A "1 Football Club", programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Claudio Anellucci, agente Fifa:
Lei crede che il Paris Saint-Germain abbia davvero sondato il terreno per Osimhen? È una pista percorribile?
"Non ci credo. Faccio un passo indietro: penso che tutti gli allenatori di livello, quelli che guidano i grandi club come il Paris Saint-Germain, abbiano un’idea chiara di come debba giocare la propria squadra. Al di là della sconfitta nella finale del Mondiale per Club, il PSG ha fatto un percorso quasi impeccabile quest’anno, puntando su giocatori giovani, duttili, disposti a cambiare ruolo durante la partita e senza veri punti di riferimento. A me piace molto l’idea di gioco di Luis Enrique, mi è sempre piaciuta, anche quando è stato trattato malissimo alla Roma. Secondo me non gli è stato dato il tempo necessario, così come non è stato dato a Maresca. Gli allenatori hanno bisogno di tempo per trasmettere la propria filosofia. Ecco, non credo che Osimhen sia un profilo adatto per questa visione del gioco. Non si sposa con l’ideologia del gruppo, dell’aiutarsi, del sacrificarsi per il compagno. Io lo definisco un giocatore anarchico: in campo è spesso il primo a lamentarsi se non riceve il pallone, lo abbiamo visto tante volte a Napoli agitare le mani o scuotere la testa quando un compagno sbagliava. Lo trovo un calciatore particolare, e non credo che il PSG sia il suo vestito giusto, né dal punto di vista tattico né comportamentale".
Il Galatasaray sembra non poter fornire le fideiussioni richieste dal Napoli. Osimhen rischia di restare sul groppone?
"Nemo propheta in patria. Ne parlo da due anni, e le mie parole sembrano un disco rotto. Ma purtroppo questo è il film attuale. Se non si apre un dialogo con chi ha voluto trasformare Osimhen in un top player — e non lo è, almeno tecnicamente parlando — allora bisogna fare un passo indietro. Deve sedersi, riflettere e trovare una soluzione diversa, perché a queste cifre non va da nessuna parte. Ci stiamo accorgendo tutti che la cifra richiesta è fuori mercato. Oggi solo due o tre calciatori al mondo possono guadagnare certe somme, escludendo Messi e Cristiano Ronaldo, che sono due vere e proprie aziende. Tutto il resto ha una scadenza, come il latte. Osimhen fa parte di quei giocatori che guadagnano a livelli top senza aver dimostrato realmente di meritarlo. Lo dico con il massimo rispetto, non voglio che le mie parole sembrino accuse. Non ho alcun interesse personale. Cerco solo di essere oggettivo: è una follia il calcio di oggi, fatto di contratti milionari a favore di gente che non li merita. Si parla con leggerezza di 30, 40, 50 milioni… È una deriva pericolosa. Ci vorrebbe uno stop, un punto da cui ripartire. Non è moralismo, perché io stesso faccio parte di questo mondo da trent’anni. Ma qui si sta davvero esagerando, e Osimhen è uno dei simboli di questa esasperazione".
Un’altra situazione simile è quella di Vlahovic alla Juventus. Si parla di una possibile risoluzione contrattuale con indennizzo: le sembra una strada giusta e percorribile?
"Assolutamente sì. Anche in questo caso si parla di numeri. Ma se un giocatore diventa importante, lo è perché fa alzare l’asticella del club ogni volta che scende in campo. È per questo che certi club fanno affari, e certi giocatori diventano miliardari. La Juventus è un club che vuole sempre essere vincente, e quindi cerca i migliori centravanti. Ma non è questo il caso. Vlahovic ha fatto due buone stagioni con la Fiorentina, poi si è fermato. Ha un contratto faraonico, e mi chiedo: cosa ha fatto per meritarlo? Molti giocatori vengono pagati per la prospettiva, per quello che potrebbero diventare. Ma se uno ti fa 30 gol a stagione per tre anni consecutivi in campionato, allora il discorso cambia. Deve essere valutato e pagato di conseguenza. A questo punto, Haaland quanto dovrebbe guadagnare? 100 milioni? E deve essere venduto per 200? Lui è un calciatore che sposta gli equilibri. I numeri parlano per lui, e allora tutto ha un senso. È un tema ricorrente, quello della “prospettiva” pagata come se fosse certezza, ed io non mi ritrovo più in certe valutazioni. Un buon giocatore, ad esempio come Retegui, era in trattativa con l’Atalanta per un rinnovo da circa 4 milioni e mezzo l’anno. Stavano ultimando i documenti, poi è arrivato qualcuno che gliene ha offerti 30 in Arabia. E allora che fai? Vai, cambi vita, porti la famiglia con te. È una scelta. Preferisci il denaro alla carriera, va bene. Ma poi dopo due anni questi giocatori rientrano, grazie a clausole inserite nei contratti. Fanno un anno e mezzo e tornano. È legittimo, certo, ma è un’altra cosa rispetto al calcio vero".
Ieri Fenucci ha dichiarato che il Bologna non ha più necessità di cedere. È una strategia di mercato o è la realtà?
"Il Bologna ha già fatto un’uscita importante, una super cessione al Napoli. È una società virtuosa, che sta crescendo con intelligenza, anno dopo anno. Il presidente è una persona che ha sistemato tutto con calma e programmazione. Ora il club si sta assestando dove merita, e comincia ad essere apprezzato anche dai calciatori. A Bologna si vive bene, c’è una bella realtà, una bella tifoseria, una città vivibile. Credo abbiano già sistemato ciò che dovevano, e non penso che faranno altre uscite".
di Napoli Magazine
15/07/2025 - 11:38
A "1 Football Club", programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Claudio Anellucci, agente Fifa:
Lei crede che il Paris Saint-Germain abbia davvero sondato il terreno per Osimhen? È una pista percorribile?
