NAPOLI - Torna il classico Drive&Talk, il podcast targato SSC Napoli che ci permette di conoscere meglio i nostri campioni nel tragitto casa/lavoro. In questo episodio powered by Energas, Juan Jesus ci racconta della sua quotidianità, le esperienze sportive che ne hanno segnato la crescita, come le Olimpiadi, spaziando fino alle preoccupazioni di un padre rispetto all'utilizzo che si fa oggi dei social network. Ecco quanto evidenziato da "Napoli Magazine": "Ogni tanto anche i miei figli per scherzo mi chiamano Giovanni e pure il mio migliore amico a Milano mi ha sempre chiamato Giovanni Gesù! La mia routine mattutina? Ce ne sono due: quando ho i bambini con me, ci svegliamo alle 7, li devo preparare, c'è la babysitter che mi dà una mano, facciamo colazione, porto Dudu a scuola, va in seconda elementare, li lascio alle 8:10 e al ritorno prendo Maya e la lascio all'asilo, poi parto per il centro sportivo così arrivo un po' prima, faccio colazione con calma e quando non ho loro mi sveglio con calma, mi preparo e poi parto per fare direttamente colazione. Con i bimbi in macchina mettiamo la musica, parliamo un po', in macchina ci sono le bambole di Maya, c'è il suo maialino, c'è Ariel, i suoi giocattoli, adesso Maya parla anche tanto e quindi è molto divertente. Dudu al mattino a volte non vuol mettere il giubbotto perchè sente caldo, parte un po' col muso poi sceglie la musica in macchina e parte la giornata. C'è sempre musica a casa mia? Sì, la musica svolta sempre la giornata, anche se la giornata è grigia. il caffè la mattina? So che a Napoli prendono tanti caffè, al mattino, quando si arriva a lavoro, a metà lavoro, c'è il caffè di Tommaso... il caffè non è una mia preferenza, se non lo bevo non è che mi cambia la giornata. Mi piace fare colazione seduto, con calma, bevo il mio cappuccino. Troppo caffè a volte per me fa anche male. Ora gli allenamenti finiscono un po' più tardi, ma in genere quando torniamo a volte riesco a prendere Maya che esce un po' più presto. Passo a prendere Dudu. se è martedì o giovedì prendo lui direttamente dalla scuola calcio, lui gioca a calcio, poi stiamo lì un'ora a calcio e poi torniamo a casa, facciamo i compiti, giochiamo un po', ceniamo e poi abbiamo la nostra mezz'oretta di film tutti insieme, cartone animato, lui, io e Maya, ci mettiamo abbracciati, poi quando non stanno con me e abbiamo uno stacco a volte vado anche a Roma per stare un poco con Fabi. Stiamo tra amici, giochiamo a carte, andiamo a cena, quindi ho tante giornate diverse nella settimana. Se Dudu ha scelto lui di giocare a calcio? Quando ha compiuto 3-4 anni ha avuto uno scatto con questa cosa del calcio e oggi sa tutti i calciatori di tutte le squadre, se c'è la possibilità di venire allo stadio c'è sempre, lui è sempre in giro, conosce tutti, fa come se fosse a casa sua, quindi a lui piace propri questa cosa del calcio, e non è perchè è mio figlio, c'è una buona prospettiva, va bene che lui è alto, potente,ma tira bene, ha delle caratteristiche per cui può diventare un ragazzo di buona prospettiva. Ruolo? Oggi fa il difensore. Con Dudu non ho spinto, ha deciso lui. E' tifosissimo del Real Madrid, a lui piace vincere facile! Quando abbiamo giocato l'anno scorso contro il Real Madrid è venuto a Madrid, era emozionato. Penso che se posso dare la possibilità ai miei figli di avere e vivere dei sogni che io da piccolo non ho avuto, faccio il massimo possibile. Come è stato il percorso di formazione da calciatore? Avevo dei piani, giocavo all'America Mineiro, la squadra della mia città, Belo Horizonte e pensavo, sto qua e faccio come fanno tutti che dall'America vanno al Cruzeiro e poi in Olanda e poi magari in Francia e poi ritorno in Brasile, Però, siccome sono molto credente e Dio è stato molto buono con me, rispetto a quello che pensavo è stato molto più grande. Un mio amico mi propose di andare a fare un provino all'Inter di Porto Alegre, e ho accettato, io già giocavo con quelli dell'89/90, più grandi di me e ho pensato che se fosse andata male sarei rientrato alla base. Avevo 14 anni, feci il provino e lo superai, mentre il mio amico no. Mio padre mi disse di restare, l'Inter di Porto Alegre ha un settore giovanile molto importante e quindi decisi di restare e mi è sempre andata bene. Il primo anno sono subito andato in nazionale Under 15, sono stato il primo degli Under 15 ad andare in nazionale lì all'Inter di Porto Alegre. Dopo il secondo anno, ho sempre giocato con quelli più grandi e il loro allenatore mi vide e mi disse che gli serviva uno come me, io facevo il centrocampista davanti alla difesa, ero alto e avevo una buona prospettiva. Sono rimasto con loro, ero due anni avanti e poi quando avevo 18-19 anni, mi stavo allenando accanto alla prima squadra e mi fu chiesto di fare il terzino sinistro perchè mancava un calciatore, c'era Kleber che è stato uno molto importante in Brasile, terzino sinistro, ha giocato in Germania e in nazionale. Si era fatto male, serviva un altro terzino e ho pensato di sfruttare l'occasione perchè chissà quando mi sarebbe ricapitata. Sono andato ed è andata bene e sono rimasto in prima squadra e dopo 3-4 mesi ho iniziato a giocare, poi l'anno dopo ho fatto un bel campionato