A “1 Football Club”, programma radiofonico in onda su 1 Station Radio, è intervenuto l’avvocato Domenico La Marca. Di seguito, un estratto dell’intervista.
Come giudica il passo falso del Napoli con il Bologna?
“È stata una prova incolore quella offerta dal Napoli al “Dall’Ara”, dove gli azzurri sono usciti sconfitti con pieno merito contro il Bologna. Gli emiliani, reduci dalla gara di Europa League disputata giovedì in inferiorità numerica, avevano rivoluzionato la formazione, con un turnover organizzato, e non potevano contare su un elemento cardine come Freuler. Eppure, nonostante queste premesse, la squadra di Italiano ha mostrato maggiore compattezza, intensità e convinzione, mentre il Napoli è apparso fragile, confuso e privo di identità. La formazione partenopea ha confermato le difficoltà strutturali che la accompagnano ormai da settimane: la manovra offensiva è prevedibile, lenta, incapace di creare reali situazioni di pericolo. Persino contro un Bologna che, per necessità, ha dovuto affidarsi a un portiere classe 2007, gli uomini di Conte non sono riusciti a rendersi realmente pericolosi. Un dato che, più di ogni altro, fotografa l’attuale crisi di idee e di coraggio. Manca il gioco collettivo, ma soprattutto manca la personalità. Nessuno sembra disposto ad assumersi la responsabilità di rompere gli schemi, di osare qualcosa oltre il “compitino”. È mancata la capacità di leggere le situazioni e sfruttare gli spazi, come in alcuni lanci potenzialmente capaci di superare la linea difensiva del Bologna, o nei movimenti senza palla di Højlund — probabilmente il migliore in campo tra gli azzurri — che però non è mai stato realmente servito. Anche la fase difensiva, che sembrava in leggera ripresa, nel secondo tempo è naufragata sulle due reti subite: la prima, firmata da Dallinga, era evitabile con maggiore attenzione collettiva; la seconda è nata da una colpevole disattenzione che ha permesso a Lucumí di battere indisturbato Milinkovic-Savic. Il Napoli, oggi, è una squadra che non riesce a produrre gioco, né a sostenere con convinzione le proprie azioni offensive. Quando si creano i presupposti per un’occasione, manca sempre l’ultimo passaggio, oppure la squadra non accompagna l’azione in modo compatto — emblematico l’episodio del cross di Lorenzo, sul quale nessuno si è inserito sul secondo palo. Sul piano dell’intensità e della determinazione, la differenza è stata evidente: il Bologna ha mostrato quella fame e quella compattezza che, paradossalmente, erano un tempo il marchio di fabbrica del Napoli di Conte. Oggi, invece, gli azzurri sembrano una squadra svuotata, priva di idee e di spirito”.
Dopo questa sconfitta cosa si aspetta?
“Saranno giorni importanti per il Napoli, chiamato a riflettere con lucidità sul da farsi. La sosta, forse, arriva nel momento giusto: può servire a ritrovare serenità e a fare chiarezza su cosa non stia funzionando. Nonostante il momento difficile, la classifica resta tutt’altro che compromessa — gli azzurri sono infatti a soli due punti dalla vetta — e questo deve rappresentare un punto di ripartenza. Attorno ad Antonio Conte si è inevitabilmente alzato un vento di discussione: qualcuno mette in dubbio le sue scelte tecniche, altri ne invocano la proverbiale scossa caratteriale. La realtà è che il tecnico leccese si trova di fronte a una delle sfide più delicate della sua carriera recente: restituire identità, ritmo e convinzione a un gruppo — in parte composto da coloro che avevano vinto lo scudetto — che sembra aver smarrito sé stesso. Le prossime settimane diranno se questa crisi sarà soltanto una parentesi o il segnale di qualcosa di più profondo”.
Come valuta le dichiarazioni di Conte nel post-partita?
