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IL PARERE - Caldo record nelle città, l'imprenditore Ditto: "Serve una protezione civile economica che raffreddi le nostre strade prima che le nostre speranze"
11.08.2025 14:37 di Napoli Magazine

«Ogni volta che il sole si fa caldo, temiamo l'ondata di calore che rende le nostre città invivibili. Viviamo questi giorni di metà agosto nella paura di toccare i picchi record di luglio, con 40 gradi a Napoli, oltre 38 nella 'fresca' Irpinia. La verità è che quando la colonnina sale, l’asfalto cuoce e il turismo evapora. Non possiamo - in primis operatori del settore -  ricordarci di quest’emergenza solo quando si palesa nella sua criticità: l'emergenza climatica deve obbligarci a rivedere il nostro concetto di città, soprattutto se la città vive di turismo e quindi di condizioni di ospitalità ottimali». Lo dichiara - guardando le previsioni meteo dei prossimi giorni - Enrico Ditto, imprenditore e responsabile Formazione e lavoro di Azione in Campania.

 

«La necessità di ripensare ai nostri centri in termini di sostenibilità urbana – continua Ditto – è imperativo e non riesco a capacitarmi di come tale argomento non sia centrale nelle agende dei nostri amministratori».

 

Secondo l’imprenditore, esempi di best practice applicabili nelle nostre realtà già potrebbero essere importati. Micro-riforestazioni periurbane per trasformare i rioni-forno in corridoi verdi, bacini di raccolta pluviale e pavimentazioni drenanti per domare i nubifragi tropicali che già mettono in tilt sotterranei e tangenziali, energia leggera con tetti freddi, comunità energetiche e retrofit degli edifici rurali «perché i borghi non diventino forni-satellite delle metropoli», incalza Ditto.

 

«Il calore non conosce confini comunali: i quartieri-silos di Napoli Nord soffrono esattamente come i centri storici semi-vuoti dell’Alta Irpinia. Aree diverse, stessa febbre urbana: infrastrutture vecchie, zero ombra, poca acqua. È qui che lo sviluppo sostenibile smette di essere slogan e diventa cantiere», spiega Ditto. In gioco non c’è solo il comfort climatico, ma la capacità di tenere aperte botteghe, scuole, presìdi sanitari.

 

Per realizzare il "raffreddamento di sistema" servono nuove figure, secondo Ditto: «Urban climate planner che ridisegni i flussi d’aria; Green infrastructure engineer per cucire boschi lineari a fognature intelligenti; Energy retrofit manager al servizio di condomìni e case sparse; Citizen-science facilitator per misurare in tempo reale la febbre di quartiere. Non conta il nome ma conta l’apporto che determinati professionisti possono fornire a stretto giro alla nostra salvezza, e questi professionisti potrebbero già essere nascosti tra i nostri giovani».

 

«L’ombra è la nuova moneta urbana. Chi la crea oggi, incassa futuro domani», conclude Ditto.

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IL PARERE - Caldo record nelle città, l'imprenditore Ditto: "Serve una protezione civile economica che raffreddi le nostre strade prima che le nostre speranze"

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11/08/2025 - 14:37

«Ogni volta che il sole si fa caldo, temiamo l'ondata di calore che rende le nostre città invivibili. Viviamo questi giorni di metà agosto nella paura di toccare i picchi record di luglio, con 40 gradi a Napoli, oltre 38 nella 'fresca' Irpinia. La verità è che quando la colonnina sale, l’asfalto cuoce e il turismo evapora. Non possiamo - in primis operatori del settore -  ricordarci di quest’emergenza solo quando si palesa nella sua criticità: l'emergenza climatica deve obbligarci a rivedere il nostro concetto di città, soprattutto se la città vive di turismo e quindi di condizioni di ospitalità ottimali». Lo dichiara - guardando le previsioni meteo dei prossimi giorni - Enrico Ditto, imprenditore e responsabile Formazione e lavoro di Azione in Campania.

 

«La necessità di ripensare ai nostri centri in termini di sostenibilità urbana – continua Ditto – è imperativo e non riesco a capacitarmi di come tale argomento non sia centrale nelle agende dei nostri amministratori».

 

Secondo l’imprenditore, esempi di best practice applicabili nelle nostre realtà già potrebbero essere importati. Micro-riforestazioni periurbane per trasformare i rioni-forno in corridoi verdi, bacini di raccolta pluviale e pavimentazioni drenanti per domare i nubifragi tropicali che già mettono in tilt sotterranei e tangenziali, energia leggera con tetti freddi, comunità energetiche e retrofit degli edifici rurali «perché i borghi non diventino forni-satellite delle metropoli», incalza Ditto.

 

«Il calore non conosce confini comunali: i quartieri-silos di Napoli Nord soffrono esattamente come i centri storici semi-vuoti dell’Alta Irpinia. Aree diverse, stessa febbre urbana: infrastrutture vecchie, zero ombra, poca acqua. È qui che lo sviluppo sostenibile smette di essere slogan e diventa cantiere», spiega Ditto. In gioco non c’è solo il comfort climatico, ma la capacità di tenere aperte botteghe, scuole, presìdi sanitari.

 

Per realizzare il "raffreddamento di sistema" servono nuove figure, secondo Ditto: «Urban climate planner che ridisegni i flussi d’aria; Green infrastructure engineer per cucire boschi lineari a fognature intelligenti; Energy retrofit manager al servizio di condomìni e case sparse; Citizen-science facilitator per misurare in tempo reale la febbre di quartiere. Non conta il nome ma conta l’apporto che determinati professionisti possono fornire a stretto giro alla nostra salvezza, e questi professionisti potrebbero già essere nascosti tra i nostri giovani».

 

«L’ombra è la nuova moneta urbana. Chi la crea oggi, incassa futuro domani», conclude Ditto.