A "1 Football Club", programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Cristiano Lucarelli, allenatore ed ex attaccante di Napoli ed Atalanta.
McTominay quest'anno non rende ai livelli della passata stagione: come mai?
"Secondo me la differenza rispetto all'anno scorso non è tanto nelle prestazioni perché non vedo un calo evidente. La differenza è che l'anno scorso aveva molta più confidenza con il gol. Ha segnato tantissimo per essere un centrocampista e questo ha trasformato ottime prestazioni in prestazioni percepite come straordinarie. Ora, non trovando il gol con la stessa facilità, sembra che renda meno, ma non credo sia colpa sua, è più un periodo generale della squadra. L'anno scorso aveva abituato tutti fin troppo bene e nella testa delle persone è rimasta quella versione di McTominay. Ma ricordiamoci che resta un centrocampista".
Potrebbe essere perché quest'anno gioca più distante dalla porta rispetto alla scorsa stagione?
"Non credo che sia una scelta quella di giocare più lontano dalla porta, è che probabilmente il Napoli, in questo momento, non è brillantissimo e di conseguenza ne risente tutto il meccanismo. Questa situazione è figlia del momento generale della squadra, della mancanza di brillantezza fisica e mentale dei ragazzi di Antonio Conte".
È solo un fattore fisico, mentale o c'è anche qualcos'altro?
"Credo sia un insieme di cose. Succede spesso che una squadra, dopo aver vinto un campionato, abbia un calo l'anno dopo, soprattutto a livello mentale. L'anno scorso è stato dispendioso e con l'impegno Champions tutto diventa ancora più complicato. È un contraccolpo psicologico normale, bisogna anche abituarsi a vincere. Se guardi Juventus e Milan dei tempi di Sacchi, Capello, Lippi o Allegri, avevano rose da 22-23 campioni e una mentalità abituata a ripartire subito. Si festeggia qualche giorno e poi si ricomincia da zero. Sono ambienti abituati a vincere. Napoli, Roma o in piazze simili, la gestione del post-scudetto è sempre più faticosa, semplicemente perché non c'è consuetudine alla vittoria. Lo dico sempre: a volte è più difficile gestire le vittorie che le sconfitte".
I calciatori non stanno riuscendo a convertire la pressione in forza?
"Io credo che ci sia un'inconscia sensazione di appagamento. Vincere uno scudetto a Napoli è tanta roba e come dicevo prima, la gestione del post-titolo non è mai semplice. Infatti anche il post-scudetto di Spalletti non è andato benissimo. Non sovrapporrei totalmente questa stagione alla precedente perché il Napoli ha cambiato tanto, ha inserito molti giocatori nuovi per reggere più impegni. Chi arriva deve inserirsi, far girare il motore al massimo e qualcuno magari non c'è ancora riuscito. Il calcio di oggi è particolare, tra PlayStation e Football Manager sembriamo tutti abituati a pensare che un giocatore entri e faccia la differenza subito, ma nella realtà è diverso. I giocatori sono esseri umani. Io, ad esempio, su Football Manager ho vinto quattro Champions League partendo dalla Serie D, ma in panchina i risultati sono ben altri (ride, ndr.)".
Come giudica il calciomercato del club di De Laurentiis?
"De Laurentiis, prima di comprare il Napoli, avrà visto sì e no tre partite in vita sua, oggi insegna a tutti come si fa calcio vincente con i conti in ordine. De Laurentiis non era un uomo di calcio, lo è diventato ed oggi dà lezioni su come si fa il presidente in tempi moderni. Essere competitivi e allo stesso tempo avere bilanci eccezionali. Trovami un'altra squadra in Europa che riesca ad avere i risultati del Napoli con quei numeri economici. Ha preso Cavani, Lavezzi, Higuaín e tanti altri valorizzandoli in modo incredibile. Conosco bene lo scouting del Napoli, sono tra i migliori in Italia. Quando arriva un giocatore, come ad esempio Lorenzo Lucca, arriva perché è forte. Poi se la moglie non trova la palestra giusta, se il figlio non si ambienta, se la pizza gli resta indigesta, se non si integra col gruppo, allora è un altro discorso. Ma non è che il Napoli compri bidoni. Si fanno valutazioni a tre anni. Se dopo tre anni non rende, allora si valuta. Ma non si può giudicare dopo tre mesi. Quando mi chiamò il Valencia ero appena retrocesso in Serie B con l’Atalanta e chiesi loro se fossero convinti di volermi: mi risposero che la speranza era esplodessi in tre anni, perché non avevano la forza economica di prendere un attaccante già esploso. Oggi, invece, si vuole tutto e subito, tant’è vero che in Nazionale si arriva dopo tre gol fatti".
Come giudica le dichiarazioni di Conte dopo il Bologna?
"Per quanto dall'esterno possano sembrare incomprensibili, io so, studiandolo negli anni, che Antonio Conte usa la comunicazione come stimolo psicologico. Quando parla così, sta toccando l'orgoglio e la dignità dei giocatori. Sta cercando di scuoterli. Non è un momento fallimentare, il Napoli è lì, se la sta giocando nonostante tutti i problemi e la Champions. Preparare tre partite in una settimana è difficilissimo, tra video analisi degli avversari, le correzioni post-partita e conferenze stampa, è un logoramento continuo. Ti manca lucidità, ti mancano energie. Non giriamoci intorno: giocare e preparare le partite a Napoli è ancora più faticoso, per mille motivi ambientali".