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L'ANALISI - Anellucci: "Osimhen? Il Napoli non deve accontentarsi, ormai è un gioco di forza"
10.07.2025 12:00 di Napoli Magazine

A “1 Football Club”, su 1 Station Radio, è intervenuto Claudio Anellucci, agente Fifa.

Abbiamo letto che l’articolo 17 della FIFA sui contratti dei calciatori stabilisce che una clausola rescissoria è attivabile solo con pagamento in un’unica tranche. Quindi, quando ad esempio ci si accorda per un pagamento dilazionato, è il club che vende ad accontentarsi e ad andare incontro a quello che acquista? 

“Quando si parla di pagamento in un’unica tranche, è esattamente quello che è successo nella trattativa tra il Napoli e il Paris Saint-Germain... parlo della cessione di Edinson Cavani. La clausola si attiva quando la paghi in unica soluzione, tutto il resto sono accordi. Purtroppo certe situazioni, specialmente legate a regolamenti FIFA e articoli vari, cambiano continuamente. Io, personalmente, ho sempre saputo – e lavorato – sulla base di una clausola da pagare in un’unica soluzione. Poi, ripeto, alzo le mani se le cose sono cambiate anche per motivi burocratici. Per questo, ci affidiamo sempre a grandissimi professionisti quando esaminiamo contratti e clausole. Dove non so, preferisco non fare brutte figure".

Possiamo però dire con certezza che, in passato, il Napoli – quando ha ceduto Cavani al PSG attraverso la clausola rescissoria e lei era il procuratore del calciatore – ha incassato l’intero importo in un’unica tranche? 

“Assolutamente".

Se oggi il Galatasaray venisse in Italia e portasse 75 milioni di euro da versare in cinque tranche – ad esempio dilazionati in cinque anni o in cinque sessioni di mercato – non si attiverebbe la clausola rescissoria, giusto? E il Napoli dovrebbe accontentarsi? Se fosse dalla parte del Napoli, lei si accontenterebbe o continuerebbe a tirare la corda? 

“Io non mi accontenterei mai. Perché? Perché è diventato un gioco di forza, non è più un gioco legato al calciomercato. Trovo che questo gioco sia diventato stucchevole. Non ha più nulla a che vedere con le trattative di mercato vere. È diventato una sorta di… passatemi il termine, una gara a ‘chi ce l’ha più duro’. Ma alla fine, nel mercato, ci si incontra sempre. Tra club, tra dirigenti, tra agenti. Ed è proprio per questo che non capisco certi atteggiamenti. Il Galatasaray paghi tutto e subito se lo vuole, oppure si accontenti dello sforzo di De Laurentiis nell’accettare tre o quattro tranche con le giuste garanzie".

In effetti, tutto sembra ruotare intorno a logiche economiche che spesso nulla hanno a che fare con il calcio giocato. 

“Esatto. È tutto troppo incentrato su numeri, cifre, soldi. Il Napoli, ad esempio, in questo momento è ostaggio di questa situazione, ma te lo avevo già detto tempo fa, forse proprio nel tuo programma. Ricordi? Già quando si parlava del rinnovo di Osimhen a cifre folli, dissi: attenzione, perché il Napoli potrebbe restare ostaggio della sua stessa creatura".

Oggi tanti club si ritrovano nella stessa situazione, con calciatori pagati con cifre assurde, fuori mercato, che poi non trovano nemmeno soddisfazioni sportive, una squadra… Basti pensare a Vlahovic… 

“Esatto. E dirò di più: lo dico con grande rispetto per i calciatori. Quando vanno a firmare certi contratti, nessuno gli mette la pistola alla tempia. Però c’è anche una carenza di serietà da parte di alcuni agenti. È facile vantarsi di aver fatto firmare al proprio assistito un contratto da 8 milioni l’anno. Ma bisogna anche pensare alla società: se il giocatore non rende, deve avere una via d’uscita. Un contratto serio deve essere equilibrato, deve tener conto degli interessi di entrambe le parti. È così che si lavora seriamente".

E oggi sembra che basti un nome altisonante per giustificare cifre fuori logica. 

“Ma è normale che Retegui – un buon giocatore, per carità, ma nulla di eccezionale – possa essere valutato 70 milioni? È il nome, è il branding. Ma con quei soldi, si potrebbero prendere ottimi giocatori, metterli insieme, creare un gruppo, un’anima… e vincere. Quello che fa la differenza è la testa, l’anima. Non i soldi. È come un ristorante: puoi anche spenderci un milione per arredarlo, ma se manca l’anima di chi lo gestisce, resta vuoto. Così è una squadra di calcio. E allora sì, 70 milioni per certi giocatori sono una vergogna. E se Retegui vale 70, Osimhen ne vale 150. Ma dove siamo arrivati?”.

Non siamo più in una competizione logica, sportiva, a quanto pare. 

“No, assolutamente. E invece di occuparsi di questo, la FIFA cosa fa? Crea i Mondiali per Club a luglio, senza senso, facendo giocare squadre che hanno già disputato 70 partite, con temperature assurde. Magari tra venti giorni nessuno si ricorderà neanche chi l’ha vinto".

Ormai sembra abbastanza evidente che il prossimo Pallone d’Oro verrà pescato dal Paris Saint-Germain. Secondo lei, chi lo vincerà? 

“Lì c’è tanta roba, tanta roba davvero. Non lo so chi lo vincerà, ma con le idee di Luis Enrique può succedere di tutto".

