A “1 Football Club”, su 1 Station Radio, è intervenuto Claudio Anellucci, agente Fifa.
Ieri il Napoli ha iniziato a parlare direttamente con Riccardo Orsolini. Secondo lei, Orsolini è pronto per il salto in una big? E il Napoli potrebbe essere la squadra giusta per lui?
“Non vorrei che si ripetesse un po’ quella giostra che c’è stata a suo tempo con Berardi: ogni anno tutti lo cercavano, ma poi alla fine restava sempre lì a Sassuolo. E se resta sempre lì, un motivo ci sarà. Forse anche lex Atalanta ha trovato la sua dimensione perfetta in una realtà come Bologna. Non lo so, non lo conosco personalmente, quindi non posso dire se è strutturato per reggere certe pressioni. Le maglie pesano, e anche se oggi quella del Bologna ha un peso diverso rispetto a qualche anno fa, resta comunque una realtà diversa rispetto a Napoli, Inter, Milan o Juventus. Tecnicamente Orsolini non si discute, ha fatto una crescita importante. Ma bisogna vedere se è pronto davvero per indossare una maglia di una grande. Il fatto che sia ancora lì, fa pensare che forse Bologna rappresenti per lui l’ambiente ideale. Poi ci sono giocatori che vogliono giocare sempre, che non amano mettersi in discussione o sentire troppe pressioni. Non basta essere bravi: ci sono tanti giocatori bravi, ma non tutti reggono certi contesti".
Parliamo ora dell’impatto mediatico, e soprattutto commerciale, che comporta l’arrivo di Kevin de Bruyne al Napoli. Non posso che considerarlo, oltre che un fuoriclasse, anche un grande investimento tecnico. È d’accordo?
“Assolutamente sì. Credo che su de Bruyne non si possa che parlare bene: la sua carriera, il modo in cui sta in campo, quello che ha fatto… non serve che lo dica io. Detto questo, ho qualche dubbio sul piano fisico, perché nell’ultimo anno e mezzo ha avuto diversi problemi. Il calcio di Guardiola è molto dispendioso e credo che le sue annate migliori lui le abbia già date al City. Però resta un grande giocatore, che può ancora ritagliarsi un ruolo importante. È un acquisto importante, che segna una crescita. Il Napoli ha vinto lo Scudetto e poi va a prendere De Bruyne: chapeau al presidente, al direttore e a tutto il gruppo di lavoro. Questo vuol dire che è stata invertita la rotta rispetto al post-Scudetto, che non era brillante. Ma dalle difficoltà le persone intelligenti imparano e cambiano. Quindi applausi alla dirigenza".
Tornando ai giocatori incompresi, in termini di talento e continuità, che idea si è fatto di Rafael Leão? Il Milan lo starebbe valutando anche per una cessione, ma solo per cifre superiori ai 100 milioni. Lei lo cederebbe? E a chi?
“Leão è un giocatore che sembra sempre mancare di qualcosa per fare il definitivo salto di qualità. Io preferisco chi magari è tecnicamente meno dotato, ma che mi dà sempre il 110% in ogni partita. Se prendo uno che mi fa cinque partite da fenomeno e nelle altre 95 cammina, non mi serve. Questo è il mio modo di vedere il calcio. Io voglio quello che porta la borraccia e corre 90 minuti: con lui vado in guerra. L’altro, magari ti fa vincere una partita, ma poi per mesi giochi in dieci. Preferisco la costanza alla fiammata".
Un’ultima domanda, che ci arriva da un tifoso interista, Fabio: “È una vergogna che non siamo riusciti a convincere Fabregas. È rimasto al Como. Cosa ne pensa, Anellucci?”
“Bisogna dire una cosa chiara: l’apporto di Fabregas al Como non è solo da allenatore, ma fa parte di un progetto nel quale ha creduto. Lui, Thierry Henry, Dennis Wise e altri ex calciatori hanno investito nel club insieme ai due magnati proprietari. Non parliamo di un semplice allenatore: è un progetto con basi solide e risultati concreti. Ha fatto benissimo a restare, perché c’è un progetto serio. E i fatti lo dimostrano. Ieri, il Como ha chiuso due acquisti da 35 e 30 milioni. Parliamo di oltre 70 milioni spesi per due giocatori. Due anni fa nessuno gli dava nemmeno 22 punti in classifica. Ma quando c’è una programmazione, un progetto vero, allora sì che va riconosciuto il valore di chi lavora. Gente che fa calcio davvero, e lo fa bene. Fabregas mi piace perché è uno semplice, e il calcio è semplice".
Quindi, a suo avviso, oggi c’è più progettualità nel Como che nell’Inter?
“Indubbiamente. Oggi il Como è diventato un brand riconosciuto in tutto il mondo. C’è più progettualità nel Como che nel 90% delle società di Serie A. Quando fai le cose per bene, con chi sa fare calcio, i risultati arrivano. Il calcio va reso semplice, e se lo fai semplice, rendi bravi anche i tuoi giocatori. Più provi a inventare l’acqua calda, più metti in difficoltà tutti. Soprattutto loro, i calciatori".
di Napoli Magazine
12/06/2025 - 11:16
A “1 Football Club”, su 1 Station Radio, è intervenuto Claudio Anellucci, agente Fifa.
