Duvan Zapata, attaccante del Torino, ha rilasciato un'intervista al canale Youtube della Lega Serie A: "Infortunio? Sul momento no ho capito la gravità. Ho sentito che qualcosa era andato male, poi ho iniziato a disperarmi perché non capivo…sapevo che era il ginocchio però non capivo cosa mi fossi fatto. Ricordo che è venuto vicino a me Samu (Ricci, ndr), gli ho chiesto la mano, gli ho detto dammi la mano per favore, perché avevo troppo dolore. Poi mi hanno portato dentro. Mi sentivo male in generale, non al ginocchio: mi si era alzata la pressione. Poi con gli esami è arrivata la conferma di questo infortunio grave. Prima del Torino mi voleva fortemente la Roma, poi per alcune cose non si è realizzato. Qualche giornata dopo, penso la seconda o terza partita con il Toro, ho segnato il mio primo gol con i granata proprio contro la Roma. Il calcio a volte è così. Non ho tantissimi anni da giocare, poi vediamo. Non farò certamente l’allenatore, mi piace di più il direttore sportivo o lo scouting: sono bravo a vedere potenziale dove gli altri non lo vedono. Poi magari quando smetterò faro un’altra cosa, non lo so. Nazionale? E’ da più di due anni che non mi chiamano più con l’attuale ct. Certo che mi manca, chi non vorrebbe giocare in Nazionale…Ho fatto una buona stagione ma non mi ha chiamato, in precedenza mi arrivavano pre-convocazioni: facendo bene con il Toro, una cosa porta l’altra. Napoli? Due anni speciali, ho trovato tanti campioni e i sudamericani mi hanno accolto bene. Sono contento della loro vittoria dello scudetto. Questa città la porto nel cuore, mio figlio è nato lì: ho sempre un bel ricordo. A Napoli non giocavo mai, mi serviva continuità. Ma nei pochi minuti giocati ho segnato e fatto vedere le mie qualità. Poi Udinese e Samp mi hanno aiutato a farmi vedere di più, infine all’Atalanta sono esploso. Atalanta? Ho vissuto la mia stagione migliore lì, fino ad oggi. All’inizio non capivo come giocasse la squadra, nelle prime giornate non riuscii a segnare per circa 15 gare. Poi è venuto tutto spontaneo, ho fatto quattro reti in una partita e ho conosciuto i concetti di Gasperini. Sono stati anni importanti per me, è tutto merito anche delle persone che mi hanno aiutato: ogni attaccante che arriva a Bergamo si stufa di fare gol. Gasp ha concetti importanti, se li capisci fai bene. E lo hanno dimostrato anche gli attaccanti che sono venuti dopo. Gasperini? Per me, ha una personalità che stimola a non accontentarsi mai. E’ sempre sul pezzo, ti obbliga a dare sempre qualcosa in più. Mi fermavano solo gli infortuni… L'addio a Bergamo on è stato facile, sono stati 5 anni bellissimi. Abbiamo fatto la storia del club, ma avevo capito che era un percorso finito. L’ho accettato con grande responsabilità, sapevo che avrei continuato in Italia. Col Torino voglio far vedere le mie potenzialità per trascinare i compagni. Ho questo obbligo non tanto da capitano, ma da leader: voglio mostrare la strada giusta per l’obiettivo".
di Napoli Magazine
05/06/2025 - 23:11
Duvan Zapata, attaccante del Torino, ha rilasciato un'intervista al canale Youtube della Lega Serie A: "Infortunio? Sul momento no ho capito la gravità. Ho sentito che qualcosa era andato male, poi ho iniziato a disperarmi perché non capivo…sapevo che era il ginocchio però non capivo cosa mi fossi fatto. Ricordo che è venuto vicino a me Samu (Ricci, ndr), gli ho chiesto la mano, gli ho detto dammi la mano per favore, perché avevo troppo dolore. Poi mi hanno portato dentro. Mi sentivo male in generale, non al ginocchio: mi si era alzata la pressione. Poi con gli esami è arrivata la conferma di questo infortunio grave. Prima del Torino mi voleva fortemente la Roma, poi per alcune cose non si è realizzato. Qualche giornata dopo, penso la seconda o terza partita con il Toro, ho segnato il mio primo gol con i granata proprio contro la Roma. Il calcio a volte è così. Non ho tantissimi anni da giocare, poi vediamo. Non farò certamente l’allenatore, mi piace di più il direttore sportivo o lo scouting: sono bravo a vedere potenziale dove gli altri non lo vedono. Poi magari quando smetterò faro un’altra cosa, non lo so. Nazionale? E’ da più di due anni che non mi chiamano più con l’attuale ct. Certo che mi manca, chi non vorrebbe giocare in Nazionale…Ho fatto una buona stagione ma non mi ha chiamato, in precedenza mi arrivavano pre-convocazioni: facendo bene con il Toro, una cosa porta l’altra. Napoli? Due anni speciali, ho trovato tanti campioni e i sudamericani mi hanno accolto bene. Sono contento della loro vittoria dello scudetto. Questa città la porto nel cuore, mio figlio è nato lì: ho sempre un bel ricordo. A Napoli non giocavo mai, mi serviva continuità. Ma nei pochi minuti giocati ho segnato e fatto vedere le mie qualità. Poi Udinese e Samp mi hanno aiutato a farmi vedere di più, infine all’Atalanta sono esploso. Atalanta? Ho vissuto la mia stagione migliore lì, fino ad oggi. All’inizio non capivo come giocasse la squadra, nelle prime giornate non riuscii a segnare per circa 15 gare. Poi è venuto tutto spontaneo, ho fatto quattro reti in una partita e ho conosciuto i concetti di Gasperini. Sono stati anni importanti per me, è tutto merito anche delle persone che mi hanno aiutato: ogni attaccante che arriva a Bergamo si stufa di fare gol. Gasp ha concetti importanti, se li capisci fai bene. E lo hanno dimostrato anche gli attaccanti che sono venuti dopo. Gasperini? Per me, ha una personalità che stimola a non accontentarsi mai. E’ sempre sul pezzo, ti obbliga a dare sempre qualcosa in più. Mi fermavano solo gli infortuni… L'addio a Bergamo on è stato facile, sono stati 5 anni bellissimi. Abbiamo fatto la storia del club, ma avevo capito che era un percorso finito. L’ho accettato con grande responsabilità, sapevo che avrei continuato in Italia. Col Torino voglio far vedere le mie potenzialità per trascinare i compagni. Ho questo obbligo non tanto da capitano, ma da leader: voglio mostrare la strada giusta per l’obiettivo".