Cultura & Gossip
MOSTRA - "OPERE" di Enrico Bugli, a cura di Paola Pozzi e Brunello Nardone, dal 24 giugno alla galleria FrameArsArtes a Napoli
18.06.2025 10:13 di Napoli Magazine
"Caro Bugli, che tu sia maledetto. Ti odio. Mi hai tolto la pace. Non è una confessione amorosa. Dio mi scampi, è che hai fatto come un personaggio di fantascienza, sei sceso col tuo disco sull'aia della mia fattoria e hai deposto un baccello, poi sei partito. [...]" (Umberto Eco).
 
 
OPERE è la mostra antologica di Enrico Bugli, a cura di Paola Pozzi e Brunello Nardone, che inaugura martedì 24 giugno ore 19.00 alla galleria FrameArsArtes a Napoli, in Corso Vittorio Emanuele 525, con testo critico di Domenico Mennillo.
Durante il vernissage verrà presentato anche il libro d’artista Via Carrera 70 di Enrico Bugli e Domenico Mennillo, IL LABORATORIO /le edizioni di Vittorio Avella. Alla presentazione saranno presentigli autori e l’editore.
 
Con la mostra antologica OPERE, Enrico Bugli ritorna con un’esposizione dopo un silenzio di quaranta anni.
All’interno della mostra OPERE particolare rilievo hanno le pitture di Bugli realizzate ad inizio degli anni ’80, la maggior parte delle quali mai mostrate prima pubblicamente dall’artista; le pitture fanno in particolare riferimento agli interessi di Bugli, nati a partire dalla fine degli anni ’70, alla cultura greco classica antica e all’arte rinascimentale; questo aspetto della mostra è in particolare approfondito nel testo presente in catalogo realizzato da Domenico Mennillo. In mostra trovano altresì spazio alcuni collage degli anni ’60 e ’70, assieme all’iconico Corona di Poeta che accoglie il pubblico all’ingresso alla mostra.
 
Bugli nasce a Napoli nel 1937, dove attualmente vive e lavora. Esordisce nel 1957 dipingendo opere che si possono ascrivere all’area informale, con particolare attenzione all’esperienza materica di Burri e Kline.
Entra in contatto con Del Pezzo e Di Bello, poi con il Gruppo ‘58 e la rivista” Documento Sud”. Tra il ’58 e il ’59 compaiono sui suoi quadri scritte dedicatorie, con gigantesche firme: primi segnali del graduale distacco dall’eleganza formale delle prime opere.
Dal 1961 comincia a inserire sulla tele oggetti tratti dalla vita quotidiana, come bottiglie, che diventano poi protagoniste del dipinto.
Ma è l’incontro nel 1962 con Mario Persico e Stelio Maria Martini, insieme alla collaborazione con “Linea Sud” a portarlo all’azzeramento completo dell’idea stessa di pittura, di quadro e di arte.
I primi risultati di questa “crisi” sono le tempere e i collage, volutamente sgraziati ed eccessivi di questi anni, come il collage Senza titolo del 1965.
Se le sue ricerche sul segno risentono delle suggestioni della “poesia visiva”, le tesi di Martini sull’arte come “luna park” e quelle di Eco sull’”opera aperta” ispirano le sue prime opere praticabili, strane fantastiche macchine dalla forte carica ironica con le quali prende parte alle mostre del Gruppo 70 di Firenze.
Dopo la fine dell’esperienza editoriale di “Linea Sud”, dalla quale Bugli si era già lentamente distaccato”, rimane in contatto solo con Caruso e Martini, che intanto avevano dato vita al foglio “Continuum”: di questo condivide le tesi sulla fine dell’autore, l’abolizione dell’opera e la fusione delle arti. Così dopo un periodo di meditazione – durato due anni dal ’68 al ’70 -    durante il quale decide di non pubblicare ne’ di esporre nulla di “mercificabile”., il gioco sull’arte, la provocazione come sollecitazione al coinvolgimento collettivo saranno alla base della sua attività degli anni ’70.
Le così dette macchine comportamentali approfondiscono in seguito la ricerca sulla prassi della violenza, mente gli scioccanti happening conducono ai limiti estremi sia il discorso sulla crisi dell’artista, sia quella tematica funebre già iniziata con  Vera morte di un artista ( evento che ebbe luogo a Venezia nel ’66) proseguita poi con la serie Corone di Poeta del ’74 e culminante con l’Autofunus, anch’esso nel ‘74, in cui Bugli inscena il suo funerale con la bara portata a spalla per le vie di Napoli ( galleria  Visual Art Center - Napoli).  Intanto, i film e le inchieste realizzate col gruppo Continuum vedono l’artista impegnato in prima linea nel dibattito socio-culturale napoletano di quegli anni.  
Celebre, tra le tante, l’azione Operazione Vesuvio alla galleria napoletana il Centro (1972), dove fa scaricare 10 tonnellate di lapilli. Contemporaneamente propone le sue prime “tavole”
assi di legno assemblate casualmente, e le “macchine”.
Dal 1973 lavora alla preparazione del film – mai realizzato - dal titolo Manuale di pederasta celeste che insieme al romanzo Autobiografia d’ignoto del XX secolo, lo impegna fino alla soglia degli anni ’80. Nel 1981, una mostra antologica presso Villa Pignatelli – Napoli- documenta il recente ritorno di Bugli alla tela e, soprattutto, il recupero del mito. Il tema dell’apollineo, ricco di valenze simboliche e culturali- peraltro già preannunciato dalle corone di poeta- ritorna in una delle sue ultime opere: Apollon e Dafne. *
 