con la prima squadra, poi abbiamo vinto il Libertadores e poi siccome andavo in nazionale, ho fatto tutto il settore giovanile della nazionale, ero capitano, ho vinto il mondiale Under 20, ho vinto il Sudamericano, le Olimpiadi. Avevo una carriera già importante, quando fai la nazionale nel settore giovanile ti apre una marea di opportunità e già c'era l'interesse del Napoli all'epoca, il Napoli mi voleva ma il presidente non mi volle liberare e mi disse 'semmai vai a gennaio', Napoli già era nella mia storia. Poi a gennaio ci fu l'offerta dell'Inter e sono andato all'Inter, avevo 20 anni, era il 2012, dovevo ancora compiere 21 anni ed è andata bene, all'epoca c'era mister Ranieri. Nei primi sei mesi non ho giocato, ero piccolo, ma per me era stato un onore essere lì con quelli con cui giocavo alla Playstation sei mesi prima: Zanetti, cambiasso, Milito, Cordoba, Chivu... Per me è stata una esperienza importantissima, volevano mandarmi in prestito, ma io volevo imparare con loro che erano i più forti, non avevo fretta e ho detto di voler restare. Quando vedo Ivan Cordoba e Walter Samuel e anche Chivu che oggi è il mister della Primavera dell'Inter, loro tre sono sempre stati quelli che mi hanno dato una mano, sono stati sin dall'inizio importanti per la mia carriera. Ho imparato con gente vera, anche Cambiasso, sempre gentile, ho avuto la fortuna di giocare con gente che oggi è difficile pensare di poterlo fare, a 20 anni per me è stata una esperienza fantastica. Ho fatto la carriera all'Inter, poi sono andato a Roma e lì ho giocato con Totti, Nainggolan, De Rossi che oggi è uno dei miei amici su cui conto tanto, Rudiger, Manolas, Dzeko che per me oggi anche se ha più di 30 anni fa sempre la differenza, è un attaccante incredibile. Abbiamo fatto la semifinale di Champions e poi sono venuto a Napoli. La mia carriera aveva una prospettiva e io sono arrivato ad un'altra ancora meglio, sono sempre stato tranquillo perchè Dio è stato proprio buono con me, ringrazio sempre, non avevo pretese di fare qualcosa, ho sempre lavorato e fatto del mio meglio e le cose accadevano. se ci penso, nel settore giovanile dell'Inter di Porto Alegre ci sono 3-4 che hanno fatto bene, sono io, Pato, Tyson e Luis Adriano, ma loro sono più grandi di me, non c'è nessuno della mia età che ha fatto la stessa carriera. Il trasferimento a 20 anni all'Inter? Sono sempre stato molto professionale, per me è sempre stato lavoro perchè vengo da una famiglia di classe media, normale e quindi ho sempre fatto di tutto per aiutare la mia famiglia: quando ho avuto il mio primo contratto da professionista, la prima cosa che ho fatto è stata comprare una casa a mia madre. Sono cose per ringraziare per tutto quello che hanno fatto per me, anche per mio padre, per i miei fratelli io ci sono sempre. Io a 12 anni andavo da solo agli allenamenti perchè mio padre lavorava, mia madre era casalinga, mio padre mi ha portato due volte al centro sportivo dove mi allenavo e io prendevo autobus, metro e dovevo fare altri minuti a piedi, avevo 11 anni e a quell'età fare comunque un viaggio perchè era lontano, il Brasile è molto grande, più o meno era un'ora/un'ora e dieci di distanza, ovviamente andavamo sempre in comitiva, noi ragazzi ci incontravano nella stazione della metro, però sono diventato responsabile già a 10-11 anni perchè dovevo badare a me stesso. Da lì per me è già iniziato tutto, è come se fosse un lavoro. A volte mio padre doveva scegliere se mandarmi ad allenarmi o altro, non è che guadagnasse bene, lavorava in farmacia, doveva giustamente fare i conti ed un modo per ringraziare è stato anche questo, la prima cosa che ho fatto è stata comprare una casa a loro. Ovviamente alla gente piace parlare, si dice ' guadagna tanto, fa il calciatore, fa la bella vita, per me è lavoro. Nel calcio ci sono stagioni in cui puoi far bene, altre in cui può andare male, però io faccio sempre il 100% perchè per me è una cosa seria, ho la mia famiglia che dipende da me, i miei figli, ho un dovere. Quindi, sono maturato prima, poi a 15 anni mi sono trasferito a Porto Alegre, vivevo in un convitto, quindi per me andare a Milano era semplice, anche se dall'altra parte del mondo, a Milano è facile perdere la testa, giochi nell'Inter, hai 20 anni, c'è troppa distrazione, se tu non hai la testa, abbiamo visto nel calcio quanti ragazzi forti hanno perso la testa perchè se a Milano non sei veramente concentrato, se no nsei lì per lavoro, ti rovini. In primis mi hanno aiutato lì nell'accoglienza, c'era anche Thiago Motta, io ero in albergo, Julio e Thiago Motta sono venuti a mangiare con me e mi hanno detto di fargli sapere di qualsiasi cosa avessi bisogno, Maicon lo stesso. Poi all'epoca è arrivato anche Guarin, era un buon gruppo, ho avuto un'accoglienza importante, poi mi sentii dire da Zanetti, all'epoca aveva già 37-38 anni: 'Ma tu hai veramente 20 anni? Impossibile, corri come un cavallo!', e gli ho risposto che era un po' la mia caratteristica. Loro parlavano un po' portoghese, sono argentini, hanno vissuto sempre con brasiliani e sanno dire alcune cose, è stato importante, Walter Samuel mi ha sempre aiutato, mi ha dato consigli, anche Chivu, diceva di provare a essere un po' più