua 'casa alta', ai piedi del monte Velebit, in Dalmazia. Era la casa dei cantonieri: il nonno aveva la manutenzione della strada. Distava una mezz'ora a piedi dalla 'casa bassa' dove abitavano i miei genitori. Il nonno mi ha insegnato a spalare la neve, ad accatastare il fieno, a portare il gregge al pascolo. Sono cresciuto con gli animali, mi divertivo a tirare la coda alle caprette, credo di aver imparato a giocare a calcio lì, fra le pecore e le pietre. Paragone con Pirlo? Mi onora: Pirlo ha sei anni più di me, ha aperto una strada. Ma il mio idolo, Boban a parte, era Francesco Totti. In serie A avevate calciatori favolosi. Li guardavo e mi dicevo: quello è il calcio che voglio giocare".