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L'ANALISI - Casale: "L'entusiasmo è un nemico, il Napoli deve pensare soltanto al risultato"
20.05.2025 12:24 di Napoli Magazine

A “1 Football Club”, su 1 Station Radio, è intervenuto Pasquale Casale, allenatore della Juve Stabia primavera nonché ex calciatore di Napoli e Cagliari. 

Mister, che insidie può nascondere la squadra di Davide Nicola al Napoli? 

“Guarda, da una parte ci sono i giocatori del Cagliari, che arrivano a giocarsi una gara al Maradona: per molti di loro è un evento della vita. È come accaduto al Genoa: vengono lì, pieni di entusiasmo, con la voglia di mettersi in mostra, e questo può generare grandi prestazioni. Questo entusiasmo, a mio avviso, è il vero nemico del Napoli. Ma, al di là degli avversari, credo che il Napoli debba pensare a fare una grande partita, senza farsi condizionare dal risultato. Deve giocare per vincere e basta. Se invece entri in campo con la testa piena di pensieri e calcoli, guardando troppo al risultato dell’Inter come accaduto contro il Parma, rischi di fare una prestazione non all’altezza, mentre magari i giovani del Cagliari scendono in campo con leggerezza e danno il massimo. Il calcio oggi è cambiato rispetto ai nostri tempi. Una volta certe partite sembravano già scritte, c’era una sorta di legge non scritta: chi aveva ancora obiettivi giocava al massimo, gli altri un po’ mollavano. Oggi invece anche chi non ha più nulla da perdere può diventare un ostacolo serio".

Un Napoli che, nelle ultime due giornate contro Genoa e Parma, è sembrato essere più nemico di sé stesso che delle avversarie. È d’accordo? 

“Sì, è quello che cercavo di dire. Ogni giocatore del Napoli deve pensare solo a fare la propria prestazione migliore, senza essere condizionato dal risultato. Il risultato è importante, certo, ma se pensi troppo a quello che succede sugli altri campi, se ti fai prendere da pensieri negativi, rischi di fare una brutta figura. Devo dire anche la verità: c’è un problema di condizione. Non siamo nella migliore forma, anche per via di una rosa ristretta. Conte l’ha detto chiaramente. Non è il miglior Napoli, e forse ci aspettavamo che con meno impegni rispetto all’Inter saremmo arrivati più freschi. Invece non è stato così. E se, oltre alle gambe, anche la testa non gira, diventa tutto più difficile".

Parlava appunto di un Napoli non in forma. Ma si riferisce alla condizione fisica o a quella mentale? 

“La forma è l’insieme delle capacità, sia fisiche sia psicologiche. È un equilibrio tra condizione fisica, mentale e morale. Se manca uno di questi elementi, la forma non è completa. Per fare una grande prestazione, servono entrambi: corpo e testa. Se hai solo una delle due componenti, non sei in forma davvero. Io spero che sia stato un problema di testa, perché quella la puoi sistemare in sette giorni. Basta liberarla da certi pensieri. Se invece è un problema fisico, diventa molto più complicato. Personalmente, temo che sia più una questione fisica, perché ci sono giocatori importantissimi che hanno avuto momenti difficili, ma li hanno superati. E poi Conte su questi aspetti lavora tanto. Se non li vedo brillanti, penso sia più un problema fisico che mentale. Noi possiamo giudicare dai risultati. Ci sono teorie sportive che partono proprio dal risultato per poi cercare le cause. È chiaro che, se vedi un calo, pensi a un problema fisico. Ma la risposta ce l’hanno loro, nello staff. Basta fare dei test per certificare la condizione atletica. E io sono certo che al Napoli li abbiano fatti. Loro sanno a che punto è la squadra. Se hanno sbagliato qualcosa, ormai non si rimedia in una settimana, l’unica è cercare di recuperare qualcuno, fare il massimo per farli arrivare al top alla prossima partita. E sono sicuro che Conte e il suo staff ci stiano lavorando".

In questa stagione del Napoli c’è stato un calciatore che, secondo lei, avrebbe potuto e dovuto dare di più? 

“Io avrei voluto vedere più spesso Simeone in coppia con Lukaku. Conte ha provato tante soluzioni, tanti moduli: tre punte, due punte, 4-2-3-1, 3-5-2, 5-3-2… li ha cambiati tutti, ma mai ha provato quella coppia. Se penso all’Inter di qualche anno fa, Lukaku e Lautaro funzionavano perché si completavano. Simeone mi sembra il più adatto a stare vicino a Lukaku. Poi, certo, ci sono stati tanti infortuni e le scelte erano quasi obbligate. Ma una cosa è certa: quando ti mancano i titolari, hai due possibilità. O cambi modulo per adattarti, oppure mantieni il modulo e adatti i giocatori. A volte abbiamo visto giocatori come Raspadori e McTominay fuori posizione pur di mantenere un equilibrio. Io invece avrei preferito restare sempre fedeli al 4-3-3, anche in emergenza. Lo abbiamo visto contro il Monza e il Torino: quando il Napoli gioca con quel sistema, rende molto di più. McTominay, ad esempio, non digerisce bene i cambi di modulo, li subisce. Ogni volta che si è provato a cambiare sistema, la prestazione è calata. Quindi, con tutti i problemi che ci sono stati, io avrei mantenuto il sistema e adattato gli interpreti".