calmo con la palla, ho avuto dei maestri che sono state persone importanti. A 20 anni mi ispiravo tanto a Lucio, che prendeva la palla e dribblava tutti, anche in allenamento, era un animale! E io volevo fare come lui, andavo aggressivo e infatti ho preso 18-19 cartellini gialli, non ricordo se alla prima o alla seconda stagione nell'Inter. Il tempo passa, poi impari tante cose, posso dire di aver avuto dei maestri giusti nel momento giusto. Da dove viene l'estro di divertirsi in campo dei brasiliani? Viene dalla strada, perchè da piccoli giochiamo per strada, ci divertiamo con gli amici, non c'erano altri giochi da fare, c'era il pallone e basta, giochi per strada, sui campi di sabbia, campi belli, brutti, però ti diverti. Per noi il divertimento era giocare a calcio. Quando c'era il tempo libero a scuola... calcio! Il Brasile vive tantissimo di calcio, il Brasile oggi purtroppo come nazionale ha perso questa cosa, perchè sono tanti che giocano in Europa, prima erano pochi che giocavano in Europa però era gente che giocava tranquilla, erano fenomeni e infatti il peso che porta la nazionale in Brasile è importante. Perchè dopo la nazionale del 2006 e del 2010, è difficile perchè tra Julio Cesar, Dida, Cafù, Dani Alves, Juan, Lucio, Roque Junior, Emerson, Gilberto Silva, Roberto Carlos, Kleber, Ze Roberto, Kakà, Ronaldo, Ronaldinho, Adriano, Robinho, Diego, è sempre stata una nazionale importante. A volte mi fa pena Neymar perchè ha la pressione addosso, perchè è uno di quelli che poteva giocare con questi qua. Conosco Neymar da quando avevo 16 anni, è sempre andato in nazionale, è fortissimo, è uno di quelli che giocano con questa cosa, io mi diverto e basta. Come Ronaldinho, era così troppo forte che si divertiva, ha vinto un Pallone d'Oro, non serve vincerne 10 per dire di essere il più forte. Ronaldo il Fenomeno se non si fosse rotto le ginocchia poteva vincere 10 Palloni d'Oro tranquillamente perchè era il più forte di tutti. Io non ho visto Maradona, però Ronaldo il Fenomeno per me è sempre stato il più forte, perchè se ascoltiamo Cannavaro, Maldini, Nesta, tutti questi che sono i difensori più forti della storia e che dicono di aver fatto fatica con Ronaldo, pensi: 'e io che potevo fare? Manco lo vedevo', Ronaldo per noi in Brasile è un idolo assoluto perchè è stato quello più forte. Il calcio oggi è cambiato tanto, non si dice più che la nazionale di calcio del Brasile fa divertire, perchè il calcio è cambiato, anche il nostro, corriamo molto di più, siamo più veloci, più potenti, la qualità tecnica oggi a volte passa in secondo piano. A me questo dispiace, oggi è tutto corsa, potenza e quando esce un calciatore come Kvara che fa la differenza, per cui la gente si chiede da dove sia uscito, perchè fa delle cose che non sono del calcio di oggi. Oggi c'è più equilibrio tra le squadre, come nel campionato di quest'anno, va bene la parte sopra, ma nella parte bassa della classifica sono tutti vicini, le partite sono sempre difficili, bloccate, quindi il calcio è cambiato tanto, i dettagli a volte fanno la differenza, uno sbaglio, una punizione, poi c'è la partita che va storta, oggi il calcio è più equilibrato. Il sogno di ogni sportivo è partecipare alle Olimpiadi? Le ho fatte a Londra nel 2012, è stata un'esperienza bellissima, alla cerimonia non siamo andati perchè giocavamo il giorno dopo, non stavamo nemmeno nel Villaggio olimpico perchè poichè ci dovevamo spostare a Manchester, a Newcastle, stavamo sempre in un albergo diverso. Siamo stati due giorni nel Villaggio Olimpico ed è come se fosse una vacanza, c'è la sicurezza e poi è tutto aperto e vai dove vuoi, magari stai mangiando e passa LeBron James, passano i campioni del nuoto, è come se fosse una vacanza del mondo tutti insieme e quindi la nazionale di calcio ha scelto di non andare. Magari c'è quello del tiro con l'arco che ha perso la prima giornata ma resta là, si può restare finchè finisce l'Olimpiade e magari è già in vacanza, là fanno feste, è un villaggio, è una bella esperienza. Per me è stato bello perchè comunque sono arrivato in finale. Abbiamo perso contro il Messico. E' una bella esperienza, per ogni partita c'è una cerimonia. Abbiamo fatto la finale a Wembley e c'erano 96mila persone, quindi era una cosa bellissima, a ricordarlo mi viene anche la pelle d'oca, l'Olimpiade è stata proprio bella. Medaglia d'argento e non d'oro? L'abbiamo vissuta male perchè eravamo più forti, nella nostra squadra c'era Neto della Fiorentina, Rafael del Manchester United, Thiago Silva, me, Marcelo, a centrocampo c'era Sandro che all'epoca stava al Tottenham. Thiago Silva è troppo forte! C'erano Neymar, Hulk, Lucas, Pato, Ganso, eravamo la nazionale più forte, ma il Messico ha fatto due tiri in porta e abbiamo perso, siamo rimasti delusi perchè l'aspettativa era alta. C'era anche Oscar a centrocampo, abbiamo fatto 20 tiri in porta, c'era Ochoa. Dopo averlo visto a Salerno ho detto: 'ma io non lo voglio proprio vedere!', ha parato tutto! E' sempre una medaglia, rimane lì per la storia, hai perso una finale ma hai vinto comunque una medaglia, quello è importante. se c'è qualcosa del calcio che è cambiato in peggio e non mi piace? Non parlo di pressione