Enrico Bugli è stato titolare della cattedra di Decorazione dell’Accademia di Belle arti fino alla fine degli anni ’90.
 
* parte del testo biografico del presente comunicato fa riferimento alla scheda biografica stilata a pag. 461 del volume “La Pittura Napoletana del ‘900”, a cura di Mariantonietta Picone Petrusa, Franco Di Mauro Editore.
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di Napoli Magazine

18/06/2025 - 10:13

"Caro Bugli, che tu sia maledetto. Ti odio. Mi hai tolto la pace. Non è una confessione amorosa. Dio mi scampi, è che hai fatto come un personaggio di fantascienza, sei sceso col tuo disco sull'aia della mia fattoria e hai deposto un baccello, poi sei partito. [...]" (Umberto Eco).
 
 
OPERE è la mostra antologica di Enrico Bugli, a cura di Paola Pozzi e Brunello Nardone, che inaugura martedì 24 giugno ore 19.00 alla galleria FrameArsArtes a Napoli, in Corso Vittorio Emanuele 525, con testo critico di Domenico Mennillo.
Durante il vernissage verrà presentato anche il libro d’artista Via Carrera 70 di Enrico Bugli e Domenico Mennillo, IL LABORATORIO /le edizioni di Vittorio Avella. Alla presentazione saranno presentigli autori e l’editore.
 
Con la mostra antologica OPERE, Enrico Bugli ritorna con un’esposizione dopo un silenzio di quaranta anni.
All’interno della mostra OPERE particolare rilievo hanno le pitture di Bugli realizzate ad inizio degli anni ’80, la maggior parte delle quali mai mostrate prima pubblicamente dall’artista; le pitture fanno in particolare riferimento agli interessi di Bugli, nati a partire dalla fine degli anni ’70, alla cultura greco classica antica e all’arte rinascimentale; questo aspetto della mostra è in particolare approfondito nel testo presente in catalogo realizzato da Domenico Mennillo. In mostra trovano altresì spazio alcuni collage degli anni ’60 e ’70, assieme all’iconico Corona di Poeta che accoglie il pubblico all’ingresso alla mostra.
 
