L'Editoriale
L'EDITORIALE - Antonio Petrazzuolo: "Napoli, dentro o fuori, se la squadra vuole Conte (e viceversa) bisogna dimostrarlo coi fatti!"
10.11.2025 19:00 di Napoli Magazine
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NAPOLI - La sconfitta del Napoli a Bologna (il quinto stop in quattro mesi) ha destato dubbi, perplessità e preoccupazioni. Non tanto per i due gol presi, del tutto evitabili, ma per la totale incapacità di costruire una degna manovra di gioco per arrivare ad impensierire la porta avversaria. Ne e' venuto fuori un match snervante e deludente con un giro-palla infinito tendente all'indietro, del tutto inutile ed inefficace, che ha isolato Hojlund in avanti, nonostante i tentativi bloccati, e complessivamente, innocui, di Elmas e Politano. Lo stesso McTominay è sembrato la controfigura del devastante Scott della scorsa stagione. E se a centrocampo Anguissa, Lobotka ed un semi-decente Gutierrez hanno galleggiato su ritmi alterni, in difesa sono emersi orrori onestamente inconcepibili: da Di Lorenzo che ha lasciato libero di crossare Cambiaghi, a Rrahmani e Milinkovic-Savic beffati inspiegabilmente sul tempo da Dallinga, per non parlare di Buongiorno a vuoto su Lucumì. Il valzer dei disastri difensivi, in sintesi. Eppure il match era iniziato con l'infortunio di Skorupski, un punto di riferimento per i rossoblu. E il Napoli, invece di azzannare sportivamente l'avversario, si è cullato sul suo bellissimo scudetto cucito sulle maglie azzurre, lasciando del tutto sereno il 17enne Pessina, senza nemmeno pressarlo minimamente al momento dei rinvii. Qui non si tratta di un problema di 4-1-4-1, di 4-3-3 o di 3-5-2. D'altronde la musica non è cambiata dopo gli ingressi in campo di Neres e Lang, senza dimenticare Lucca, ancora una volta non pervenuto a 10 minuti dal termine della partita. Posso capire i subentri di Olivera e Jesus per provare a dare un segnale in difesa dopo i pasticci commessi dai titolari, ma la reazione non è mai arrivata. Cosa vuol fare il Napoli in questa stagione? Nelle ultime 4 partite è stato segnato soltanto un gol a Lecce, per un totale di 1 vittoria di misura, 2 pareggi a reti bianche e 1 sconfitta senza lottare minimanente, considerando nel computo dei risultati consecutivi anche il pareggio a reti bianche in Champions contro l'Eintracht. In queste 4 partite la squadra ha dato la sensazione di essere sempre meno brillante, dal punto di vista fisico, degli avversari e di non avere grandi idee per sviluppare la propria identità di gioco. Colpa dell'allenatore? Conte si è assunto le sue responsabilità ed ha invitato anche i suoi uomini a farlo. Persa la vetta della classifica, si corre il rischio di andare ognuno nella propria direzione per provare a salvare la propria singola faccia. Senza unità di intenti, però, che è proprio quello a cui si sta assistendo negli ultimi tempi, non si arriverà lontano. Se la squadra, che sia un problema legato alla vecchia guardia che non si è amalgamata con i nuovi acquisti, non intende seguire la propria guida tecnica allora è la società che deve intervenire immediatamente. Se è possibile mediare e capire quali sono i problemi da risolvere per ripartire insieme, dopo la sosta, va fatto un esame di coscienza complessivo. Ci sono stati troppi infortuni, la preparazione fisica è stata troppo dura per cui si chiede che i carichi di lavoro debbano essere più leggeri? Che si viri in tal senso, senza chiamare in causa medici, fisioterapisti, scienziati, psicologi o consistenza dei campi di allenamento. Se invece - come evidenziato dal tecnico - è un discorso di personalismi, legato a chi non trova spazio, la riflessione va fatta tra Conte, Manna e De Laurentiis, provvedendo a smistare altrove, durante il mercato di gennaio, chi ha deluso le aspettative. Di sicuro se 11-13 calciatori hanno condotto il Napoli allo scudetto, nella scorsa stagione, con Conte in panchina, risulta difficile pensare che gli stessi uomini più 9 elementi nuovi possano aver cambiato idea. Per cui laddove il problema dovesse essere rappresentato dai 9 elementi nuovi, o da una parte di questi, il mercato di gennaio esiste anche per ovviare a situazioni del genere. Discorso a parte se sono venute a mancare le motivazioni e se ci si sente sazi per il quarto scudetto vinto, in tal caso bisognerebbe cambiare allenatore e lo ha fatto capire pure Conte che non intende "accompagnare il morto" da nessuna parte, come avvenne nella stagione post terzo scudetto per i successori di Spalletti. Magari un bel pò di verità c'è in tutte queste riflessioni che ho elencato. Certo è che parlare di questi aspetti in conferenza stampa mi è sembrata la giocata di chi tenta l'ultima carta per provare a ribaltare l'inerzia intrapresa. Nonostante tutto la classifica non è ancora deleteria e non si è ancora precipitati in nessun burrone. Si è attualmente in bilico sul precipizio. Sta alla squadra decidere se tendere una mano a Conte, e viceversa. O in alternativa si va dritti verso lo sconforto della negatività conseguita, ognuno convinto delle proprie ragioni, finendo col gettarsi nel dirupo delle partite senza senso a cui si sta assistendo. Quest'ultimo scenario, sinceramente, non è ciò che meritano i napoletani. Che queste due settimane servano a tutti per schiarirsi le idee e ripartire con uno spirito di squadra degno del vessillo che viene rappresentato, sia che si arrivi ad un passo indietro che ad una reazione a catena. Fuori l'anima, ed un pizzico di amor proprio, bisogna restare tutti sul carro, e se qualcuno intende scendere ora lo faccia senza troppi giri di parole perchè non è ancora giunto il tempo di archiviare la stagione!