"Non ci credo. Faccio un passo indietro: penso che tutti gli allenatori di livello, quelli che guidano i grandi club come il Paris Saint-Germain, abbiano un’idea chiara di come debba giocare la propria squadra. Al di là della sconfitta nella finale del Mondiale per Club, il PSG ha fatto un percorso quasi impeccabile quest’anno, puntando su giocatori giovani, duttili, disposti a cambiare ruolo durante la partita e senza veri punti di riferimento. A me piace molto l’idea di gioco di Luis Enrique, mi è sempre piaciuta, anche quando è stato trattato malissimo alla Roma. Secondo me non gli è stato dato il tempo necessario, così come non è stato dato a Maresca. Gli allenatori hanno bisogno di tempo per trasmettere la propria filosofia. Ecco, non credo che Osimhen sia un profilo adatto per questa visione del gioco. Non si sposa con l’ideologia del gruppo, dell’aiutarsi, del sacrificarsi per il compagno. Io lo definisco un giocatore anarchico: in campo è spesso il primo a lamentarsi se non riceve il pallone, lo abbiamo visto tante volte a Napoli agitare le mani o scuotere la testa quando un compagno sbagliava. Lo trovo un calciatore particolare, e non credo che il PSG sia il suo vestito giusto, né dal punto di vista tattico né comportamentale".
Il Galatasaray sembra non poter fornire le fideiussioni richieste dal Napoli. Osimhen rischia di restare sul groppone?
"Nemo propheta in patria. Ne parlo da due anni, e le mie parole sembrano un disco rotto. Ma purtroppo questo è il film attuale. Se non si apre un dialogo con chi ha voluto trasformare Osimhen in un top player — e non lo è, almeno tecnicamente parlando — allora bisogna fare un passo indietro. Deve sedersi, riflettere e trovare una soluzione diversa, perché a queste cifre non va da nessuna parte. Ci stiamo accorgendo tutti che la cifra richiesta è fuori mercato. Oggi solo due o tre calciatori al mondo possono guadagnare certe somme, escludendo Messi e Cristiano Ronaldo, che sono due vere e proprie aziende. Tutto il resto ha una scadenza, come il latte. Osimhen fa parte di quei giocatori che guadagnano a livelli top senza aver dimostrato realmente di meritarlo. Lo dico con il massimo rispetto, non voglio che le mie parole sembrino accuse. Non ho alcun interesse personale. Cerco solo di essere oggettivo: è una follia il calcio di oggi, fatto di contratti milionari a favore di gente che non li merita. Si parla con leggerezza di 30, 40, 50 milioni… È una deriva pericolosa. Ci vorrebbe uno stop, un punto da cui ripartire. Non è moralismo, perché io stesso faccio parte di questo mondo da trent’anni. Ma qui si sta davvero esagerando, e Osimhen è uno dei simboli di questa esasperazione".
Un’altra situazione simile è quella di Vlahovic alla Juventus. Si parla di una possibile risoluzione contrattuale con indennizzo: le sembra una strada giusta e percorribile?
"Assolutamente sì. Anche in questo caso si parla di numeri. Ma se un giocatore diventa importante, lo è perché fa alzare l’asticella del club ogni volta che scende in campo. È per questo che certi club fanno affari, e certi giocatori diventano miliardari. La Juventus è un club che vuole sempre essere vincente, e quindi cerca i migliori centravanti. Ma non è questo il caso. Vlahovic ha fatto due buone stagioni con la Fiorentina, poi si è fermato. Ha un contratto faraonico, e mi chiedo: cosa ha fatto per meritarlo? Molti giocatori vengono pagati per la prospettiva, per quello che potrebbero diventare. Ma se uno ti fa 30 gol a stagione per tre anni consecutivi in campionato, allora il discorso cambia. Deve essere valutato e pagato di conseguenza. A questo punto, Haaland quanto dovrebbe guadagnare? 100 milioni? E deve essere venduto per 200? Lui è un calciatore che sposta gli equilibri. I numeri parlano per lui, e allora tutto ha un senso. È un tema ricorrente, quello della “prospettiva” pagata come se fosse certezza, ed io non mi ritrovo più in certe valutazioni. Un buon giocatore, ad esempio come Retegui, era in trattativa con l’Atalanta per un rinnovo da circa 4 milioni e mezzo l’anno. Stavano ultimando i documenti, poi è arrivato qualcuno che gliene ha offerti 30 in Arabia. E allora che fai? Vai, cambi vita, porti la famiglia con te. È una scelta. Preferisci il denaro alla carriera, va bene. Ma poi dopo due anni questi giocatori rientrano, grazie a clausole inserite nei contratti. Fanno un anno e mezzo e tornano. È legittimo, certo, ma è un’altra cosa rispetto al calcio vero".
Ieri Fenucci ha dichiarato che il Bologna non ha più necessità di cedere. È una strategia di mercato o è la realtà?
"Il Bologna ha già fatto un’uscita importante, una super cessione al Napoli. È una società virtuosa, che sta crescendo con intelligenza, anno dopo anno. Il presidente è una persona che ha sistemato tutto con calma e programmazione. Ora il club si sta assestando dove merita, e comincia ad essere apprezzato anche dai calciatori. A Bologna si vive bene, c’è una bella realtà, una bella tifoseria, una città vivibile. Credo abbiano già sistemato ciò che dovevano, e non penso che faranno altre uscite".