“Le dichiarazioni di Antonio Conte nel post-partita sono state forti e dirette. Dopo la pesante debacle per 6-2 contro il PSV, era arrivata una reazione d’orgoglio con l’Inter che aveva fatto pensare a un cambio di rotta. Invece, da quel momento, il Napoli ha offerto tre prestazioni sottotono, incapace non solo di imporsi sul piano del gioco, ma anche di trovare la via del gol. Conte ha parlato con la schiettezza che lo contraddistingue, perché sa che in questo momento serve una svolta. La sua è stata una presa di posizione forte, volta a scuotere un gruppo che sembra smarrito e privo di convinzione. Il tecnico pretende intensità, carattere e partecipazione emotiva: tre elementi che, negli ultimi incontri, sono venuti meno. In questo contesto, è inevitabile che arrivino anche scelte forti — sul piano tecnico e caratteriale. Servono decisioni che diano un segnale, che restituiscano al gruppo la fame e la determinazione necessarie per ripartire”.
Un derby senza gol, ma cosa può davvero offrire questa Juventus guidata da Luciano Spalletti?
"Non è stato un derby entusiasmante, ma è giusto concedere a Luciano Spalletti il tempo necessario per lavorare con la squadra e trasmettere i propri principi di gioco. Un tecnico che costruisce le proprie idee sul piano tecnico e tattico ha bisogno di tempo e continuità, soprattutto quando si subentra in corsa, in un contesto che richiede equilibrio e fiducia reciproca. Spalletti ha davanti a sé una doppia sfida: ridare identità collettiva al gruppo e rivalutare alcuni giocatori che finora non hanno espresso il loro potenziale. Tra questi, Koopmeiners sembra aver imboccato gradualmente la strada giusta, mostrando segnali di crescita e una maggiore centralità nel progetto tecnico. Diverso, invece, il discorso per il reparto offensivo, dove la squadra fatica ancora a essere incisiva e a trovare continuità. C’è molto lavoro da fare per recuperare appieno giocatori come David e Openda, chiamati a ritrovare fiducia, brillantezza e concretezza sotto porta. Qualche segnale incoraggiante arriva invece da Zhegrova. Il pareggio contro il Torino lascia dunque la Juventus in cerca di sé stessa: solida sul piano difensivo, con un Di Gregorio eccezionale sull’occasione di Che Adams, ma ancora lontana dall’esprimere la personalità e la fluidità di gioco che Spalletti vuole imprimere”.
di Napoli Magazine
11/11/2025 - 12:15
A “1 Football Club”, programma radiofonico in onda su 1 Station Radio, è intervenuto l’avvocato Domenico La Marca. Di seguito, un estratto dell’intervista.
Come giudica il passo falso del Napoli con il Bologna?
“È stata una prova incolore quella offerta dal Napoli al “Dall’Ara”, dove gli azzurri sono usciti sconfitti con pieno merito contro il Bologna. Gli emiliani, reduci dalla gara di Europa League disputata giovedì in inferiorità numerica, avevano rivoluzionato la formazione, con un turnover organizzato, e non potevano contare su un elemento cardine come Freuler. Eppure, nonostante queste premesse, la squadra di Italiano ha mostrato maggiore compattezza, intensità e convinzione, mentre il Napoli è apparso fragile, confuso e privo di identità. La formazione partenopea ha confermato le difficoltà strutturali che la accompagnano ormai da settimane: la manovra offensiva è prevedibile, lenta, incapace di creare reali situazioni di pericolo. Persino contro un Bologna che, per necessità, ha dovuto affidarsi a un portiere classe 2007, gli uomini di Conte non sono riusciti a rendersi realmente pericolosi. Un dato che, più di ogni altro, fotografa l’attuale crisi di idee e di coraggio. Manca il gioco collettivo, ma soprattutto manca la personalità. Nessuno sembra disposto ad assumersi la responsabilità di rompere gli schemi, di osare qualcosa oltre il “compitino”. È mancata la capacità di leggere le situazioni e sfruttare gli spazi, come in alcuni lanci potenzialmente capaci di superare la linea difensiva del Bologna, o nei movimenti senza palla di Højlund — probabilmente il migliore in campo tra gli azzurri — che però non è mai stato realmente servito. Anche la fase difensiva, che sembrava in leggera ripresa, nel secondo tempo è naufragata sulle due reti subite: la prima, firmata da Dallinga, era evitabile con maggiore attenzione collettiva; la seconda è nata da una colpevole disattenzione che ha permesso a Lucumí di battere indisturbato Milinkovic-Savic. Il Napoli, oggi, è una squadra che non riesce a produrre gioco, né a sostenere con convinzione le proprie azioni offensive. Quando si creano i presupposti per un’occasione, manca sempre l’ultimo passaggio, oppure la squadra non accompagna l’azione in modo compatto — emblematico l’episodio del cross di Lorenzo, sul quale nessuno si è inserito sul secondo palo. Sul piano dell’intensità e della determinazione, la differenza è stata evidente: il Bologna ha mostrato quella fame e quella compattezza che, paradossalmente, erano un tempo il marchio di fabbrica del Napoli di Conte. Oggi, invece, gli azzurri sembrano una squadra svuotata, priva di idee e di spirito”.
