NAPOLI - Il Napoli si regala un grande sorriso a Pasqua. A Monza non è stata per nulla una passeggiata, anzi. La vittoria di misura, griffata McTominay, su perfetto assist del subentrato Raspadori, ha confermato le ambizioni scudetto dei partenopei a cinque giornate dal termine del campionato. Non hanno brillato Rafa Marin (seppur diligente, ma spesso autore di assist involontari agli avversari), Spinazzola (che spesso ha agito nello stesso raggio d'azione di Olivera) e Gilmour (l'esperimento doppio play va bene ma non contro qualsiasi squadra). Tant'è che nel momento in cui hanno fatto il loro ingresso sul terreno di gioco Anguissa e Raspadori la musica è cambiata. Per oltre 50 minuti, infatti, il Napoli ha fatto fatica a rompere l'inerzia del gioco, con Turati che (come Meret) è stato impegnato poco fino al "cambio della guardia". L'energia profusa da Jack, infatti, unita a quella di Zambo, ha fatto sì che gli azzurri iniziassero a guadagnare metri e credibilità nella fase offensiva. Quasi del tutto innocuo Lukaku, con un'occasione divorata a tu per tu col portiere avversario. Buona anche la chance capitata sui piedi di Politano, ma dopo quel contropiede sarebbe servito un tocco sotto alla Beppe Signori dei tempi migliori per trovare la via del gol e così non è stato. Mentre Lobotka ha letteralmente ricamato il gioco, con Rrahmani, Di Lorenzo e Olivera abili a fare da scudo, ed a coprire gli "errorini" saltuari del pur volenteroso Rafa Marin, devo dire che Gilmour decentrato non è riuscito a incidere più di tanto. Ma per fortuna che c'è Scott! E' McTominay l'uomo chiave di questo finale di stagione, perchè oltre ad aver giocato su ritmi importanti per tutta la partita è riuscito a trovare un gol con uno stacco di testa portentoso, battendo tutti sul tempo, Turati incluso. McTominay ha donato il sorriso a tutti i napoletani, che si stanno godendo questa corsa verso il traguardo con la consapevolezza che può succedere sempre di tutto. A spegnere un pò l'entusiasmo, già alla vigilia del match, le dichiarazioni di Conte, il quale anche nel post gara non ha utilizzato troppi giri di parole. Sono ormai diverse settimane che tende a sottolineare i pregi e l'organizzazione degli avversari, elogiati spesso per il gran mercato operato a gennaio (dal Como che ci ha provato per Theo Hernandez, al Milan che ha comprato giocatori di grandissimo livello, senza dimenticare l'Inter, che ha due rose e mezzo, e le carezze per la Juventus, la Fiorentina e lo stesso Empoli, che - per sua considerazione - non merita la posizione di classifica che occupa). Tutte verità, ci mancherebbe. Giusto elargire encomi per il lavoro altrui, come pure sottolineare che tra mille difficoltà (tra infortuni e cessione di Kvaratskhelia) il Napoli si trova lassù a competere per sogni di gloria. Con la qualificazione in Champions in tasca, senza trascurare il lavoro fatto finora che nessuno può negare, resta da chiedersi se il pungolo costante verso la proprietà vada letto come uno stimolo per continuare a crescere insieme o per far comprendere, avviandoci verso il capolinea del campionato, che più di tanto non si può ottenere. Alla vigilia di Monza, una risposta chiara in tal senso è arrivata: "In 8 mesi, ho capito che molte cose a Napoli non si possono fare". Questo pensiero del tecnico, unito a quello espresso nel post partita, secondo cui gli infortuni al soleo (da Neres a tutti i precedenti) sono da imputare ai campi di Castel Volturno non in perfette condizioni (eppure sapevo che vengono seguiti da oltre 20 anni con zelo, ma vanno prese per buone le frasi di chi ci lavora tutti i giorni in attesa di ulteriori chiarimenti) inducono a credere che le condizioni richieste dall'allenatore per proseguire il matrimonio, come da contratto, a prescindere da come terminerà la stagione, non siano facilmente assecondabili in due mesi: ADL, intanto, ha promesso che entro il 1° settembre partiranno i lavori per il nuovo centro sportivo, potendo contare anche su un calciomercato estivo da 150-200 milioni di euro, il tutto mentre si sta facendo il possibile (d'accordo con il Comune) per adeguare lo Stadio Maradona in vista degli