L'Editoriale
VIDEO + FOTO SHOW NM - Napoli, il murales di Maradona bambino realizzato da Taddeo Del Gaudio a Castellammare: "Un atto d’amore"
02.09.2025 00:20 di Napoli Magazine
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NAPOLI - “A chi si è sporcato le mani, ma mai la coscienza”: il murales di Diego bambino che brillerà d’oro. Il nuovo murales di Reale a Castellammare di Stabia racconta il bambino che non ha mai smesso di essere Diego.
 
Di fronte al murales, un bambino e un artista. Uno scugnizzo e Reale. Entrambi piccoli, quasi invisibili, se paragonati alla grandezza dell’immagine che li sovrasta: un Diego Armando Maradona bambino, ritratto nel momento più fragile e vero della sua vita. Prima delle coppe, prima degli stadi, prima del mito. Quando era solo un bambino sporco di terra, con gli occhi già feriti dall’ingiustizia, e la fame addosso come un vestito troppo stretto.
 
Siamo nel cuore di Castellammare di Stabia, presso il campetto dell’oratorio “Polisportiva Centro Storico”, in un rione dove il calcio è ancora voce e speranza. Qui, insieme ai ragazzi del quartiere, Reale — nome d’arte dello street artist napoletano Taddeo Del Gaudio — ha dato vita a un nuovo murales che è già molto più di un’opera d’arte: è un manifesto emotivo, un grido collettivo, un altare urbano dedicato a chi ha avuto il coraggio di restare vero.
 
"Non l’ho mai visto giocare, non l’ho conosciuto. Eppure lo amo", racconta Reale a "Napoli Magazine". "Lui veniva da lì. Da un angolo del mondo dove o impari a sopravvivere, o perdi. Era come tanti bambini di Napoli, come gli scugnizzi di oggi. Sporco, imperfetto, ma reale".
 
L’opera, ancora in fase di completamento, è accompagnata da due frasi scolpite direttamente sul cemento:
 
"A chi si è sporcato le mani ma mai la coscienza".
 
"Al bambino che è sempre rimasto Reale".
 
Due dediche. Una per Diego. L’altra, forse, per tutti noi.
 
Sul volto di Diego bambino, una ferita che verrà dipinta d’oro. Non un taglio, non un livido, ma oro che brilla. Un dettaglio ricorrente nelle opere di Reale, ispirato alla tecnica giapponese del Kintsugi, che insegna a valorizzare le crepe e le fratture, non a nasconderle. Le ferite diventano così medaglie, testimonianze di sopravvivenza e dignità.
 
"Le cicatrici parlano. Se escono oro, vuol dire che dal dolore può nascere qualcosa di sacro", spiega l’artista.
 
Reale non dipinge santi, né leggende. Dipinge verità. Diego bambino, in questo murales, non è ancora “el Pibe de Oro”. È solo un figlio della strada, con i pantaloncini corti e lo sguardo duro. Quegli occhi non chiedono scusa, non abbassano il capo. Sono gli stessi occhi che vedi nei vicoli di Napoli o tra i palazzi scrostati dell’Argentina. Gli occhi di chi ha poco, ma sogna tutto.
 
“Questo murales è un atto d’amore, ma anche di memoria. Maradona non è solo una bandiera: è una ferita che ha imparato a brillare. E Napoli l’ha capito. Perché è stata come lui: amata, odiata, tradita, ma mai piegata”.
 
In questo murale, Reale sceglie ancora una volta di raccontare l’infanzia come terra sacra e crudele, fragile e potentissima. Le sue opere non consolano: interrogano. Sulle pareti, non c’è spazio per la retorica. Solo verità nude e crude.
 
E stavolta, la verità ha il volto di un bambino che un giorno sarebbe diventato Maradona, ma che prima è stato solo Diego. Un Diego che parla agli ultimi, ai dimenticati, a chi cresce a muso duro tra le crepe del cemento.
 
"Diego Armando Maradona non è una leggenda. È una verità. E questa verità oggi è scritta sul cemento".
 
Il murales è visibile presso il campetto della Polisportiva Centro Storico di Castellammare di Stabia. Un progetto realizzato da Reale in collaborazione con i ragazzi del rione.
 