esterna, perchè se stai bene di testa, io ho imparato, ho anche un amico mental coach, si chiama Alessandro, che mi ha aiutato anche nel periodo in cui sono arrivato a Napoli, volevo fare delle cose che non avevo mai fatto. Se stai bene di testa, la mente controlla tutto. Non si può alimentare sempre pensieri negativi, perchè dalla mente va nel corpo, nei muscoli e diventa un casino. Oggi ci sono tante critiche, purtroppo ognuno può parlare di calcio oggi e non funziona così, perchè se tu fai il cuoco, non posso dirti di farla meglio, se vuoi parlare di calcio almeno devi capire che siamo esseri umani, abbiamo le problematiche e le nostre difficoltà come tutti, magari uno vive una annata male, perchè tu non sai cosa succede in una casa, magari uno ha un problema con la moglie, uno col padre, con la famiglia, questo casua stress che non ti fa stare concentrato, nonostante sia il nostro lavoro comunque siamo esseri umani. A volte magari uno può non essere concentrato perchè ha dei problemi, magari il figlio malato a casa, siamo genitori, non siamo robot, è questo che la gente deve capire, perchè oggi parlano tutti, i ragazzi di 15 anni, di 20, di 30, chi non ha mai giocato a calcio per avere like, visualizzazioni, purtroppo la tecnologia ha cambiato tanto anche la comunicazione, però bisogna fare discorsi utili. Se ti critico perchè non mi stai simpatico il senso qual è? Non funziona così, noi stiamo lavorando, è il nostro lavoro e il nostro dovere. La pressione che c'è oggi è molto pesante, se fai una partita male ti riempiono di insulti, a me non cambia niente perchè sono grande, prima subivo un po' quando avevo 23-24 anni, oggi a 30-33, se mi insultano o no non cambia niente, conta il parere del mister, della società, dei miei compagni, delle persone che sono vicino a me e sanno chi sono e come lavoro. Io vado a dormire sereno la sera, perchè ho fatto del mio meglio, ho dato il 100%, sono consapevole delle mie qualità, delle mie caratteristiche e di che persona sono. Non parlo nemmeno solo nell'ambito del calcio, i social sono diventati purtroppo una cosa senza senso, tutti possono parlare, ti posso criticare perchè ti sei vestita così, perchè ti piace questa musica, non funziona così, ognuno ha il suo carattere e il suo modo di vivere. Abbiamo già troppo odio in giro, guerre, io vivo la vita sereno, senza problemi, voglio che i miei figli crescano bene in un mondo sereno. A volte sono davvero preoccupato, non so dove si andrà a finire con la tecnologia per i miei figli in futuro, oggi è tutto troppo facile con l'informazione. E' un mondo irreale. C'è il cartone animato Inside Out che parla delle cose che hai nella mente ed è tutto vero, a vedere Inside Out 2 mi sono emozionato, perchè l'ansia è lì, tutti noi abbiamo delle problematiche, delle difficoltà, l'anno scorso ho subito delle cose molto pesanti ma sono cose private però mi ha causato un po' di ansia perchè erano state cose gravi, cose difficili da sopportare, nonostante che posso guadagnare i soldi, ho una bella vita, ho una compagna che mi sta sempre accanto, ho i bambini, ha ho delle problematiche e la questione dell'ansia che si vede alla fine del film, se si riesce a controllare l'ansia, tutto va bene e insegnare oggi ai ragazzi che l'ansia va controllata in un certo modo, che avere un occhio di riguardo in più nelle scuole sull'attacco di panico, sulla depressione è importantissmo. Il nostro mondo oggi è diverso anche rispetto a quello di 20 anni fa. 20 anni fa avevo 13 anni, oggi i ragazzi sono totalmente diversi a quell'età, ho una figlia in Brasile di 15 anni ed è totalmente diversa rispetto a me perchè ha vissuto un'altra epoca. Bisogna stare più attenti alle cose che veramente contano per far sì che crescano degli adulti diversi, perchè per come sta andando, ci sono sempre più depressi, più grassi, più stupidi, perchè è tutto più facile. Momenti difficili da adulto? Li ho superati con la psicologa, una dottoressa, una persona che ti può aiutare su un percorso così, funziona. La gente mi dice: 'perchè giochi bene nonostante le critiche subite a Verona?', per me è lavoro, non devo rispondere su Instagram con un messaggio polemico, adesso sto giocando bene perchè sto bene di testa, sto sereno, la mia vita privata sta andando alla grande, i miei bambini stanno bene, sto bene con Fabi insieme a sua figlia, la nostra vita funziona, oggi è tutto molto più tranquillo e più leggero perchè sto bene, se la testa funziona, tutto funziona. Devo essere un esempio in primis per i miei figli, la mia carriera non è mai stata macchiata su polemiche come ad esempio essere ubriachi, fare un incidente, ho provato ad essere sempre una persona corretta. Ognuno ha i suoi difetti e fa i suoi sbagli, ma ho sempre provato ad essere un esempio. Per le mia figlie femmine devo alzare il livello, ho detto dei libri, le donne anche inconsciamente cercano uomini che rispecchiano i propri padri e io voglio essere un buon padre e magari in un futuro molto lontano in cui le mie figlie avranno un ragazzo, deve essere un ragazzo perbene a prescindere".
Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com
Ecco il video pubblicato sul canale Youtube della SSC Napoli.
di Napoli Magazine
