NAPOLI - Il Napoli ha scritto la storia. Si è laureato Campione d’Italia per la quarta volta nell'azzurra cornice dello stadio Maradona, in una notte piena di emozioni ed indimenticabile per tutti coloro che hanno a cuore le sorti della squadra partenopea. Con i gol di McTominay e di Lukaku contro il Cagliari, gli uomini di Conte hanno blindato il vantaggio maturato passo dopo passo nella lotta scudetto contro l'Inter conquistando uno scudetto che è frutto di sacrificio, duro lavoro, capacità di reagire alle emergenze, di risollevarsi dopo ogni caduta e dopo ogni impedimento. Questo Napoli è stato simbolo di resilienza, un esempio di come nella vita non bisogna mai mollare se si vuole concretizzare sogni anche inimmaginabili all'inizio del proprio percorso. È il momento della festa e della gioia per una intera tifoseria che, compatta, ha sostenuto la squadra nell'intera stagione, spingendola oltre i suoi limiti alla conquista di un traguardo straordinario che consolida il Napoli tra le realtà calcistiche di maggior spessore in Europa e che ha la sua culla in una città in cui la passione per la squadra partenopea è radicata nel profondo, in cui si respira calcio ad ogni angolo di strada e che sprigiona la sua energia travolgente dai vicoli del centro storico alle piazze di periferia, dalla collina di Posillipo al lungomare, unendo i napoletani in un tratto unico e distintivo: tutti figli di Partenope, uniti da una incrollabile fede azzurra. Il quarto scudetto del Napoli è stato conquistato punto su punto con tenacia e perseveranza, è lo scudetto di chi non si arrende, di chi non si limita a sperare, ma si rimbocca le maniche per fare in modo che accada. È uno scudetto che personalmente dedico a tutte le persone sofferenti, a tutti coloro che combattono battaglie per la vita ed in particolare a mia madre che, da fortissima guerriera, affronta giorni difficili e lotta, con noi al suo fianco, senza mollare mai.