A “1 Football Club”, su 1 Station Radio, è intervenuto Fabio Rossitto, allenatore ed ex centrocampista, tra le tante, di Napoli e Fiorentina.
Da dove nasce il fallimento di Pioli sulla panchina viola?
“Fallimento non lo so, è sempre difficile dirlo, perché c’erano tutti i presupposti perché la squadra iniziasse un ciclo importante con un allenatore che ha sempre fatto molto bene. Sembrava tutto andare nella direzione giusta, poi però, quando non arrivano i risultati, si crea un’energia negativa: i giocatori perdono certezze, nasce una sorta di sfiducia e non riesci più a trovare il filo. Secondo me è inspiegabile fino a un certo punto, perché la squadra è buona, l’allenatore è bravo, però vedete che nel calcio non c’è mai niente di scontato. Alla fine bisogna sempre fare i conti con i risultati, che magari non arrivano e non sai nemmeno da dove cominciare per rimettere a posto le cose. In certe piazze le tensioni sono molto più accentuate, e lì diventa ancora più complicato ritrovare il bandolo della matassa".
Secondo lei la fine la Fiorentina riuscirà a riprendersi?
“Su questo non ho dubbi, sarebbe veramente clamoroso il contrario. Adesso è arrivato un mio grande amico, Paolo Vanoli, che conosco bene: l’ho seguito a Venezia e lì ha fatto un miracolo sportivo, salvando la squadra e poi riportandola in Serie A. So come lavora e sono sicuro che porterà entusiasmo. Probabilmente c’era l’esigenza di cambiare qualcosa, perché tante volte non sai da dove iniziare e l’allenatore è sempre la figura più semplice da sostituire. In questo momento non ci sono molte altre alternative. Io credo che lui porterà idee nuove, freschezza, e qualche soluzione che piacerà ai giocatori. La Fiorentina è una squadra attrezzata, non la vedo in lotta per la salvezza".
Conte le sembra troppo attendista, quasi bloccato nelle sue scelte? Che idea si è fatto: si riprenderà o rischia di restare un po’ stagnante?
“Il Napoli in questo momento forse non esalta, però in classifica è messo molto bene. Perciò, al di là dell’estetica, Conte oggi ha delle certezze importanti nella fase difensiva, e da lì sta ripartendo. Quando la squadra non sta benissimo – e probabilmente adesso non è al top, pur facendo risultati – è normale aggrapparsi a ciò che funziona meglio, cioè la fase difensiva. In attacco sono venute a mancare delle pedine fondamentali dello scacchiere iniziale pensato da Conte. Non dimentichiamo che l’attaccante che oggi non c’è, Lukaku, non ha le stesse caratteristiche degli altri: Højlund è bravissimo ma ama attaccare la profondità, non viene tanto incontro. Nel calcio di Conte, Lukaku è importantissimo. De Bruyne, poi, stava piano piano entrando in condizione: con la sua inventiva, la sua fantasia, è determinante in certe situazioni. Si è fatto male proprio nel momento in cui stava salendo di livello. È chiaro che la rosa è ampia e ti permette di cambiare, ma quando cambi non è più la stessa cosa: devi trovare nuovi equilibri, e non è facile. Conte ha in testa un’idea molto precisa di ciò che vuole, ma i giocatori non sono tutti uguali e chi entra al posto dei titolari non può darti le stesse identiche cose, per quanto sia bravo. Offensivamente, quindi, fai più fatica a ritrovare certi meccanismi, però la certezza deve restare la fase difensiva: magari non esalti la platea, ma porti a casa punti, e questo è fondamentale in campionato, soprattutto in un periodo con tanti infortuni. In Champions è diverso: lì le partite devi anche vincerle, non basta solo essere solidi. Non è facilissimo, però secondo me la chiave è recuperare i giocatori più importanti e riportare il Napoli il più possibile vicino a quello che abbiamo visto l’anno scorso".
Lei ha menzionato De Bruyne: quanto pesa la sua assenza per questo Napoli?