Antonio Petrazzuolo
 
Napoli Magazine
 
Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com
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L'EDITORIALE - Antonio Petrazzuolo: "Napoli, dentro o fuori, se la squadra vuole Conte (e viceversa) bisogna dimostrarlo coi fatti!"

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10/11/2025 - 19:00

NAPOLI - La sconfitta del Napoli a Bologna (il quinto stop in quattro mesi) ha destato dubbi, perplessità e preoccupazioni. Non tanto per i due gol presi, del tutto evitabili, ma per la totale incapacità di costruire una degna manovra di gioco per arrivare ad impensierire la porta avversaria. Ne e' venuto fuori un match snervante e deludente con un giro-palla infinito tendente all'indietro, del tutto inutile ed inefficace, che ha isolato Hojlund in avanti, nonostante i tentativi bloccati, e complessivamente, innocui, di Elmas e Politano. Lo stesso McTominay è sembrato la controfigura del devastante Scott della scorsa stagione. E se a centrocampo Anguissa, Lobotka ed un semi-decente Gutierrez hanno galleggiato su ritmi alterni, in difesa sono emersi orrori onestamente inconcepibili: da Di Lorenzo che ha lasciato libero di crossare Cambiaghi, a Rrahmani e Milinkovic-Savic beffati inspiegabilmente sul tempo da Dallinga, per non parlare di Buongiorno a vuoto su Lucumì. Il valzer dei disastri difensivi, in sintesi. Eppure il match era iniziato con l'infortunio di Skorupski, un punto di riferimento per i rossoblu. E il Napoli, invece di azzannare sportivamente l'avversario, si è cullato sul suo bellissimo scudetto cucito sulle maglie azzurre, lasciando del tutto sereno il 17enne Pessina, senza nemmeno pressarlo minimamente al momento dei rinvii. Qui non si tratta di un problema di 4-1-4-1, di 4-3-3 o di 3-5-2. D'altronde la musica non è cambiata dopo gli ingressi in campo di Neres e Lang, senza dimenticare Lucca, ancora una volta non pervenuto a 10 minuti dal termine della partita. Posso capire i subentri di Olivera e Jesus per provare a dare un segnale in difesa dopo i pasticci commessi dai titolari, ma la reazione non è mai arrivata. Cosa vuol fare il Napoli in questa stagione? Nelle ultime 4 partite è stato segnato soltanto un gol a Lecce, per un totale di 1 vittoria di misura, 2 pareggi a reti bianche e 1 sconfitta senza lottare minimanente, considerando nel computo dei risultati consecutivi anche il pareggio a reti bianche in Champions contro l'Eintracht. In queste 4 partite la squadra ha dato la sensazione di essere sempre meno brillante, dal punto di vista fisico, degli avversari e di non avere grandi idee per sviluppare la propria identità di gioco. Colpa dell'allenatore? Conte si è assunto le sue responsabilità ed ha invitato anche i suoi uomini a farlo. Persa la vetta della classifica, si corre il rischio di andare ognuno nella propria direzione per provare a salvare la propria singola faccia. Senza unità di intenti, però, che è