Calcio
IL COMMENTO - Baldini: "Pescara è un luogo magico, ma la famiglia viene prima di tutto”
20.06.2025 11:51 di Napoli Magazine Fonte: gianlucadimarzio.com

“Lascio una squadra di eroi. Lascio dei ragazzi che avranno una crescita esponenziale. I limiti di questi giovani calciatori non li conosce nessuno. E ora hanno una consapevolezza in più: solo il lavoro e i sacrifici ti migliorano. Il Pescara ha 6/7 elementi potenzialmente da A”. Un’eredità vincente e una promozione in Serie B: Baldini lascia il Pescara e lo fa in grande stile. Con un finale di stagione che è già storia. Una promessa e un obiettivo diventato realtà: “Portare il Pescara in B lo avevo promesso e l’ho fatto. La mia unica filosofia è non lasciare che il tempo passi invano. Ma fare tutto con il massimo impegno possibile”.

“Tutti pensano unicamente ad apparire. Io voglio essere. E non rinuncio a questa condizione umana indispensabile. Il mio amico Augusto, un professore che ha 88 anni e insegnava lettere antiche nei licei, mi dice: ‘Silvio, guarda che le parole oggi hanno un significato solo simbolico. Ma nascondono altro. E a me piace scavare dentro le parole come nelle cose della vita”. Silvio Baldini si racconta – in lunga intervista – al Corriere dello Sport tra famiglia, calcio e un movimento italiano che deve cambiare filosofia.

Dopo aver ricostruito le ambizioni e il futuro del Pescara, Baldini pensa solo alla famiglia. “Io credo che i problemi familiari vadano risolti prima di ogni altra cosa. Per me Pescara è un luogo magico. Ma la mia famiglia allargata viene sempre prima. Mio figlio Mattia fa il corso a Coverciano, e dopo 43 giorni di lavoro consecutivi sul campo ha dovuto rimandare tutto. Non sono capricci. Io potrei allenare anche gratis, l’ho già fatto in passato. Ma se la mia famiglia fa un sacrificio bisogna tenerne conto. E decidere di conseguenza”.

Molti lo definiscono un mago, altri un filosofo. Baldini risponde così: “Sono definizioni che sanno di presa per il c… Poi, dipende anche da dove vengono certi giudizi. Per esempio, dopo le due finali con la Ternana, mi ha chiamato De Zerbi – che conosco dai tempi di Brescia, da ragazzino intelligente e silenzioso – e mi ha detto: ‘Silvio, secondo me tu hai messo il Pescara in campo benissimo, sempre salendo con la difesa. Se una squadra nel 2º tempo supplementare si alza come avete fatto voi, poi vinci e non per caso'”. Poi, un mantra che fa parte del suo modo di essere e di vedere la vita: “Senza lavorare tantissimo i risultati non arrivano“.

Il valore del tempo e la passione per la famiglia. Per Baldini, c’è qualcosa di davvero più importante del calcio: “Io sono sempre stato così e non mi sono mai sentito diverso dagli altri. Restare se stessi è fondamentale. Anche io voglio vincere, ma attraverso il lavoro, con la squadra che abbia quest’unica etica. Tra l’imporsi rubando la partita o farlo attraverso l’ambizione di riuscirci, preferisco la seconda soluzione. Con la Ternana non siamo stati solo fortunati. Proprio no”.

Dicevamo della famiglia, nucleo e casa del pensiero di Baldini: “Le uniche cose che ti cambiano la vita sono la famiglia e l’istruzione. Senza famiglia va tutto in malora. Sei un uomo debole e fragile. La famiglia ti obbliga alle responsabilità e all’amore. Senza tutto ciò, la vita di un uomo non ha nessun significato”.

Metodi? Etichette? Bel gioco o risultati? Baldini fa chiarezza: “Mi stanno sulle scatole certe etichette. Non c’è nessun metodo. I risultati dipendono dall’empatia che tu riesci a creare con le persone con cui lavori. Sebastiani e Foggia sono due persone straordinarie. E mi hanno messo nelle migliori condizioni possibili per fare calcio. Ed è nato un Pescara vincente in cui nessuno credeva”.