12/04/2025 - 17:28
NAPOLI - Torna il classico Drive&Talk, il podcast targato SSC Napoli che ci permette di conoscere meglio i nostri campioni nel tragitto casa/lavoro. In questo episodio powered by Energas, Juan Jesus ci racconta della sua quotidianità, le esperienze sportive che ne hanno segnato la crescita, come le Olimpiadi, spaziando fino alle preoccupazioni di un padre rispetto all'utilizzo che si fa oggi dei social network. Ecco quanto evidenziato da "Napoli Magazine": "Ogni tanto anche i miei figli per scherzo mi chiamano Giovanni e pure il mio migliore amico a Milano mi ha sempre chiamato Giovanni Gesù! La mia routine mattutina? Ce ne sono due: quando ho i bambini con me, ci svegliamo alle 7, li devo preparare, c'è la babysitter che mi dà una mano, facciamo colazione, porto Dudu a scuola, va in seconda elementare, li lascio alle 8:10 e al ritorno prendo Maya e la lascio all'asilo, poi parto per il centro sportivo così arrivo un po' prima, faccio colazione con calma e quando non ho loro mi sveglio con calma, mi preparo e poi parto per fare direttamente colazione. Con i bimbi in macchina mettiamo la musica, parliamo un po', in macchina ci sono le bambole di Maya, c'è il suo maialino, c'è Ariel, i suoi giocattoli, adesso Maya parla anche tanto e quindi è molto divertente. Dudu al mattino a volte non vuol mettere il giubbotto perchè sente caldo, parte un po' col muso poi sceglie la musica in macchina e parte la giornata. C'è sempre musica a casa mia? Sì, la musica svolta sempre la giornata, anche se la giornata è grigia. il caffè la mattina? So che a Napoli prendono tanti caffè, al mattino, quando si arriva a lavoro, a metà lavoro, c'è il caffè di Tommaso... il caffè non è una mia preferenza, se non lo bevo non è che mi cambia la giornata. Mi piace fare colazione seduto, con calma, bevo il mio cappuccino. Troppo caffè a volte per me fa anche male. Ora gli allenamenti finiscono un po' più tardi, ma in genere quando torniamo a volte riesco a prendere Maya che esce un po' più presto. Passo a prendere Dudu. se è martedì o giovedì prendo lui direttamente dalla scuola calcio, lui gioca a calcio, poi stiamo lì un'ora a calcio e poi torniamo a casa, facciamo i compiti, giochiamo un po', ceniamo e poi abbiamo la nostra mezz'oretta di film tutti insieme, cartone animato, lui, io e Maya, ci mettiamo abbracciati, poi quando non stanno con me e abbiamo uno stacco a volte vado anche a Roma per stare un poco con Fabi. Stiamo tra amici, giochiamo a carte, andiamo a cena, quindi ho tante giornate diverse nella settimana. Se Dudu ha scelto lui di giocare a calcio? Quando ha compiuto 3-4 anni ha avuto uno scatto con questa cosa del calcio e oggi sa tutti i calciatori di tutte le squadre, se c'è la possibilità di venire allo stadio c'è sempre, lui è sempre in giro, conosce tutti, fa come se fosse a casa sua, quindi a lui piace propri questa cosa del calcio, e non è perchè è mio figlio, c'è una buona prospettiva, va bene che lui è alto, potente,ma tira bene, ha delle caratteristiche per cui può diventare un ragazzo di buona prospettiva. Ruolo? Oggi fa il difensore. Con Dudu non ho spinto, ha deciso lui. E' tifosissimo del Real Madrid, a lui piace vincere facile! Quando abbiamo giocato l'anno scorso contro il Real Madrid è venuto a Madrid, era emozionato. Penso che se posso dare la possibilità ai miei figli di avere e vivere dei sogni che io da piccolo non ho avuto, faccio il massimo possibile. Come è stato il percorso di formazione da calciatore? Avevo dei piani, giocavo all'America Mineiro, la squadra della mia città, Belo Horizonte e pensavo, sto qua e faccio come fanno tutti che dall'America vanno al Cruzeiro e poi in Olanda e poi magari in Francia e poi ritorno in Brasile, Però, siccome sono molto credente e Dio è stato molto buono con me, rispetto a quello che pensavo è stato molto più grande. Un mio amico mi propose di andare a fare un provino all'Inter di Porto Alegre, e ho accettato, io già giocavo con quelli dell'89/90, più grandi di me e ho pensato che se fosse andata male sarei rientrato alla base. Avevo 14 anni, feci il provino e lo superai, mentre il mio amico no. Mio padre mi disse di restare, l'Inter di Porto Alegre ha un settore giovanile molto importante e quindi decisi di restare e mi è sempre andata bene. Il primo anno sono subito andato in nazionale Under 15, sono stato il primo degli Under 15 ad andare in nazionale lì all'Inter di Porto Alegre. Dopo il secondo anno, ho sempre giocato con quelli più grandi e il loro allenatore mi vide e mi disse che gli serviva uno come me, io facevo il centrocampista davanti alla difesa, ero alto e avevo una buona prospettiva. Sono rimasto con loro, ero due anni avanti e poi quando avevo 18-19 anni, mi stavo allenando accanto alla prima squadra e mi fu chiesto di fare il terzino sinistro perchè mancava un calciatore, c'era Kleber che è stato uno molto importante in Brasile, terzino sinistro, ha giocato in Germania e in nazionale. Si era fatto male, serviva un altro terzino e ho pensato di sfruttare l'occasione perchè chissà quando mi sarebbe ricapitata. Sono andato ed è andata bene e sono rimasto in prima squadra e dopo 3-4 mesi ho iniziato a giocare, poi l'anno dopo ho fatto