proprio quello a cui si sta assistendo negli ultimi tempi, non si arriverà lontano. Se la squadra, che sia un problema legato alla vecchia guardia che non si è amalgamata con i nuovi acquisti, non intende seguire la propria guida tecnica allora è la società che deve intervenire immediatamente. Se è possibile mediare e capire quali sono i problemi da risolvere per ripartire insieme, dopo la sosta, va fatto un esame di coscienza complessivo. Ci sono stati troppi infortuni, la preparazione fisica è stata troppo dura per cui si chiede che i carichi di lavoro debbano essere più leggeri? Che si viri in tal senso, senza chiamare in causa medici, fisioterapisti, scienziati, psicologi o consistenza dei campi di allenamento. Se invece - come evidenziato dal tecnico - è un discorso di personalismi, legato a chi non trova spazio, la riflessione va fatta tra Conte, Manna e De Laurentiis, provvedendo a smistare altrove, durante il mercato di gennaio, chi ha deluso le aspettative. Di sicuro se 11-13 calciatori hanno condotto il Napoli allo scudetto, nella scorsa stagione, con Conte in panchina, risulta difficile pensare che gli stessi uomini più 9 elementi nuovi possano aver cambiato idea. Per cui laddove il problema dovesse essere rappresentato dai 9 elementi nuovi, o da una parte di questi, il mercato di gennaio esiste anche per ovviare a situazioni del genere. Discorso a parte se sono venute a mancare le motivazioni e se ci si sente sazi per il quarto scudetto vinto, in tal caso bisognerebbe cambiare allenatore e lo ha fatto capire pure Conte che non intende "accompagnare il morto" da nessuna parte, come avvenne nella stagione post terzo scudetto per i successori di Spalletti. Magari un bel pò di verità c'è in tutte queste riflessioni che ho elencato. Certo è che parlare di questi aspetti in conferenza stampa mi è sembrata la giocata di chi tenta l'ultima carta per provare a ribaltare l'inerzia intrapresa. Nonostante tutto la classifica non è ancora deleteria e non si è ancora precipitati in nessun burrone. Si è attualmente in bilico sul precipizio. Sta alla squadra decidere se tendere una mano a Conte, e viceversa. O in alternativa si va dritti verso lo sconforto della negatività conseguita, ognuno convinto delle proprie ragioni, finendo col gettarsi nel dirupo delle partite senza senso a cui si sta assistendo. Quest'ultimo scenario, sinceramente, non è ciò che meritano i napoletani. Che queste due settimane servano a tutti per schiarirsi le idee e ripartire con uno spirito di squadra degno del vessillo che viene rappresentato, sia che si arrivi ad un passo indietro che ad una reazione a catena. Fuori l'anima, ed un pizzico di amor proprio, bisogna restare tutti sul carro, e se qualcuno intende scendere ora lo faccia senza troppi giri di parole perchè non è ancora giunto il tempo di archiviare la stagione!

Antonio Petrazzuolo
 
Napoli Magazine
 
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