Un pensiero astratto – o meglio, filosofico – invade i pensieri dell’allenatore: “Il mio calcio non esiste. Io non mi definisco. Poi tutti parlano di calcio. Io amo discuterne con Italo Cucci, il mio maestro. Da sempre. Lui ricorda tutto”.

Nel mondo del calcio che Baldini definisce “tritacarne” ci sono anche gli amici: “Ho un bel rapporto con Conte e con De Zerbi. Antonio mi manda i video che faccio vedere alla squadra. Mi ha trasmesso dei messaggi anche quando allenavo il Palermo e ha stimolato i miei ragazzi a credere nelle loro possibilità. È la testimonianza che per raggiungere un obiettivo bisogna insistere soprattutto nei momenti più difficili e duri”.

Poi, l’allenatore torna sull’esperienza vissuta a Palermo: “Non venivo ascoltato. Se ti mettono tre massaggiatori e due preparatori atletici senza dirtelo, vuol dire che non conti niente. Meglio andare via. Il Palermo non me lo faranno più guidare, ma per i palermitani resterò sempre un loro allenatore. Come a Pescara sarò il tecnico dei pescaresi. Questo mi gratifica infinitamente”.

Un movimento italiano senza identità e con valori da riscostruire: “Vogliono essere tutti cittadini del mondo. Ma al Polo Nord ci sono gli Eschimesi e nel deserto i Beduini. Bisogna insegnare il senso d’appartenenza e ripartire dalla scuola. I telefonini hanno sostituito gli insegnanti. S’è perso il più grande valore: l’umanità. La tecnologia che l’abbiamo svuotata. Solo slogan. Basta!”.

E su Spalletti: “Non ci siamo sentiti. Quando uno ha una tristezza del genere ha bisogno di stare da solo. In questi momenti la solidarietà non serve. Farò passare l’estate, ma lui sa chi è dalla sua parte. Purtroppo questo calcio è un tritacarne”.

ULTIMISSIME CALCIO
TUTTE LE ULTIMISSIME
NOTIZIE SUCCESSIVE >>>
IL COMMENTO - Baldini: "Pescara è un luogo magico, ma la famiglia viene prima di tutto”

di Napoli Magazine

20/06/2025 - 11:51

“Lascio una squadra di eroi. Lascio dei ragazzi che avranno una crescita esponenziale. I limiti di questi giovani calciatori non li conosce nessuno. E ora hanno una consapevolezza in più: solo il lavoro e i sacrifici ti migliorano. Il Pescara ha 6/7 elementi potenzialmente da A”. Un’eredità vincente e una promozione in Serie B: Baldini lascia il Pescara e lo fa in grande stile. Con un finale di stagione che è già storia. Una promessa e un obiettivo diventato realtà: “Portare il Pescara in B lo avevo promesso e l’ho fatto. La mia unica filosofia è non lasciare che il tempo passi invano. Ma fare tutto con il massimo impegno possibile”.

“Tutti pensano unicamente ad apparire. Io voglio essere. E non rinuncio a questa condizione umana indispensabile. Il mio amico Augusto, un professore che ha 88 anni e insegnava lettere antiche nei licei, mi dice: ‘Silvio, guarda che le parole oggi hanno un significato solo simbolico. Ma nascondono altro. E a me piace scavare dentro le parole come nelle cose della vita”. Silvio Baldini si racconta – in lunga intervista – al Corriere dello Sport tra famiglia, calcio e un movimento italiano che deve cambiare filosofia.

Dopo aver ricostruito le ambizioni e il futuro del Pescara, Baldini pensa solo alla famiglia. “Io credo che i problemi familiari vadano risolti prima di ogni altra cosa. Per me Pescara è un luogo magico. Ma la mia famiglia allargata viene sempre prima. Mio figlio Mattia fa il corso a Coverciano, e dopo 43 giorni di lavoro consecutivi sul campo ha dovuto rimandare tutto. Non sono capricci. Io potrei allenare anche gratis, l’ho già fatto in passato. Ma se la mia famiglia fa un sacrificio bisogna tenerne conto. E decidere di conseguenza”.