un bel campionato con la prima squadra, poi abbiamo vinto il Libertadores e poi siccome andavo in nazionale, ho fatto tutto il settore giovanile della nazionale, ero capitano, ho vinto il mondiale Under 20, ho vinto il Sudamericano, le Olimpiadi. Avevo una carriera già importante, quando fai la nazionale nel settore giovanile ti apre una marea di opportunità e già c'era l'interesse del Napoli all'epoca, il Napoli mi voleva ma il presidente non mi volle liberare e mi disse 'semmai vai a gennaio', Napoli già era nella mia storia. Poi a gennaio ci fu l'offerta dell'Inter e sono andato all'Inter, avevo 20 anni, era il 2012, dovevo ancora compiere 21 anni ed è andata bene, all'epoca c'era mister Ranieri. Nei primi sei mesi non ho giocato, ero piccolo, ma per me era stato un onore essere lì con quelli con cui giocavo alla Playstation sei mesi prima: Zanetti, cambiasso, Milito, Cordoba, Chivu... Per me è stata una esperienza importantissima, volevano mandarmi in prestito, ma io volevo imparare con loro che erano i più forti, non avevo fretta e ho detto di voler restare. Quando vedo Ivan Cordoba e Walter Samuel e anche Chivu che oggi è il mister della Primavera dell'Inter, loro tre sono sempre stati quelli che mi hanno dato una mano, sono stati sin dall'inizio importanti per la mia carriera. Ho imparato con gente vera, anche Cambiasso, sempre gentile, ho avuto la fortuna di giocare con gente che oggi è difficile pensare di poterlo fare, a 20 anni per me è stata una esperienza fantastica. Ho fatto la carriera all'Inter, poi sono andato a Roma e lì ho giocato con Totti, Nainggolan, De Rossi che oggi è uno dei miei amici su cui conto tanto, Rudiger, Manolas, Dzeko che per me oggi anche se ha più di 30 anni fa sempre la differenza, è un attaccante incredibile. Abbiamo fatto la semifinale di Champions e poi sono venuto a Napoli. La mia carriera aveva una prospettiva e io sono arrivato ad un'altra ancora meglio, sono sempre stato tranquillo perchè Dio è stato proprio buono con me, ringrazio sempre, non avevo pretese di fare qualcosa, ho sempre lavorato e fatto del mio meglio e le cose accadevano. se ci penso, nel settore giovanile dell'Inter di Porto Alegre ci sono 3-4 che hanno fatto bene, sono io, Pato, Tyson e Luis Adriano, ma loro sono più grandi di me, non c'è nessuno della mia età che ha fatto la stessa carriera. Il trasferimento a 20 anni all'Inter? Sono sempre stato molto professionale, per me è sempre stato lavoro perchè vengo da una famiglia di classe media, normale e quindi ho sempre fatto di tutto per aiutare la mia famiglia: quando ho avuto il mio primo contratto da professionista, la prima cosa che ho fatto è stata comprare una casa a mia madre. Sono cose per ringraziare per tutto quello che hanno fatto per me, anche per mio padre, per i miei fratelli io ci sono sempre. Io a 12 anni andavo da solo agli allenamenti perchè mio padre lavorava, mia madre era casalinga, mio padre mi ha portato due volte al centro sportivo dove mi allenavo e io prendevo autobus, metro e dovevo fare altri minuti a piedi, avevo 11 anni e a quell'età fare comunque un viaggio perchè era lontano, il Brasile è molto grande, più o meno era un'ora/un'ora e dieci di distanza, ovviamente andavamo sempre in comitiva, noi ragazzi ci incontravano nella stazione della metro, però sono diventato responsabile già a 10-11 anni perchè dovevo badare a me stesso. Da lì per me è già iniziato tutto, è come se fosse un lavoro. A volte mio padre doveva scegliere se mandarmi ad allenarmi o altro, non è che guadagnasse bene, lavorava in farmacia, doveva giustamente fare i conti ed un modo per ringraziare è stato anche questo, la prima cosa che ho fatto è stata comprare una casa a loro. Ovviamente alla gente piace parlare, si dice ' guadagna tanto, fa il calciatore, fa la bella vita, per me è lavoro. Nel calcio ci sono stagioni in cui puoi far bene, altre in cui può andare male, però io faccio sempre il 100% perchè per me è una cosa seria, ho la mia famiglia che dipende da me, i miei figli, ho un dovere. Quindi, sono maturato prima, poi a 15 anni mi sono trasferito a Porto Alegre, vivevo in un convitto, quindi per me andare a Milano era semplice, anche se dall'altra parte del mondo, a Milano è facile perdere la testa, giochi nell'Inter, hai 20 anni, c'è troppa distrazione, se tu non hai la testa, abbiamo visto nel calcio quanti ragazzi forti hanno perso la testa perchè se a Milano non sei veramente concentrato, se no nsei lì per lavoro, ti rovini. In primis mi hanno aiutato lì nell'accoglienza, c'era anche Thiago Motta, io ero in albergo, Julio e Thiago Motta sono venuti a mangiare con me e mi hanno detto di fargli sapere di qualsiasi cosa avessi bisogno, Maicon lo stesso. Poi all'epoca è arrivato anche Guarin, era un buon gruppo, ho avuto un'accoglienza importante, poi mi sentii dire da Zanetti, all'epoca aveva già 37-38 anni: 'Ma tu hai veramente 20 anni? Impossibile, corri come un cavallo!', e gli ho risposto che era un po' la mia caratteristica. Loro parlavano un po' portoghese, sono argentini, hanno vissuto sempre con brasiliani e sanno dire alcune cose, è stato importante, Walter Samuel mi ha sempre aiutato, mi ha dato consigli, anche Chivu, diceva di