Dopo questa sconfitta cosa si aspetta?
“Saranno giorni importanti per il Napoli, chiamato a riflettere con lucidità sul da farsi. La sosta, forse, arriva nel momento giusto: può servire a ritrovare serenità e a fare chiarezza su cosa non stia funzionando. Nonostante il momento difficile, la classifica resta tutt’altro che compromessa — gli azzurri sono infatti a soli due punti dalla vetta — e questo deve rappresentare un punto di ripartenza. Attorno ad Antonio Conte si è inevitabilmente alzato un vento di discussione: qualcuno mette in dubbio le sue scelte tecniche, altri ne invocano la proverbiale scossa caratteriale. La realtà è che il tecnico leccese si trova di fronte a una delle sfide più delicate della sua carriera recente: restituire identità, ritmo e convinzione a un gruppo — in parte composto da coloro che avevano vinto lo scudetto — che sembra aver smarrito sé stesso. Le prossime settimane diranno se questa crisi sarà soltanto una parentesi o il segnale di qualcosa di più profondo”.
Come valuta le dichiarazioni di Conte nel post-partita?
“Le dichiarazioni di Antonio Conte nel post-partita sono state forti e dirette. Dopo la pesante debacle per 6-2 contro il PSV, era arrivata una reazione d’orgoglio con l’Inter che aveva fatto pensare a un cambio di rotta. Invece, da quel momento, il Napoli ha offerto tre prestazioni sottotono, incapace non solo di imporsi sul piano del gioco, ma anche di trovare la via del gol. Conte ha parlato con la schiettezza che lo contraddistingue, perché sa che in questo momento serve una svolta. La sua è stata una presa di posizione forte, volta a scuotere un gruppo che sembra smarrito e privo di convinzione. Il tecnico pretende intensità, carattere e partecipazione emotiva: tre elementi che, negli ultimi incontri, sono venuti meno. In questo contesto, è inevitabile che arrivino anche scelte forti — sul piano tecnico e caratteriale. Servono decisioni che diano un segnale, che restituiscano al gruppo la fame e la determinazione necessarie per ripartire”.
Un derby senza gol, ma cosa può davvero offrire questa Juventus guidata da Luciano Spalletti?
"Non è stato un derby entusiasmante, ma è giusto concedere a Luciano Spalletti il tempo necessario per lavorare con la squadra e trasmettere i propri principi di gioco. Un tecnico che costruisce le proprie idee sul piano tecnico e tattico ha bisogno di tempo e continuità, soprattutto quando si subentra in corsa, in un contesto che richiede equilibrio e fiducia reciproca. Spalletti ha davanti a sé una doppia sfida: ridare identità collettiva al gruppo e rivalutare alcuni giocatori che finora non hanno espresso il loro potenziale. Tra questi, Koopmeiners sembra aver imboccato gradualmente la strada giusta, mostrando segnali di crescita e una maggiore centralità nel progetto tecnico. Diverso, invece, il discorso per il reparto offensivo, dove la squadra fatica ancora a essere incisiva e a trovare continuità. C’è molto lavoro da fare per recuperare appieno giocatori come David e Openda, chiamati a ritrovare fiducia, brillantezza e concretezza sotto porta. Qualche segnale incoraggiante arriva invece da Zhegrova. Il pareggio contro il Torino lascia dunque la Juventus in cerca di sé stessa: solida sul piano difensivo, con un Di Gregorio eccezionale sull’occasione di Che Adams, ma ancora lontana dall’esprimere la personalità e la fluidità di gioco che Spalletti vuole imprimere”.