Molti lo definiscono un mago, altri un filosofo. Baldini risponde così: “Sono definizioni che sanno di presa per il c… Poi, dipende anche da dove vengono certi giudizi. Per esempio, dopo le due finali con la Ternana, mi ha chiamato De Zerbi – che conosco dai tempi di Brescia, da ragazzino intelligente e silenzioso – e mi ha detto: ‘Silvio, secondo me tu hai messo il Pescara in campo benissimo, sempre salendo con la difesa. Se una squadra nel 2º tempo supplementare si alza come avete fatto voi, poi vinci e non per caso'”. Poi, un mantra che fa parte del suo modo di essere e di vedere la vita: “Senza lavorare tantissimo i risultati non arrivano“.

Il valore del tempo e la passione per la famiglia. Per Baldini, c’è qualcosa di davvero più importante del calcio: “Io sono sempre stato così e non mi sono mai sentito diverso dagli altri. Restare se stessi è fondamentale. Anche io voglio vincere, ma attraverso il lavoro, con la squadra che abbia quest’unica etica. Tra l’imporsi rubando la partita o farlo attraverso l’ambizione di riuscirci, preferisco la seconda soluzione. Con la Ternana non siamo stati solo fortunati. Proprio no”.

Dicevamo della famiglia, nucleo e casa del pensiero di Baldini: “Le uniche cose che ti cambiano la vita sono la famiglia e l’istruzione. Senza famiglia va tutto in malora. Sei un uomo debole e fragile. La famiglia ti obbliga alle responsabilità e all’amore. Senza tutto ciò, la vita di un uomo non ha nessun significato”.

Metodi? Etichette? Bel gioco o risultati? Baldini fa chiarezza: “Mi stanno sulle scatole certe etichette. Non c’è nessun metodo. I risultati dipendono dall’empatia che tu riesci a creare con le persone con cui lavori. Sebastiani e Foggia sono due persone straordinarie. E mi hanno messo nelle migliori condizioni possibili per fare calcio. Ed è nato un Pescara vincente in cui nessuno credeva”.

Un pensiero astratto – o meglio, filosofico – invade i pensieri dell’allenatore: “Il mio calcio non esiste. Io non mi definisco. Poi tutti parlano di calcio. Io amo discuterne con Italo Cucci, il mio maestro. Da sempre. Lui ricorda tutto”.

Nel mondo del calcio che Baldini definisce “tritacarne” ci sono anche gli amici: “Ho un bel rapporto con Conte e con De Zerbi. Antonio mi manda i video che faccio vedere alla squadra. Mi ha trasmesso dei messaggi anche quando allenavo il Palermo e ha stimolato i miei ragazzi a credere nelle loro possibilità. È la testimonianza che per raggiungere un obiettivo bisogna insistere soprattutto nei momenti più difficili e duri”.

Poi, l’allenatore torna sull’esperienza vissuta a Palermo: “Non venivo ascoltato. Se ti mettono tre massaggiatori e due preparatori atletici senza dirtelo, vuol dire che non conti niente. Meglio andare via. Il Palermo non me lo faranno più guidare, ma per i palermitani resterò sempre un loro allenatore. Come a Pescara sarò il tecnico dei pescaresi. Questo mi gratifica infinitamente”.

Un movimento italiano senza identità e con valori da riscostruire: “Vogliono essere tutti cittadini del mondo. Ma al Polo Nord ci sono gli Eschimesi e nel deserto i Beduini. Bisogna insegnare il senso d’appartenenza e ripartire dalla scuola. I telefonini hanno sostituito gli insegnanti. S’è perso il più grande valore: l’umanità. La tecnologia che l’abbiamo svuotata. Solo slogan. Basta!”.

E su Spalletti: “Non ci siamo sentiti. Quando uno ha una tristezza del genere ha bisogno di stare da solo. In questi momenti la solidarietà non serve. Farò passare l’estate, ma lui sa chi è dalla sua parte. Purtroppo questo calcio è un tritacarne”.

Fonte: gianlucadimarzio.com