Europei. La buona volontà c'è. Dubito però che possa bastare, a fronte dei tempi stretti e di queste costanti esternazioni, nel momento in cui Conte si confronterà con De Laurentiis al termine del campionato. E' vero pure che il tifoso del Napoli è esigente, come d'altronde lo è il tifoso di qualsiasi squadra. Ma è anche vero che la maggior parte dei sostenitori azzurri non sono cattivi, anzi hanno una pazienza encomiabile. Basta chiedere a chi per tanti anni ha provato a vincere un tricolore, senza riuscirci per un soffio, da Sarri a Mertens, passando per Koulibaly, Insigne e Ghoulam (che ho avuto il piacere di riabbracciare a "Napoli Magazine" qualche giorno fa). Il napoletano sa accettare il risultato del campo, l'importante è che ci sia sempre il massimo impegno. E questo di sicuro non sta mancando nemmeno in questa stagione. Per cui, anche quando Conte parla di non voler porgere il lato B alle eventuali critiche della piazza per le aspettative che conseguono dal suo nome può stare ben sicuro che in città troverà sempre affetto ed educazione, a prescindere da ciò che può venire fuori da una partita di calcio. Il suo arrivo ha generato un'ondata di affetto smisurato nei suoi confronti, e se le strade dovessero separarsi per diversità di vedute ed ambizioni immediate (con richieste di investimenti da centinaia di milioni) bisognerà farsene una ragione. A Conte va dato atto di aver risollevato il Napoli dopo la parentesi disastrosa dell'anno scorso, ma va ricordato pure che le strutture attuali, seppur tra difficoltà, hanno portato comunque ad una vittoria di uno scudetto dopo 33 anni di attesa appena due stagioni fa. La delusione può durare un pò, ma qui siamo uomini (e donne) d'amore, non (prettamente) uomini (e donne) di libertà. Luciano De Crescenzo docet, concettualmente ci avviciniamo molto agli epicurei, accontentandoci di poco, purchè questo "poco" ci venga dato il più presto possibile. Se il tutto si vive insieme, e senza troppi pessimismi, il percorso lo si vive ancora di più senza paure e con maggiore spensieratezza.
di Napoli Magazine
20/04/2025 - 15:00
NAPOLI - Il Napoli si regala un grande sorriso a Pasqua. A Monza non è stata per nulla una passeggiata, anzi. La vittoria di misura, griffata McTominay, su perfetto assist del subentrato Raspadori, ha confermato le ambizioni scudetto dei partenopei a cinque giornate dal termine del campionato. Non hanno brillato Rafa Marin (seppur diligente, ma spesso autore di assist involontari agli avversari), Spinazzola (che spesso ha agito nello stesso raggio d'azione di Olivera) e Gilmour (l'esperimento doppio play va bene ma non contro qualsiasi squadra). Tant'è che nel momento in cui hanno fatto il loro ingresso sul terreno di gioco Anguissa e Raspadori la musica è cambiata. Per oltre 50 minuti, infatti, il Napoli ha fatto fatica a rompere l'inerzia del gioco, con Turati che (come Meret) è stato impegnato poco fino al "cambio della guardia". L'energia profusa da Jack, infatti, unita a quella di Zambo, ha fatto sì che gli azzurri iniziassero a guadagnare metri e credibilità nella fase offensiva. Quasi del tutto innocuo Lukaku, con un'occasione divorata a tu per tu col portiere avversario. Buona anche la chance capitata sui piedi di Politano, ma dopo quel contropiede sarebbe servito un tocco sotto alla Beppe Signori dei tempi migliori per trovare la via del gol e così non è stato. Mentre Lobotka ha letteralmente ricamato il gioco, con Rrahmani, Di Lorenzo e Olivera abili a fare da scudo, ed a coprire gli "errorini" saltuari del pur volenteroso Rafa Marin, devo dire che Gilmour decentrato non è riuscito a incidere più di tanto. Ma per fortuna che c'è Scott! E' McTominay l'uomo chiave di questo finale di stagione, perchè oltre ad aver giocato su ritmi importanti per tutta la partita è riuscito a trovare un gol con uno stacco di testa portentoso, battendo tutti sul tempo, Turati incluso. McTominay ha donato il sorriso a tutti i napoletani, che si stanno godendo questa corsa verso il traguardo con la consapevolezza che può succedere sempre di tutto. A spegnere un pò l'entusiasmo, già alla vigilia del match, le dichiarazioni di Conte, il