“È un genio. Che non fosse ancora in una forma strepitosa ci sta, perché veniva da un anno complicato al City, però parliamo di un campione che ogni tanto ti regala cose clamorose, bellissime: vede passaggi che gli altri esseri umani non vedono, ha aperture, giocate, un'intelligenza tattica fuori dal comune. Sono quei campioni che ti fanno proprio fare il salto di qualità. Lui stava salendo di condizione e poi, purtroppo, è arrivato questo bruttissimo infortunio. Non tanto per il tempo in cui resterà fuori, ma per gli equilibri che si sono inevitabilmente spostati. Detto questo, la rosa del Napoli è comunque importante, anche se nessuno ha le sue stesse caratteristiche. Devi farci i conti: nel calcio ci sono anche questi imprevisti, e tocca adattarsi".
Visto che le ali stanno producendo davvero poco, che cosa farebbe lei per provare a sviluppare un gioco un po’ più centrale?
“Posso avere la mia idea, ma Conte vede la squadra tutti i giorni, e nessuno più di lui sa che cosa ha in mano. È chiaro che un piano B serve sempre, e sono convinto che lui ce l’abbia già in testa. Probabilmente ha costruito questa squadra proprio anche in funzione di ciò che lei dice: penso alle mezzali, ai centrocampisti che l’anno scorso hanno fatto la fortuna della squadra con i loro inserimenti centrali, se ben ricordate. C’era una logica: si andava larghi per poi arrivare sul fondo, crossare e sfruttare gli inserimenti di questi giocatori, bravissimi ad attaccare l’area. In questo momento, però, ripeto, secondo me lui era partito con idee molto chiare, ha modellato il Napoli cercando di mettere insieme caratteristiche diverse e, per certi versi, ha anche cambiato un po’ il suo modo di fare calcio. Prima il suo gioco era più codificato; adesso, come tutto il calcio moderno, si è spostato su qualcosa di più europeo, con meno punti di riferimento fissi, meno codifiche rigide, più attenzione agli spazi da attaccare. Il problema è che se ti mancano proprio i giocatori chiave per interpretare quel tipo di calcio, metti in campo altri, che sono bravi ma diversi, e probabilmente perdi qualcosa. Non è facile tenere sempre gli equilibri e allo stesso tempo cercare soluzioni nuove. Io sono sicuro che Conte stia cercando la strada giusta, lavorando in modo maniacale come fa sempre. Alcuni giocatori sono semplicemente fondamentali: De Bruyne, se sta bene, non lo puoi sostituire con nessun altro, perché appartiene a quella categoria che fa la differenza. Però avete ragione a porre il problema: lui ci sta già lavorando per trovare soluzioni alternative, ne sono convinto".
È chiaro che, arrivare alla data del 7 novembre, con quindici defezioni muscolari porta a qualche riflessione. Conte tende a dire che è un po’ colpa di tutto e di tutti, tranne che della gestione della settimana e della preparazione. Non le sembra che provi a scaricare il barile sugli altri, senza assumersi fino in fondo le proprie responsabilità?
“Non so se non se le assuma, non voglio arrivare a questa conclusione. È una riflessione che va fatta con grande attenzione, ma sono convinto che loro tre, quattro riunioni sul tema se le facciano tutti i giorni. All’esterno puoi dire certe cose, anche per gestire la comunicazione, ma dentro lo spogliatoio sai perfettamente dove sta la verità. È vero che sono tanti infortuni, soprattutto muscolari, e qualcosa probabilmente va rivisto. Ci sono stagioni in cui va tutto storto proprio a livello di infortuni di questo tipo; se invece succede qualcosa di traumatico è diverso, non c’entra la preparazione. Ma quando il numero dei problemi muscolari è così alto, una revisione è obbligatoria. Ci sono troppe partite, ritmi altissimi, viaggi continui: è un livello pesantissimo. Conte e il suo staff, che sono di altissimo profilo, sapranno cosa fare, ma è chiaro che certi dati vanno guardati in faccia. Anch’io, quando allenavo, se mi trovavo davanti numeri del genere, la prima cosa che facevo era fermarmi, analizzare e rivedere qualcosa".
di Napoli Magazine
07/11/2025 - 11:38
A “1 Football Club”, su 1 Station Radio, è intervenuto Fabio Rossitto, allenatore ed ex centrocampista, tra le tante, di Napoli e Fiorentina.