Bugli nasce a Napoli nel 1937, dove attualmente vive e lavora. Esordisce nel 1957 dipingendo opere che si possono ascrivere all’area informale, con particolare attenzione all’esperienza materica di Burri e Kline.
Entra in contatto con Del Pezzo e Di Bello, poi con il Gruppo ‘58 e la rivista” Documento Sud”. Tra il ’58 e il ’59 compaiono sui suoi quadri scritte dedicatorie, con gigantesche firme: primi segnali del graduale distacco dall’eleganza formale delle prime opere.
Dal 1961 comincia a inserire sulla tele oggetti tratti dalla vita quotidiana, come bottiglie, che diventano poi protagoniste del dipinto.
Ma è l’incontro nel 1962 con Mario Persico e Stelio Maria Martini, insieme alla collaborazione con “Linea Sud” a portarlo all’azzeramento completo dell’idea stessa di pittura, di quadro e di arte.
I primi risultati di questa “crisi” sono le tempere e i collage, volutamente sgraziati ed eccessivi di questi anni, come il collage Senza titolo del 1965.
Se le sue ricerche sul segno risentono delle suggestioni della “poesia visiva”, le tesi di Martini sull’arte come “luna park” e quelle di Eco sull’”opera aperta” ispirano le sue prime opere praticabili, strane fantastiche macchine dalla forte carica ironica con le quali prende parte alle mostre del Gruppo 70 di Firenze.
Dopo la fine dell’esperienza editoriale di “Linea Sud”, dalla quale Bugli si era già lentamente distaccato”, rimane in contatto solo con Caruso e Martini, che intanto avevano dato vita al foglio “Continuum”: di questo condivide le tesi sulla fine dell’autore, l’abolizione dell’opera e la fusione delle arti. Così dopo un periodo di meditazione – durato due anni dal ’68 al ’70 -    durante il quale decide di non pubblicare ne’ di esporre nulla di “mercificabile”., il gioco sull’arte, la provocazione come sollecitazione al coinvolgimento collettivo saranno alla base della sua attività degli anni ’70.
Le così dette macchine comportamentali approfondiscono in seguito la ricerca sulla prassi della violenza, mente gli scioccanti happening conducono ai limiti estremi sia il discorso sulla crisi dell’artista, sia quella tematica funebre già iniziata con  Vera morte di un artista ( evento che ebbe luogo a Venezia nel ’66) proseguita poi con la serie Corone di Poeta del ’74 e culminante con l’Autofunus, anch’esso nel ‘74, in cui Bugli inscena il suo funerale con la bara portata a spalla per le vie di Napoli ( galleria  Visual Art Center - Napoli).  Intanto, i film e le inchieste realizzate col gruppo Continuum vedono l’artista impegnato in prima linea nel dibattito socio-culturale napoletano di quegli anni.  
Celebre, tra le tante, l’azione Operazione Vesuvio alla galleria napoletana il Centro (1972), dove fa scaricare 10 tonnellate di lapilli. Contemporaneamente propone le sue prime “tavole”
assi di legno assemblate casualmente, e le “macchine”.
Dal 1973 lavora alla preparazione del film – mai realizzato - dal titolo Manuale di pederasta celeste che insieme al romanzo Autobiografia d’ignoto del XX secolo, lo impegna fino alla soglia degli anni ’80. Nel 1981, una mostra antologica presso Villa Pignatelli – Napoli- documenta il recente ritorno di Bugli alla tela e, soprattutto, il recupero del mito. Il tema dell’apollineo, ricco di valenze simboliche e culturali- peraltro già preannunciato dalle corone di poeta- ritorna in una delle sue ultime opere: Apollon e Dafne. *
 
Enrico Bugli è stato titolare della cattedra di Decorazione dell’Accademia di Belle arti fino alla fine degli anni ’90.
 
* parte del testo biografico del presente comunicato fa riferimento alla scheda biografica stilata a pag. 461 del volume “La Pittura Napoletana del ‘900”, a cura di Mariantonietta Picone Petrusa, Franco Di Mauro Editore.