Ieri il Napoli ha iniziato a parlare direttamente con Riccardo Orsolini. Secondo lei, Orsolini è pronto per il salto in una big? E il Napoli potrebbe essere la squadra giusta per lui?
“Non vorrei che si ripetesse un po’ quella giostra che c’è stata a suo tempo con Berardi: ogni anno tutti lo cercavano, ma poi alla fine restava sempre lì a Sassuolo. E se resta sempre lì, un motivo ci sarà. Forse anche lex Atalanta ha trovato la sua dimensione perfetta in una realtà come Bologna. Non lo so, non lo conosco personalmente, quindi non posso dire se è strutturato per reggere certe pressioni. Le maglie pesano, e anche se oggi quella del Bologna ha un peso diverso rispetto a qualche anno fa, resta comunque una realtà diversa rispetto a Napoli, Inter, Milan o Juventus. Tecnicamente Orsolini non si discute, ha fatto una crescita importante. Ma bisogna vedere se è pronto davvero per indossare una maglia di una grande. Il fatto che sia ancora lì, fa pensare che forse Bologna rappresenti per lui l’ambiente ideale. Poi ci sono giocatori che vogliono giocare sempre, che non amano mettersi in discussione o sentire troppe pressioni. Non basta essere bravi: ci sono tanti giocatori bravi, ma non tutti reggono certi contesti".
Parliamo ora dell’impatto mediatico, e soprattutto commerciale, che comporta l’arrivo di Kevin de Bruyne al Napoli. Non posso che considerarlo, oltre che un fuoriclasse, anche un grande investimento tecnico. È d’accordo?
“Assolutamente sì. Credo che su de Bruyne non si possa che parlare bene: la sua carriera, il modo in cui sta in campo, quello che ha fatto… non serve che lo dica io. Detto questo, ho qualche dubbio sul piano fisico, perché nell’ultimo anno e mezzo ha avuto diversi problemi. Il calcio di Guardiola è molto dispendioso e credo che le sue annate migliori lui le abbia già date al City. Però resta un grande giocatore, che può ancora ritagliarsi un ruolo importante. È un acquisto importante, che segna una crescita. Il Napoli ha vinto lo Scudetto e poi va a prendere De Bruyne: chapeau al presidente, al direttore e a tutto il gruppo di lavoro. Questo vuol dire che è stata invertita la rotta rispetto al post-Scudetto, che non era brillante. Ma dalle difficoltà le persone intelligenti imparano e cambiano. Quindi applausi alla dirigenza".
Tornando ai giocatori incompresi, in termini di talento e continuità, che idea si è fatto di Rafael Leão? Il Milan lo starebbe valutando anche per una cessione, ma solo per cifre superiori ai 100 milioni. Lei lo cederebbe? E a chi?
“Leão è un giocatore che sembra sempre mancare di qualcosa per fare il definitivo salto di qualità. Io preferisco chi magari è tecnicamente meno dotato, ma che mi dà sempre il 110% in ogni partita. Se prendo uno che mi fa cinque partite da fenomeno e nelle altre 95 cammina, non mi serve. Questo è il mio modo di vedere il calcio. Io voglio quello che porta la borraccia e corre 90 minuti: con lui vado in guerra. L’altro, magari ti fa vincere una partita, ma poi per mesi giochi in dieci. Preferisco la costanza alla fiammata".
Un’ultima domanda, che ci arriva da un tifoso interista, Fabio: “È una vergogna che non siamo riusciti a convincere Fabregas. È rimasto al Como. Cosa ne pensa, Anellucci?”
“Bisogna dire una cosa chiara: l’apporto di Fabregas al Como non è solo da allenatore, ma fa parte di un progetto nel quale ha creduto. Lui, Thierry Henry, Dennis Wise e altri ex calciatori hanno investito nel club insieme ai due magnati proprietari. Non parliamo di un semplice allenatore: è un progetto con basi solide e risultati concreti. Ha fatto benissimo a restare, perché c’è un progetto serio. E i fatti lo dimostrano. Ieri, il Como ha chiuso due acquisti da 35 e 30 milioni. Parliamo di oltre 70 milioni spesi per due giocatori. Due anni fa nessuno gli dava nemmeno 22 punti in classifica. Ma quando c’è una programmazione, un progetto vero, allora sì che va riconosciuto il valore di chi lavora. Gente che fa calcio davvero, e lo fa bene. Fabregas mi piace perché è uno semplice, e il calcio è semplice".
Quindi, a suo avviso, oggi c’è più progettualità nel Como che nell’Inter?
“Indubbiamente. Oggi il Como è diventato un brand riconosciuto in tutto il mondo. C’è più progettualità nel Como che nel 90% delle società di Serie A. Quando fai le cose per bene, con chi sa fare calcio, i risultati arrivano. Il calcio va reso semplice, e se lo fai semplice, rendi bravi anche i tuoi giocatori. Più provi a inventare l’acqua calda, più metti in difficoltà tutti. Soprattutto loro, i calciatori".