provare a essere un po' più calmo con la palla, ho avuto dei maestri che sono state persone importanti. A 20 anni mi ispiravo tanto a Lucio, che prendeva la palla e dribblava tutti, anche in allenamento, era un animale! E io volevo fare come lui, andavo aggressivo e infatti ho preso 18-19 cartellini gialli, non ricordo se alla prima o alla seconda stagione nell'Inter. Il tempo passa, poi impari tante cose, posso dire di aver avuto dei maestri giusti nel momento giusto. Da dove viene l'estro di divertirsi in campo dei brasiliani? Viene dalla strada, perchè da piccoli giochiamo per strada, ci divertiamo con gli amici, non c'erano altri giochi da fare, c'era il pallone e basta, giochi per strada, sui campi di sabbia, campi belli, brutti, però ti diverti. Per noi il divertimento era giocare a calcio. Quando c'era il tempo libero a scuola... calcio! Il Brasile vive tantissimo di calcio, il Brasile oggi purtroppo come nazionale ha perso questa cosa, perchè sono tanti che giocano in Europa, prima erano pochi che giocavano in Europa però era gente che giocava tranquilla, erano fenomeni e infatti il peso che porta la nazionale in Brasile è importante. Perchè dopo la nazionale del 2006 e del 2010, è difficile perchè tra Julio Cesar, Dida, Cafù, Dani Alves, Juan, Lucio, Roque Junior, Emerson, Gilberto Silva, Roberto Carlos, Kleber, Ze Roberto, Kakà, Ronaldo, Ronaldinho, Adriano, Robinho, Diego, è sempre stata una nazionale importante. A volte mi fa pena Neymar perchè ha la pressione addosso, perchè è uno di quelli che poteva giocare con questi qua. Conosco Neymar da quando avevo 16 anni, è sempre andato in nazionale, è fortissimo, è uno di quelli che giocano con questa cosa, io mi diverto e basta. Come Ronaldinho, era così troppo forte che si divertiva, ha vinto un Pallone d'Oro, non serve vincerne 10 per dire di essere il più forte. Ronaldo il Fenomeno se non si fosse rotto le ginocchia poteva vincere 10 Palloni d'Oro tranquillamente perchè era il più forte di tutti. Io non ho visto Maradona, però Ronaldo il Fenomeno per me è sempre stato il più forte, perchè se ascoltiamo Cannavaro, Maldini, Nesta, tutti questi che sono i difensori più forti della storia e che dicono di aver fatto fatica con Ronaldo, pensi: 'e io che potevo fare? Manco lo vedevo', Ronaldo per noi in Brasile è un idolo assoluto perchè è stato quello più forte. Il calcio oggi è cambiato tanto, non si dice più che la nazionale di calcio del Brasile fa divertire, perchè il calcio è cambiato, anche il nostro, corriamo molto di più, siamo più veloci, più potenti, la qualità tecnica oggi a volte passa in secondo piano. A me questo dispiace, oggi è tutto corsa, potenza e quando esce un calciatore come Kvara che fa la differenza, per cui la gente si chiede da dove sia uscito, perchè fa delle cose che non sono del calcio di oggi. Oggi c'è più equilibrio tra le squadre, come nel campionato di quest'anno, va bene la parte sopra, ma nella parte bassa della classifica sono tutti vicini, le partite sono sempre difficili, bloccate, quindi il calcio è cambiato tanto, i dettagli a volte fanno la differenza, uno sbaglio, una punizione, poi c'è la partita che va storta, oggi il calcio è più equilibrato. Il sogno di ogni sportivo è partecipare alle Olimpiadi? Le ho fatte a Londra nel 2012, è stata un'esperienza bellissima, alla cerimonia non siamo andati perchè giocavamo il giorno dopo, non stavamo nemmeno nel Villaggio olimpico perchè poichè ci dovevamo spostare a Manchester, a Newcastle, stavamo sempre in un albergo diverso. Siamo stati due giorni nel Villaggio Olimpico ed è come se fosse una vacanza, c'è la sicurezza e poi è tutto aperto e vai dove vuoi, magari stai mangiando e passa LeBron James, passano i campioni del nuoto, è come se fosse una vacanza del mondo tutti insieme e quindi la nazionale di calcio ha scelto di non andare. Magari c'è quello del tiro con l'arco che ha perso la prima giornata ma resta là, si può restare finchè finisce l'Olimpiade e magari è già in vacanza, là fanno feste, è un villaggio, è una bella esperienza. Per me è stato bello perchè comunque sono arrivato in finale. Abbiamo perso contro il Messico. E' una bella esperienza, per ogni partita c'è una cerimonia. Abbiamo fatto la finale a Wembley e c'erano 96mila persone, quindi era una cosa bellissima, a ricordarlo mi viene anche la pelle d'oca, l'Olimpiade è stata proprio bella. Medaglia d'argento e non d'oro? L'abbiamo vissuta male perchè eravamo più forti, nella nostra squadra c'era Neto della Fiorentina, Rafael del Manchester United, Thiago Silva, me, Marcelo, a centrocampo c'era Sandro che all'epoca stava al Tottenham. Thiago Silva è troppo forte! C'erano Neymar, Hulk, Lucas, Pato, Ganso, eravamo la nazionale più forte, ma il Messico ha fatto due tiri in porta e abbiamo perso, siamo rimasti delusi perchè l'aspettativa era alta. C'era anche Oscar a centrocampo, abbiamo fatto 20 tiri in porta, c'era Ochoa. Dopo averlo visto a Salerno ho detto: 'ma io non lo voglio proprio vedere!', ha parato tutto! E' sempre una medaglia, rimane lì per la storia, hai perso una finale ma hai vinto comunque una medaglia, quello è importante. se c'è qualcosa del calcio che è cambiato in peggio e non mi piace? Non