Da dove nasce il fallimento di Pioli sulla panchina viola?
“Fallimento non lo so, è sempre difficile dirlo, perché c’erano tutti i presupposti perché la squadra iniziasse un ciclo importante con un allenatore che ha sempre fatto molto bene. Sembrava tutto andare nella direzione giusta, poi però, quando non arrivano i risultati, si crea un’energia negativa: i giocatori perdono certezze, nasce una sorta di sfiducia e non riesci più a trovare il filo. Secondo me è inspiegabile fino a un certo punto, perché la squadra è buona, l’allenatore è bravo, però vedete che nel calcio non c’è mai niente di scontato. Alla fine bisogna sempre fare i conti con i risultati, che magari non arrivano e non sai nemmeno da dove cominciare per rimettere a posto le cose. In certe piazze le tensioni sono molto più accentuate, e lì diventa ancora più complicato ritrovare il bandolo della matassa".
Secondo lei la fine la Fiorentina riuscirà a riprendersi?
“Su questo non ho dubbi, sarebbe veramente clamoroso il contrario. Adesso è arrivato un mio grande amico, Paolo Vanoli, che conosco bene: l’ho seguito a Venezia e lì ha fatto un miracolo sportivo, salvando la squadra e poi riportandola in Serie A. So come lavora e sono sicuro che porterà entusiasmo. Probabilmente c’era l’esigenza di cambiare qualcosa, perché tante volte non sai da dove iniziare e l’allenatore è sempre la figura più semplice da sostituire. In questo momento non ci sono molte altre alternative. Io credo che lui porterà idee nuove, freschezza, e qualche soluzione che piacerà ai giocatori. La Fiorentina è una squadra attrezzata, non la vedo in lotta per la salvezza".
Conte le sembra troppo attendista, quasi bloccato nelle sue scelte? Che idea si è fatto: si riprenderà o rischia di restare un po’ stagnante?
“Il Napoli in questo momento forse non esalta, però in classifica è messo molto bene. Perciò, al di là dell’estetica, Conte oggi ha delle certezze importanti nella fase difensiva, e da lì sta ripartendo. Quando la squadra non sta benissimo – e probabilmente adesso non è al top, pur facendo risultati – è normale aggrapparsi a ciò che funziona meglio, cioè la fase difensiva. In attacco sono venute a mancare delle pedine fondamentali dello scacchiere iniziale pensato da Conte. Non dimentichiamo che l’attaccante che oggi non c’è, Lukaku, non ha le stesse caratteristiche degli altri: Højlund è bravissimo ma ama attaccare la profondità, non viene tanto incontro. Nel calcio di Conte, Lukaku è importantissimo. De Bruyne, poi, stava piano piano entrando in condizione: con la sua inventiva, la sua fantasia, è determinante in certe situazioni. Si è fatto male proprio nel momento in cui stava salendo di livello. È chiaro che la rosa è ampia e ti permette di cambiare, ma quando cambi non è più la stessa cosa: devi trovare nuovi equilibri, e non è facile. Conte ha in testa un’idea molto precisa di ciò che vuole, ma i giocatori non sono tutti uguali e chi entra al posto dei titolari non può darti le stesse identiche cose, per quanto sia bravo. Offensivamente, quindi, fai più fatica a ritrovare certi meccanismi, però la certezza deve restare la fase difensiva: magari non esalti la platea, ma porti a casa punti, e questo è fondamentale in campionato, soprattutto in un periodo con tanti infortuni. In Champions è diverso: lì le partite devi anche vincerle, non basta solo essere solidi. Non è facilissimo, però secondo me la chiave è recuperare i giocatori più importanti e riportare il Napoli il più possibile vicino a quello che abbiamo visto l’anno scorso".
Lei ha menzionato De Bruyne: quanto pesa la sua assenza per questo Napoli?
