L’arte napoletana torna a parlare forte e chiaro con la mostra “I bronzi della scuola napoletana – Il Realismo sociale”, a cura di Domenico D’Acunzo, ospitata negli spazi del Museo Temporaneo d’Impresa a Pompei, in Piazza Bartolo Longo 28.
L’inaugurazione si terrà venerdì 25 luglio 2025 alle ore 19.
In esposizione circa trenta sculture in bronzo, autentiche gemme della produzione artistica di fine Ottocento e primo Novecento, firmate dai più rappresentativi scultori della scuola napoletana. Una corrente che ha saputo raccontare l’umanità ferita, ma mai vinta, della Napoli popolare: scugnizzi, pescatori, popolane, acquaiuoli, venditori ambulanti, scolpiti con uno sguardo partecipe e commosso.
La mostra rende omaggio all’eredità artistica di Vincenzo Gemito, vero motore della rinascita scultorea partenopea, attorno al quale si formò un’intera generazione di discepoli che ne raccolsero la lezione stilistica e ideale. Proprio tra questi “discepoli geminiani”, il curatore Domenico D’Acunzo ha saputo tracciare un percorso coerente, appassionato e filologicamente fondato.
«Da appassionato ed estimatore d’arte, dopo anni dedicati alla ricerca e raccolta di stampe antiche, oltre cinquanta nella mia collezione, mi sono avvicinato alla scultura, e in particolare a quella napoletana, che sento come parte della mia terra e della mia identità. Da anni frequento antiquari, mercati e gallerie: è lì che ho trovato, selezionato e custodito le opere che oggi compongono questa mostra, racconta Domenico D’Acunzo. Questa mostra nasce dal desiderio di restituire dignità a una corrente artistica spesso trascurata, ma che ha saputo raccontare con straordinaria verità il vissuto, le fatiche e i sogni della Napoli di fine Ottocento. I bronzi parlano di povertà, di lavoro, ma anche di speranza. Sono opere che oggi possono ancora emozionare e, perché no, insegnare molto».
Tra le opere esposte, spiccano capolavori come il Giovane Pescatore di Giovanni De Martino, scultore noto come lo scultore di bambini, celebre per i suoi scugnizzi, pescatori e popolane, e il poetico Pescatorello di Giovanni Varlese, giovane promessa scomparsa prematuramente, ma capace di lasciare un’impronta incisiva nella rappresentazione popolare del tempo.
«La figura del pescatore – racconta D’Acunzo, è un vero e proprio emblema di questa corrente scultorea. Il mio intento, in questa lunga ricerca tra botteghe e gallerie, era proprio quello di ricomporre un piccolo pantheon: e oggi, in mostra, sono presenti Il Pescatore di De Martino, Varlese e D’Orsi, tre modi diversi, e insieme complementari, di raccontare un archetipo napoletano».
E ancora tra gli artisti presenti in mostra: Giuseppe D’Orsi, Giuseppe Merente, Giovanni Varlese, Vincenzo Cinque, Ferdinando De Luca, e altri ancora, compresi alcuni scultori non napoletani d’origine ma affascinati e influenzati dal filone gemitiano del realismo-verismo sociale, a testimonianza della forza diffusiva di questo linguaggio.
L'esposizione riflette anche sul ruolo della resilienza, intesa come capacità di adattamento alla durezza della vita quotidiana. Il popolo napoletano, nelle sue frange più umili, si ritrovava ad approntare le attività più disparate per poter guadagnare quel poco necessario ad andare avanti giorno per giorno e l'acquaiuolo è sicuramente un emblema di questa condizione di esistenza.
“Il realismo sociale di questi scultori non è semplice documento, ma gesto poetico: ci mostra come si può trasformare la sofferenza in bellezza. È un messaggio forte soprattutto per i giovani, che spesso si sentono invisibili. In questi volti c’è la loro stessa fatica, la loro stessa voglia di esserci”.
Un neo della scultura napoletana può essere costituito dalla scarsa presenza di figure femminili, particolarmente rare, ma nella mostra sono presenti diverse opere il cui soggetto è proprio una donna, da Ferdinando De Luca con La Contadinella con fiori ad Antonio Merente nella duplice rappresentazione della madre con l’opera piuttosto rara Marternità e l’Abbraccio alla madre.
Orari della mostra
Venerdì 25 luglio 2025: dalle 19:00 alle 21:00
Sabato 26 luglio 2025: dalle 10:00 alle 12:00 e dalle 19:00 alle 21:00
Domenica 27 luglio 2025: dalle 10:00 alle 12:00 e dalle 19:00 alle 21:00
Ingresso libero
di Napoli Magazine
10/07/2025 - 17:34
L’arte napoletana torna a parlare forte e chiaro con la mostra “I bronzi della scuola napoletana – Il Realismo sociale”, a cura di Domenico D’Acunzo, ospitata negli spazi del Museo Temporaneo d’Impresa a Pompei, in Piazza Bartolo Longo 28.