"Questo è il grido di tutti i bambini che hanno il coraggio di restare reali, anche quando il mondo gli chiede di cambiare", chiosa Reale.
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di Napoli Magazine

02/09/2025 - 00:20

NAPOLI - “A chi si è sporcato le mani, ma mai la coscienza”: il murales di Diego bambino che brillerà d’oro. Il nuovo murales di Reale a Castellammare di Stabia racconta il bambino che non ha mai smesso di essere Diego.
 
Di fronte al murales, un bambino e un artista. Uno scugnizzo e Reale. Entrambi piccoli, quasi invisibili, se paragonati alla grandezza dell’immagine che li sovrasta: un Diego Armando Maradona bambino, ritratto nel momento più fragile e vero della sua vita. Prima delle coppe, prima degli stadi, prima del mito. Quando era solo un bambino sporco di terra, con gli occhi già feriti dall’ingiustizia, e la fame addosso come un vestito troppo stretto.
 
Siamo nel cuore di Castellammare di Stabia, presso il campetto dell’oratorio “Polisportiva Centro Storico”, in un rione dove il calcio è ancora voce e speranza. Qui, insieme ai ragazzi del quartiere, Reale — nome d’arte dello street artist napoletano Taddeo Del Gaudio — ha dato vita a un nuovo murales che è già molto più di un’opera d’arte: è un manifesto emotivo, un grido collettivo, un altare urbano dedicato a chi ha avuto il coraggio di restare vero.
 
"Non l’ho mai visto giocare, non l’ho conosciuto. Eppure lo amo", racconta Reale a "Napoli Magazine". "Lui veniva da lì. Da un angolo del mondo dove o impari a sopravvivere, o perdi. Era come tanti bambini di Napoli, come gli scugnizzi di oggi. Sporco, imperfetto, ma reale".
 
L’opera, ancora in fase di completamento, è accompagnata da due frasi scolpite direttamente sul cemento:
 
"A chi si è sporcato le mani ma mai la coscienza".
 
"Al bambino che è sempre rimasto Reale".
 
Due dediche. Una per Diego. L’altra, forse, per tutti noi.
 
Sul volto di Diego bambino, una ferita che verrà dipinta d’oro. Non un taglio, non un livido, ma oro che brilla. Un dettaglio ricorrente nelle opere di Reale, ispirato alla tecnica giapponese del Kintsugi, che insegna a valorizzare le crepe e le fratture, non a nasconderle. Le ferite diventano così medaglie, testimonianze di sopravvivenza e dignità.
 
"Le cicatrici parlano. Se escono oro, vuol dire che dal dolore può nascere qualcosa di sacro", spiega l’artista.
 
Reale non dipinge santi, né leggende. Dipinge verità. Diego bambino, in questo murales, non è ancora “el Pibe de Oro”. È solo un figlio della strada, con i pantaloncini corti e lo sguardo duro. Quegli occhi non chiedono scusa, non abbassano il capo. Sono gli stessi occhi che vedi nei vicoli di Napoli o tra i palazzi scrostati dell’Argentina. Gli occhi di chi ha poco, ma sogna tutto.
 
“Questo murales è un atto d’amore, ma anche di memoria. Maradona non è solo una bandiera: è una ferita che ha imparato a brillare. E Napoli l’ha capito. Perché è stata come lui: amata, odiata, tradita, ma mai piegata”.
 
In questo murale, Reale sceglie ancora una volta di raccontare l’infanzia come terra sacra e crudele, fragile e potentissima. Le sue opere non consolano: interrogano. Sulle pareti, non c’è spazio per la retorica. Solo verità nude e crude.
 
E stavolta, la verità ha il volto di un bambino che un giorno sarebbe diventato Maradona, ma che prima è stato solo Diego. Un Diego che parla agli ultimi, ai dimenticati, a chi cresce a muso duro tra le crepe del cemento.
 
"Diego Armando Maradona non è una leggenda. È una verità. E questa verità oggi è scritta sul cemento".
 
Il murales è visibile presso il campetto della Polisportiva Centro Storico di Castellammare di Stabia. Un progetto realizzato da Reale in collaborazione con i ragazzi del rione.
 
"Questo è il grido di tutti i bambini che hanno il coraggio di restare reali, anche quando il mondo gli chiede di cambiare", chiosa Reale.