“È un genio. Che non fosse ancora in una forma strepitosa ci sta, perché veniva da un anno complicato al City, però parliamo di un campione che ogni tanto ti regala cose clamorose, bellissime: vede passaggi che gli altri esseri umani non vedono, ha aperture, giocate, un'intelligenza tattica fuori dal comune. Sono quei campioni che ti fanno proprio fare il salto di qualità. Lui stava salendo di condizione e poi, purtroppo, è arrivato questo bruttissimo infortunio. Non tanto per il tempo in cui resterà fuori, ma per gli equilibri che si sono inevitabilmente spostati. Detto questo, la rosa del Napoli è comunque importante, anche se nessuno ha le sue stesse caratteristiche. Devi farci i conti: nel calcio ci sono anche questi imprevisti, e tocca adattarsi".
Visto che le ali stanno producendo davvero poco, che cosa farebbe lei per provare a sviluppare un gioco un po’ più centrale?
“Posso avere la mia idea, ma Conte vede la squadra tutti i giorni, e nessuno più di lui sa che cosa ha in mano. È chiaro che un piano B serve sempre, e sono convinto che lui ce l’abbia già in testa. Probabilmente ha costruito questa squadra proprio anche in funzione di ciò che lei dice: penso alle mezzali, ai centrocampisti che l’anno scorso hanno fatto la fortuna della squadra con i loro inserimenti centrali, se ben ricordate. C’era una logica: si andava larghi per poi arrivare sul fondo, crossare e sfruttare gli inserimenti di questi giocatori, bravissimi ad attaccare l’area. In questo momento, però, ripeto, secondo me lui era partito con idee molto chiare, ha modellato il Napoli cercando di mettere insieme caratteristiche diverse e, per certi versi, ha anche cambiato un po’ il suo modo di fare calcio. Prima il suo gioco era più codificato; adesso, come tutto il calcio moderno, si è spostato su qualcosa di più europeo, con meno punti di riferimento fissi, meno codifiche rigide, più attenzione agli spazi da attaccare. Il problema è che se ti mancano proprio i giocatori chiave per interpretare quel tipo di calcio, metti in campo altri, che sono bravi ma diversi, e probabilmente perdi qualcosa. Non è facile tenere sempre gli equilibri e allo stesso tempo cercare soluzioni nuove. Io sono sicuro che Conte stia cercando la strada giusta, lavorando in modo maniacale come fa sempre. Alcuni giocatori sono semplicemente fondamentali: De Bruyne, se sta bene, non lo puoi sostituire con nessun altro, perché appartiene a quella categoria che fa la differenza. Però avete ragione a porre il problema: lui ci sta già lavorando per trovare soluzioni alternative, ne sono convinto".
È chiaro che, arrivare alla data del 7 novembre, con quindici defezioni muscolari porta a qualche riflessione. Conte tende a dire che è un po’ colpa di tutto e di tutti, tranne che della gestione della settimana e della preparazione. Non le sembra che provi a scaricare il barile sugli altri, senza assumersi fino in fondo le proprie responsabilità?
“Non so se non se le assuma, non voglio arrivare a questa conclusione. È una riflessione che va fatta con grande attenzione, ma sono convinto che loro tre, quattro riunioni sul tema se le facciano tutti i giorni. All’esterno puoi dire certe cose, anche per gestire la comunicazione, ma dentro lo spogliatoio sai perfettamente dove sta la verità. È vero che sono tanti infortuni, soprattutto muscolari, e qualcosa probabilmente va rivisto. Ci sono stagioni in cui va tutto storto proprio a livello di infortuni di questo tipo; se invece succede qualcosa di traumatico è diverso, non c’entra la preparazione. Ma quando il numero dei problemi muscolari è così alto, una revisione è obbligatoria. Ci sono troppe partite, ritmi altissimi, viaggi continui: è un livello pesantissimo. Conte e il suo staff, che sono di altissimo profilo, sapranno cosa fare, ma è chiaro che certi dati vanno guardati in faccia. Anch’io, quando allenavo, se mi trovavo davanti numeri del genere, la prima cosa che facevo era fermarmi, analizzare e rivedere qualcosa".