L’inaugurazione si terrà venerdì 25 luglio 2025 alle ore 19.
In esposizione circa trenta sculture in bronzo, autentiche gemme della produzione artistica di fine Ottocento e primo Novecento, firmate dai più rappresentativi scultori della scuola napoletana. Una corrente che ha saputo raccontare l’umanità ferita, ma mai vinta, della Napoli popolare: scugnizzi, pescatori, popolane, acquaiuoli, venditori ambulanti, scolpiti con uno sguardo partecipe e commosso.
La mostra rende omaggio all’eredità artistica di Vincenzo Gemito, vero motore della rinascita scultorea partenopea, attorno al quale si formò un’intera generazione di discepoli che ne raccolsero la lezione stilistica e ideale. Proprio tra questi “discepoli geminiani”, il curatore Domenico D’Acunzo ha saputo tracciare un percorso coerente, appassionato e filologicamente fondato.
«Da appassionato ed estimatore d’arte, dopo anni dedicati alla ricerca e raccolta di stampe antiche, oltre cinquanta nella mia collezione, mi sono avvicinato alla scultura, e in particolare a quella napoletana, che sento come parte della mia terra e della mia identità. Da anni frequento antiquari, mercati e gallerie: è lì che ho trovato, selezionato e custodito le opere che oggi compongono questa mostra, racconta Domenico D’Acunzo. Questa mostra nasce dal desiderio di restituire dignità a una corrente artistica spesso trascurata, ma che ha saputo raccontare con straordinaria verità il vissuto, le fatiche e i sogni della Napoli di fine Ottocento. I bronzi parlano di povertà, di lavoro, ma anche di speranza. Sono opere che oggi possono ancora emozionare e, perché no, insegnare molto».
Tra le opere esposte, spiccano capolavori come il Giovane Pescatore di Giovanni De Martino, scultore noto come lo scultore di bambini, celebre per i suoi scugnizzi, pescatori e popolane, e il poetico Pescatorello di Giovanni Varlese, giovane promessa scomparsa prematuramente, ma capace di lasciare un’impronta incisiva nella rappresentazione popolare del tempo.
«La figura del pescatore – racconta D’Acunzo, è un vero e proprio emblema di questa corrente scultorea. Il mio intento, in questa lunga ricerca tra botteghe e gallerie, era proprio quello di ricomporre un piccolo pantheon: e oggi, in mostra, sono presenti Il Pescatore di De Martino, Varlese e D’Orsi, tre modi diversi, e insieme complementari, di raccontare un archetipo napoletano».
E ancora tra gli artisti presenti in mostra: Giuseppe D’Orsi, Giuseppe Merente, Giovanni Varlese, Vincenzo Cinque, Ferdinando De Luca, e altri ancora, compresi alcuni scultori non napoletani d’origine ma affascinati e influenzati dal filone gemitiano del realismo-verismo sociale, a testimonianza della forza diffusiva di questo linguaggio.
L'esposizione riflette anche sul ruolo della resilienza, intesa come capacità di adattamento alla durezza della vita quotidiana. Il popolo napoletano, nelle sue frange più umili, si ritrovava ad approntare le attività più disparate per poter guadagnare quel poco necessario ad andare avanti giorno per giorno e l'acquaiuolo è sicuramente un emblema di questa condizione di esistenza.
“Il realismo sociale di questi scultori non è semplice documento, ma gesto poetico: ci mostra come si può trasformare la sofferenza in bellezza. È un messaggio forte soprattutto per i giovani, che spesso si sentono invisibili. In questi volti c’è la loro stessa fatica, la loro stessa voglia di esserci”.
Un neo della scultura napoletana può essere costituito dalla scarsa presenza di figure femminili, particolarmente rare, ma nella mostra sono presenti diverse opere il cui soggetto è proprio una donna, da Ferdinando De Luca con La Contadinella con fiori ad Antonio Merente nella duplice rappresentazione della madre con l’opera piuttosto rara Marternità e l’Abbraccio alla madre.
Orari della mostra
Venerdì 25 luglio 2025: dalle 19:00 alle 21:00
Sabato 26 luglio 2025: dalle 10:00 alle 12:00 e dalle 19:00 alle 21:00
Domenica 27 luglio 2025: dalle 10:00 alle 12:00 e dalle 19:00 alle 21:00
Ingresso libero