parlo di pressione esterna, perchè se stai bene di testa, io ho imparato, ho anche un amico mental coach, si chiama Alessandro, che mi ha aiutato anche nel periodo in cui sono arrivato a Napoli, volevo fare delle cose che non avevo mai fatto. Se stai bene di testa, la mente controlla tutto. Non si può alimentare sempre pensieri negativi, perchè dalla mente va nel corpo, nei muscoli e diventa un casino. Oggi ci sono tante critiche, purtroppo ognuno può parlare di calcio oggi e non funziona così, perchè se tu fai il cuoco, non posso dirti di farla meglio, se vuoi parlare di calcio almeno devi capire che siamo esseri umani, abbiamo le problematiche e le nostre difficoltà come tutti, magari uno vive una annata male, perchè tu non sai cosa succede in una casa, magari uno ha un problema con la moglie, uno col padre, con la famiglia, questo casua stress che non ti fa stare concentrato, nonostante sia il nostro lavoro comunque siamo esseri umani. A volte magari uno può non essere concentrato perchè ha dei problemi, magari il figlio malato a casa, siamo genitori, non siamo robot, è questo che la gente deve capire, perchè oggi parlano tutti, i ragazzi di 15 anni, di 20, di 30, chi non ha mai giocato a calcio per avere like, visualizzazioni, purtroppo la tecnologia ha cambiato tanto anche la comunicazione, però bisogna fare discorsi utili. Se ti critico perchè non mi stai simpatico il senso qual è? Non funziona così, noi stiamo lavorando, è il nostro lavoro e il nostro dovere. La pressione che c'è oggi è molto pesante, se fai una partita male ti riempiono di insulti, a me non cambia niente perchè sono grande, prima subivo un po' quando avevo 23-24 anni, oggi a 30-33, se mi insultano o no non cambia niente, conta il parere del mister, della società, dei miei compagni, delle persone che sono vicino a me e sanno chi sono e come lavoro. Io vado a dormire sereno la sera, perchè ho fatto del mio meglio, ho dato il 100%, sono consapevole delle mie qualità, delle mie caratteristiche e di che persona sono. Non parlo nemmeno solo nell'ambito del calcio, i social sono diventati purtroppo una cosa senza senso, tutti possono parlare, ti posso criticare perchè ti sei vestita così, perchè ti piace questa musica, non funziona così, ognuno ha il suo carattere e il suo modo di vivere. Abbiamo già troppo odio in giro, guerre, io vivo la vita sereno, senza problemi, voglio che i miei figli crescano bene in un mondo sereno. A volte sono davvero preoccupato, non so dove si andrà a finire con la tecnologia per i miei figli in futuro, oggi è tutto troppo facile con l'informazione. E' un mondo irreale. C'è il cartone animato Inside Out che parla delle cose che hai nella mente ed è tutto vero, a vedere Inside Out 2 mi sono emozionato, perchè l'ansia è lì, tutti noi abbiamo delle problematiche, delle difficoltà, l'anno scorso ho subito delle cose molto pesanti ma sono cose private però mi ha causato un po' di ansia perchè erano state cose gravi, cose difficili da sopportare, nonostante che posso guadagnare i soldi, ho una bella vita, ho una compagna che mi sta sempre accanto, ho i bambini, ha ho delle problematiche e la questione dell'ansia che si vede alla fine del film, se si riesce a controllare l'ansia, tutto va bene e insegnare oggi ai ragazzi che l'ansia va controllata in un certo modo, che avere un occhio di riguardo in più nelle scuole sull'attacco di panico, sulla depressione è importantissmo. Il nostro mondo oggi è diverso anche rispetto a quello di 20 anni fa. 20 anni fa avevo 13 anni, oggi i ragazzi sono totalmente diversi a quell'età, ho una figlia in Brasile di 15 anni ed è totalmente diversa rispetto a me perchè ha vissuto un'altra epoca. Bisogna stare più attenti alle cose che veramente contano per far sì che crescano degli adulti diversi, perchè per come sta andando, ci sono sempre più depressi, più grassi, più stupidi, perchè è tutto più facile. Momenti difficili da adulto? Li ho superati con la psicologa, una dottoressa, una persona che ti può aiutare su un percorso così, funziona. La gente mi dice: 'perchè giochi bene nonostante le critiche subite a Verona?', per me è lavoro, non devo rispondere su Instagram con un messaggio polemico, adesso sto giocando bene perchè sto bene di testa, sto sereno, la mia vita privata sta andando alla grande, i miei bambini stanno bene, sto bene con Fabi insieme a sua figlia, la nostra vita funziona, oggi è tutto molto più tranquillo e più leggero perchè sto bene, se la testa funziona, tutto funziona. Devo essere un esempio in primis per i miei figli, la mia carriera non è mai stata macchiata su polemiche come ad esempio essere ubriachi, fare un incidente, ho provato ad essere sempre una persona corretta. Ognuno ha i suoi difetti e fa i suoi sbagli, ma ho sempre provato ad essere un esempio. Per le mia figlie femmine devo alzare il livello, ho detto dei libri, le donne anche inconsciamente cercano uomini che rispecchiano i propri padri e io voglio essere un buon padre e magari in un futuro molto lontano in cui le mie figlie avranno un ragazzo, deve essere un ragazzo perbene a prescindere".
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Ecco il video pubblicato sul canale Youtube della SSC Napoli.