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L'ANALISI - Anellucci: "Osimhen? Il Napoli non deve accontentarsi, ormai è un gioco di forza"

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10/07/2025 - 12:00

A “1 Football Club”, su 1 Station Radio, è intervenuto Claudio Anellucci, agente Fifa.

Abbiamo letto che l’articolo 17 della FIFA sui contratti dei calciatori stabilisce che una clausola rescissoria è attivabile solo con pagamento in un’unica tranche. Quindi, quando ad esempio ci si accorda per un pagamento dilazionato, è il club che vende ad accontentarsi e ad andare incontro a quello che acquista? 

“Quando si parla di pagamento in un’unica tranche, è esattamente quello che è successo nella trattativa tra il Napoli e il Paris Saint-Germain... parlo della cessione di Edinson Cavani. La clausola si attiva quando la paghi in unica soluzione, tutto il resto sono accordi. Purtroppo certe situazioni, specialmente legate a regolamenti FIFA e articoli vari, cambiano continuamente. Io, personalmente, ho sempre saputo – e lavorato – sulla base di una clausola da pagare in un’unica soluzione. Poi, ripeto, alzo le mani se le cose sono cambiate anche per motivi burocratici. Per questo, ci affidiamo sempre a grandissimi professionisti quando esaminiamo contratti e clausole. Dove non so, preferisco non fare brutte figure".

Possiamo però dire con certezza che, in passato, il Napoli – quando ha ceduto Cavani al PSG attraverso la clausola rescissoria e lei era il procuratore del calciatore – ha incassato l’intero importo in un’unica tranche? 

“Assolutamente".

Se oggi il Galatasaray venisse in Italia e portasse 75 milioni di euro da versare in cinque tranche – ad esempio dilazionati in cinque anni o in cinque sessioni di mercato – non si attiverebbe la clausola rescissoria, giusto? E il Napoli dovrebbe accontentarsi? Se fosse dalla parte del Napoli, lei si accontenterebbe o continuerebbe a tirare la corda? 

“Io non mi accontenterei mai. Perché? Perché è diventato un gioco di forza, non è più un gioco legato al calciomercato. Trovo che questo gioco sia diventato stucchevole. Non ha più nulla a che vedere con le trattative di mercato vere. È diventato una sorta di… passatemi il termine, una gara a ‘chi ce l’ha più duro’. Ma alla fine, nel mercato, ci si incontra sempre. Tra club, tra dirigenti, tra agenti. Ed è proprio per questo che non capisco certi atteggiamenti. Il Galatasaray paghi tutto e subito se lo vuole, oppure si accontenti dello sforzo di De Laurentiis nell’accettare tre o quattro tranche con le giuste garanzie".

In effetti, tutto sembra ruotare intorno a logiche economiche che spesso nulla hanno a che fare con il calcio giocato. 

“Esatto. È tutto troppo incentrato su numeri, cifre, soldi. Il Napoli, ad esempio, in questo momento è ostaggio di questa situazione, ma te lo avevo già detto tempo fa, forse proprio nel tuo programma. Ricordi? Già quando si parlava del rinnovo di Osimhen a cifre folli, dissi: attenzione, perché il Napoli potrebbe restare ostaggio della sua stessa creatura".

Oggi tanti club si ritrovano nella stessa situazione, con calciatori pagati con cifre assurde, fuori mercato, che poi non trovano nemmeno soddisfazioni sportive, una squadra… Basti pensare a Vlahovic… 

“Esatto. E dirò di più: lo dico con grande rispetto per i calciatori. Quando vanno a firmare certi contratti, nessuno gli mette la pistola alla tempia. Però c’è anche una carenza di serietà da parte di alcuni agenti. È facile vantarsi di aver fatto firmare al proprio assistito un contratto da 8 milioni l’anno. Ma bisogna anche pensare alla società: se il giocatore non rende, deve avere una via d’uscita. Un contratto serio deve essere equilibrato, deve tener conto degli interessi di entrambe le parti. È così che si lavora seriamente".

E oggi sembra che basti un nome altisonante per giustificare cifre fuori logica. 

“Ma è normale che Retegui – un buon giocatore, per carità, ma nulla di eccezionale – possa essere valutato 70 milioni? È il nome, è il branding. Ma con quei soldi, si potrebbero prendere ottimi giocatori, metterli insieme, creare un gruppo, un’anima… e vincere. Quello che fa la differenza è la testa, l’anima. Non i soldi. È come un ristorante: puoi anche spenderci un milione per arredarlo, ma se manca l’anima di chi lo gestisce, resta vuoto. Così è una squadra di calcio. E allora sì, 70 milioni per certi giocatori sono una vergogna. E se Retegui vale 70, Osimhen ne vale 150. Ma dove siamo arrivati?”.

Non siamo più in una competizione logica, sportiva, a quanto pare. 

“No, assolutamente. E invece di occuparsi di questo, la FIFA cosa fa? Crea i Mondiali per Club a luglio, senza senso, facendo giocare squadre che hanno già disputato 70 partite, con temperature assurde. Magari tra venti giorni nessuno si ricorderà neanche chi l’ha vinto".

Ormai sembra abbastanza evidente che il prossimo Pallone d’Oro verrà pescato dal Paris Saint-Germain. Secondo lei, chi lo vincerà? 

“Lì c’è tanta roba, tanta roba davvero. Non lo so chi lo vincerà, ma con le idee di Luis Enrique può succedere di tutto".