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L'ANALISI - Casale: "L'entusiasmo è un nemico, il Napoli deve pensare soltanto al risultato"

di Napoli Magazine

20/05/2025 - 12:24

A “1 Football Club”, su 1 Station Radio, è intervenuto Pasquale Casale, allenatore della Juve Stabia primavera nonché ex calciatore di Napoli e Cagliari. 

Mister, che insidie può nascondere la squadra di Davide Nicola al Napoli? 

“Guarda, da una parte ci sono i giocatori del Cagliari, che arrivano a giocarsi una gara al Maradona: per molti di loro è un evento della vita. È come accaduto al Genoa: vengono lì, pieni di entusiasmo, con la voglia di mettersi in mostra, e questo può generare grandi prestazioni. Questo entusiasmo, a mio avviso, è il vero nemico del Napoli. Ma, al di là degli avversari, credo che il Napoli debba pensare a fare una grande partita, senza farsi condizionare dal risultato. Deve giocare per vincere e basta. Se invece entri in campo con la testa piena di pensieri e calcoli, guardando troppo al risultato dell’Inter come accaduto contro il Parma, rischi di fare una prestazione non all’altezza, mentre magari i giovani del Cagliari scendono in campo con leggerezza e danno il massimo. Il calcio oggi è cambiato rispetto ai nostri tempi. Una volta certe partite sembravano già scritte, c’era una sorta di legge non scritta: chi aveva ancora obiettivi giocava al massimo, gli altri un po’ mollavano. Oggi invece anche chi non ha più nulla da perdere può diventare un ostacolo serio".

Un Napoli che, nelle ultime due giornate contro Genoa e Parma, è sembrato essere più nemico di sé stesso che delle avversarie. È d’accordo? 

“Sì, è quello che cercavo di dire. Ogni giocatore del Napoli deve pensare solo a fare la propria prestazione migliore, senza essere condizionato dal risultato. Il risultato è importante, certo, ma se pensi troppo a quello che succede sugli altri campi, se ti fai prendere da pensieri negativi, rischi di fare una brutta figura. Devo dire anche la verità: c’è un problema di condizione. Non siamo nella migliore forma, anche per via di una rosa ristretta. Conte l’ha detto chiaramente. Non è il miglior Napoli, e forse ci aspettavamo che con meno impegni rispetto all’Inter saremmo arrivati più freschi. Invece non è stato così. E se, oltre alle gambe, anche la testa non gira, diventa tutto più difficile".

Parlava appunto di un Napoli non in forma. Ma si riferisce alla condizione fisica o a quella mentale? 

“La forma è l’insieme delle capacità, sia fisiche sia psicologiche. È un equilibrio tra condizione fisica, mentale e morale. Se manca uno di questi elementi, la forma non è completa. Per fare una grande prestazione, servono entrambi: corpo e testa. Se hai solo una delle due componenti, non sei in forma davvero. Io spero che sia stato un problema di testa, perché quella la puoi sistemare in sette giorni. Basta liberarla da certi pensieri. Se invece è un problema fisico, diventa molto più complicato. Personalmente, temo che sia più una questione fisica, perché ci sono giocatori importantissimi che hanno avuto momenti difficili, ma li hanno superati. E poi Conte su questi aspetti lavora tanto. Se non li vedo brillanti, penso sia più un problema fisico che mentale. Noi possiamo giudicare dai risultati. Ci sono teorie sportive che partono proprio dal risultato per poi cercare le cause. È chiaro che, se vedi un calo, pensi a un problema fisico. Ma la risposta ce l’hanno loro, nello staff. Basta fare dei test per certificare la condizione atletica. E io sono certo che al Napoli li abbiano fatti. Loro sanno a che punto è la squadra. Se hanno sbagliato qualcosa, ormai non si rimedia in una settimana, l’unica è cercare di recuperare qualcuno, fare il massimo per farli arrivare al top alla prossima partita. E sono sicuro che Conte e il suo staff ci stiano lavorando".

In questa stagione del Napoli c’è stato un calciatore che, secondo lei, avrebbe potuto e dovuto dare di più? 

“Io avrei voluto vedere più spesso Simeone in coppia con Lukaku. Conte ha provato tante soluzioni, tanti moduli: tre punte, due punte, 4-2-3-1, 3-5-2, 5-3-2… li ha cambiati tutti, ma mai ha provato quella coppia. Se penso all’Inter di qualche anno fa, Lukaku e Lautaro funzionavano perché si completavano. Simeone mi sembra il più adatto a stare vicino a Lukaku. Poi, certo, ci sono stati tanti infortuni e le scelte erano quasi obbligate. Ma una cosa è certa: quando ti mancano i titolari, hai due possibilità. O cambi modulo per adattarti, oppure mantieni il modulo e adatti i giocatori. A volte abbiamo visto giocatori come Raspadori e McTominay fuori posizione pur di mantenere un equilibrio. Io invece avrei preferito restare sempre fedeli al 4-3-3, anche in emergenza. Lo abbiamo visto contro il Monza e il Torino: quando il Napoli gioca con quel sistema, rende molto di più. McTominay, ad esempio, non digerisce bene i cambi di modulo, li subisce. Ogni volta che si è provato a cambiare sistema, la prestazione è calata. Quindi, con tutti i problemi che ci sono stati, io avrei mantenuto il sistema e adattato gli interpreti".