«Si chiude un anno non facile. Tutti ne abbiamo ben presenti le ragioni e, come sempre, speriamo di incontrare un tempo migliore. La nostra aspettativa è anzitutto rivolta alla pace. Di fronte alle case, alle abitazioni devastate dai bombardamenti nelle città ucraine, di fronte alla distruzione delle centrali di energia per lasciare bambini, anziani, donne, uomini al freddo del gelido inverno di quei territori, di fronte alla devastazione di Gaza, dove neonati al freddo muoiono assiderati, il desiderio di pace è sempre più alto e diviene sempre più incomprensibile e ripugnante il rifiuto di chi la nega perché si sente più forte». «La pace - ha continuato - è un modo di pensare: quello di vivere insieme agli altri, rispettandoli, senza pretendere di imporre loro la propria volontà, i propri interessi, il proprio dominio. Il modo di pensare, la mentalità, iniziano dalla vita quotidiana. Riguardano qualunque ambito: quello internazionale, quello interno ai singoli Stati, a ogni comunità, piccola o grande. Per ogni popolo inizia dalla sua dimensione nazionale». Queste le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella che questa sera 31 dicembre, alle 20.30, su tutti gli schermi televisivi d'Italia, pronuncia il tradizionale discorso di fine anno, dallo Studio alla Vetrata del Quirinale e trasmesso a reti unificate. L'undicesimo messaggio di Mattarella dura 15 minuti e tratta, come anticipato da Monica Guerzoni, alcuni temi centrali dell'attualità, con lo sguardo rivolto all'anno in arrivo più che a quello appena trascorso. Il Presidente ha toccato vari temi, tra questi i conflitti in corso a Gaza e in Ucraina, ponendo l'accento, per quanto riguarda il nostro Paese, sull'importanza della coesione sociale. Nelle bozze del discorso non compare, invece, il referendum sulla giustizia che divide i partiti. Mattarella cita anche il Papa. «Leone XIV - cui rivolgo gli auguri più affettuosi del popolo italiano - nei giorni di Natale, in prossimità della conclusione del Giubileo della Speranza, ha esortato a «respingere l'odio, la violenza, la contrapposizione e praticare il dialogo, la pace, la riconciliazione». Ha richiamato alla necessità di disarmare le parole. Raccogliamo questo invito. Se ogni circostanza diviene pretesto per violenti scontri verbali, per accuse reciproche, di cui non conta il fondamento ma soltanto la forza polemica, non si esprime una mentalità di pace, non se ne costruiscono le basi». Poi, i costituenti: «L'Assemblea costituente, eletta contestualmente al referendum che sancì la scelta repubblicana, fu capace di trovare una sintesi di alto valore mentre la dialettica politica si sviluppava tra convergenze e contrasti, anche molto forti. Di mattina i costituenti discutevano - e si contrapponevano - sulle misure concrete di governo, nel pomeriggio, insieme, componevano i tasselli della nostra Carta costituzionale. La Costituzione italiana, che ha ispirato e guidato il Paese per tutti questi decenni». L'ultimo messaggio di auguri di Mattarella, un anno fa, si era concluso con queste parole: «La speranza siamo noi, il nostro impegno, la nostra libertà, le nostre scelte».
di Napoli Magazine
31/12/2025 - 20:37
«Si chiude un anno non facile. Tutti ne abbiamo ben presenti le ragioni e, come sempre, speriamo di incontrare un tempo migliore. La nostra aspettativa è anzitutto rivolta alla pace. Di fronte alle case, alle abitazioni devastate dai bombardamenti nelle città ucraine, di fronte alla distruzione delle centrali di energia per lasciare bambini, anziani, donne, uomini al freddo del gelido inverno di quei territori, di fronte alla devastazione di Gaza, dove neonati al freddo muoiono assiderati, il desiderio di pace è sempre più alto e diviene sempre più incomprensibile e ripugnante il rifiuto di chi la nega perché si sente più forte». «La pace - ha continuato - è un modo di pensare: quello di vivere insieme agli altri, rispettandoli, senza pretendere di imporre loro la propria volontà, i propri interessi, il proprio dominio. Il modo di pensare, la mentalità, iniziano dalla vita quotidiana. Riguardano qualunque ambito: quello internazionale, quello interno ai singoli Stati, a ogni comunità, piccola o grande. Per ogni popolo inizia dalla sua dimensione nazionale». Queste le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella che questa sera 31 dicembre, alle 20.30, su tutti gli schermi televisivi d'Italia, pronuncia il tradizionale discorso di fine anno, dallo Studio alla Vetrata del Quirinale e trasmesso a reti unificate. L'undicesimo messaggio di Mattarella dura 15 minuti e tratta, come anticipato da Monica Guerzoni, alcuni temi centrali dell'attualità, con lo sguardo rivolto all'anno in arrivo più che a quello appena trascorso. Il Presidente ha toccato vari temi, tra questi i conflitti in corso a Gaza e in Ucraina, ponendo l'accento, per quanto riguarda il nostro Paese, sull'importanza della coesione sociale. Nelle bozze del discorso non compare, invece, il referendum sulla giustizia che divide i partiti. Mattarella cita anche il Papa. «Leone XIV - cui rivolgo gli auguri più affettuosi del popolo italiano - nei giorni di Natale, in prossimità della conclusione del Giubileo della Speranza, ha esortato a «respingere l'odio, la violenza, la contrapposizione e praticare il dialogo, la pace, la riconciliazione». Ha richiamato alla necessità di disarmare le parole. Raccogliamo questo invito. Se ogni circostanza diviene pretesto per violenti scontri verbali, per accuse reciproche, di cui non conta il fondamento ma soltanto la forza polemica, non si esprime una mentalità di pace, non se ne costruiscono le basi». Poi, i costituenti: «L'Assemblea costituente, eletta contestualmente al referendum che sancì la scelta repubblicana, fu capace di trovare una sintesi di alto valore mentre la dialettica politica si sviluppava tra convergenze e contrasti, anche molto forti. Di mattina i costituenti discutevano - e si contrapponevano - sulle misure concrete di governo, nel pomeriggio, insieme, componevano i tasselli della nostra Carta costituzionale. La Costituzione italiana, che ha ispirato e guidato il Paese per tutti questi decenni». L'ultimo messaggio di auguri di Mattarella, un anno fa, si era concluso con queste parole: «La speranza siamo noi, il nostro impegno, la nostra libertà, le nostre scelte».