quale anche nel post gara non ha utilizzato troppi giri di parole. Sono ormai diverse settimane che tende a sottolineare i pregi e l'organizzazione degli avversari, elogiati spesso per il gran mercato operato a gennaio (dal Como che ci ha provato per Theo Hernandez, al Milan che ha comprato giocatori di grandissimo livello, senza dimenticare l'Inter, che ha due rose e mezzo, e le carezze per la Juventus, la Fiorentina e lo stesso Empoli, che - per sua considerazione - non merita la posizione di classifica che occupa). Tutte verità, ci mancherebbe. Giusto elargire encomi per il lavoro altrui, come pure sottolineare che tra mille difficoltà (tra infortuni e cessione di Kvaratskhelia) il Napoli si trova lassù a competere per sogni di gloria. Con la qualificazione in Champions in tasca, senza trascurare il lavoro fatto finora che nessuno può negare, resta da chiedersi se il pungolo costante verso la proprietà vada letto come uno stimolo per continuare a crescere insieme o per far comprendere, avviandoci verso il capolinea del campionato, che più di tanto non si può ottenere. Alla vigilia di Monza, una risposta chiara in tal senso è arrivata: "In 8 mesi, ho capito che molte cose a Napoli non si possono fare". Questo pensiero del tecnico, unito a quello espresso nel post partita, secondo cui gli infortuni al soleo (da Neres a tutti i precedenti) sono da imputare ai campi di Castel Volturno non in perfette condizioni (eppure sapevo che vengono seguiti da oltre 20 anni con zelo, ma vanno prese per buone le frasi di chi ci lavora tutti i giorni in attesa di ulteriori chiarimenti) inducono a credere che le condizioni richieste dall'allenatore per proseguire il matrimonio, come da contratto, a prescindere da come terminerà la stagione, non siano facilmente assecondabili in due mesi: ADL, intanto, ha promesso che entro il 1° settembre partiranno i lavori per il nuovo centro sportivo, potendo contare anche su un calciomercato estivo da 150-200 milioni di euro, il tutto mentre si sta facendo il possibile (d'accordo con il Comune) per adeguare lo Stadio Maradona in vista degli Europei. La buona volontà c'è. Dubito però che possa bastare, a fronte dei tempi stretti e di queste costanti esternazioni, nel momento in cui Conte si confronterà con De Laurentiis al termine del campionato. E' vero pure che il tifoso del Napoli è esigente, come d'altronde lo è il tifoso di qualsiasi squadra. Ma è anche vero che la maggior parte dei sostenitori azzurri non sono cattivi, anzi hanno una pazienza encomiabile. Basta chiedere a chi per tanti anni ha provato a vincere un tricolore, senza riuscirci per un soffio, da Sarri a Mertens, passando per Koulibaly, Insigne e Ghoulam (che ho avuto il piacere di riabbracciare a "Napoli Magazine" qualche giorno fa). Il napoletano sa accettare il risultato del campo, l'importante è che ci sia sempre il massimo impegno. E questo di sicuro non sta mancando nemmeno in questa stagione. Per cui, anche quando Conte parla di non voler porgere il lato B alle eventuali critiche della piazza per le aspettative che conseguono dal suo nome può stare ben sicuro che in città troverà sempre affetto ed educazione, a prescindere da ciò che può venire fuori da una partita di calcio. Il suo arrivo ha generato un'ondata di affetto smisurato nei suoi confronti, e se le strade dovessero separarsi per diversità di vedute ed ambizioni immediate (con richieste di investimenti da centinaia di milioni) bisognerà farsene una ragione. A Conte va dato atto di aver risollevato il Napoli dopo la parentesi disastrosa dell'anno scorso, ma va ricordato pure che le strutture attuali, seppur tra difficoltà, hanno portato comunque ad una vittoria di uno scudetto dopo 33 anni di attesa appena due stagioni fa. La delusione può durare un pò, ma qui siamo uomini (e donne) d'amore, non (prettamente) uomini (e donne) di libertà. Luciano De Crescenzo docet, concettualmente ci avviciniamo molto agli epicurei, accontentandoci di poco, purchè questo "poco" ci venga dato il più presto possibile. Se il tutto si vive insieme, e senza troppi pessimismi, il percorso lo si vive ancora di più senza paure e con maggiore spensieratezza.